Si dice orgoglioso di essere fascista e si mostra con indosso la divisa nazista, giacca grigia, fascia rossa con svastica nera sul braccio, facendo bella mostra della croce uncinata. La foto viene postata sul profilo Facebook; si tratta del colonnello piacentino, oggi in pensione, Giovanni Fuochi, già comandante dell’Aeroporto militare di San Damiani dal 1998 al 2001. Il post dopo le polemiche e l’indignazione delle ultime ore e dopo l’intervista del quotidiano Libertà è stata rimossa. Nell’intervista l’ex colonnello giustifica il post con un discutibile “colleziono uniformi e volevo dire ‘sveglia’ un po’ come Vannacci”. Fuochi era stato candidato nelle elezioni del 2022 con Fratelli d’Italia.
La sindaca Tarasconi ha definito il post allucinante ancora più per Piacenza “città decorata con la Medaglia d’oro al Valor militare per la guerra di liberazione dal nazi-fascismo. Un riconoscimento di eccezionale importanza, di cui andare fieri nel profondo: significa che la nostra città e il nostro territorio hanno giocato un ruolo fondamentale nella dura lotta per riconquistare quella libertà che Benito Mussolini e Adolf Hitler avevano annegato nel sangue. Una lotta di popolo che ha consentito a tutti noi, nessuno escluso, di poter anche solo semplicemente esprimere la propria opinione ovunque, al bar o sui social. Una lotta ormai lontana, dice qualcuno spesso con toni sfottenti, aggiungendo quanto sia inutile al giorno d’oggi ricordare l’importanza cruciale dell’antifascismo. Perché? Perché il fascismo non esiste più, dicono. Poi però su Facebook, nel 2024, capita di imbattersi in un post allucinante dell’ex comandante della base aerea di San Damiano, un alto ufficiale militare italiano che si è guadagnato la pensione dopo aver servito lo Stato e, teoricamente, difeso i suoi valori. “Sinistrorsi vi aspetto” scrive minaccioso l’ex ufficiale mentre una foto lo ritrae vestito in uniforme nazista con la svastica sul braccio. Allucinante è dire poco. E’ un post che fa paura. E più ancora del post, naturalmente rimosso poco dopo dall’autore stesso, ciò che atterrisce è la serie di commenti positivi e di like. E tra gli apprezzamenti alle esternazioni in cui l’ex ufficiale piacentino si cimenta sui social, ci sono anche quelli di rappresentanti delle istituzioni di una città Medaglia d’oro per la guerra di liberazione. Il fascismo non esiste più, si diceva? Sarà, eppure c’è chi plaude all’esibizione di un ex militare vestito da nazista facendo bella mostra di quella croce uncinata che simboleggia morte, oppressione, olocausto. Inaccettabile, spaventoso. Queste condotte, e parlo di chi ha osato concepire il post in questione ma anche di chi ha dimostrato il suo apprezzamento, sono condotte disonorevoli che rappresentano un insulto all’umanità”.
E’ proprio sui like che è montato un altro caso che riguarda la consigliera di FdI Sara Soresi il cui nome è stato riportato nel corso della giornata da alcune testate nazionali on line, accusata di avere messo il like al post dell’ex colonnello. E’ la stessa Soresi a smentire seccamente sul profilo Facebook “sono letteralmente finita, a mia insaputa, in un tritacarne che non auguro a nessuno: mi hanno inviato il contenuto dell’articolo di Repubblica dove c’è il mio nome. All’interno di questo articolo si legge che ho messo “mi piace” “agli scritti dell’ex comandante”, ma non a quello con la divisa.
Ovviamente il titolo fuorviante è stato fatto presumibilmente apposta. Da ore sto ricevendo insulti e critiche pesanti. Lo chiarisco nuovamente: non ho messo alcun like sotto quella foto e mai mi sarei sognata di farlo.
Sono solita assumermi le mie responsabilità per ciò che faccio. Non sono disposta a farlo per ciò che non faccio”.
Nel post Soresi cita la sindaca Tarasconi che, secondo la capogruppo di FdI, avrebbe inviato “all’Ansa un comunicato dove scrive nero su bianco che ho messo like a quella foto, mi lascia senza parole. Sarebbe stata buona cosa che non si fermasse al titolo dell’articolo ma che ne leggesse il contenuto.
Ed è anche grazie a lei che sto ricevendo insulti e minacce da tre ore per una cosa che non ho fatto. Ho chiesto l’immediata rettifica di quel titolo. Resta inteso che adotterò ogni opportuna azione legale nei confronti di chiunque associ il mio nome a quella fotografia”.