Il vero problema all’interno del carcere delle Novate non è più il sovraffollamento ma tenere occupati i detenuti, occupargli la giornata, dargli una motivazione. Un problema, per certi aspetti più difficile da risolvere, ora che il penitenziario piacentino si è dotato di un nuovo padiglione che può ospitare fino a 200 detenuti. Si chiamano celle aperte dove i detenuti sono liberi nei corridoi della propria sezione. Un’opportunità? Certo, a patto che sia ben sfruttata attraverso percorsi strutturati, più che semplici corsi di intrattenimento condotti da volontari, che possono andare dall’apprendere un mestiere fino alla scrittura, nella direzione di rielaborare l’esperienza della detenzione.
Arrivare alla consapevolezza di aver commesso un reato per il quale si stanno scontando anni di galera, per un detenuto, non è affatto scontato. E’ un punto d’arrivo al quale non tutti e non sempre si arriva, spesso con difficoltà. Il pentimento, ad esempio, è un percorso lungo, tortuoso. Il detenuto, la maggior parte della volte, pensa di essere dietro le sbarre ingiustamente, l’obiettivo è contare i giorni che mancano all’uscita premio o all’udienza per gli arresti domiciliari.
Il giornale Sosta Forzata, fin dalla sua prima uscita, è un laboratorio di scrittura, una possibilità per i detenuti di raccontare la loro esperienza e di assumersene la responsabilità. Su Sosta Forzata non si leggono notizie, ma vite intere, gioie, dolori, sofferenze ma anche speranze e obiettivi. Ad oggi Sosta Forzata rischia fortemente di essere sospeso nella pubblicazione.
Il servizio completo con l’intervista ad Alberto Gromi, Garante dei detenuti, sarà visibile nella prossima puntata di A Tutto Tondo