E’ una Piacenza a tinte molto fosche quella che esce dall’undicesima edizione dell’Osservatorio Economia e Lavoro della Cgil curato da Davide Dazzi. Una fotografia cupa a partire dalla demografia: solo tra marzo e giugno 2020 a Piacenza ci sono stati 2481 decessi, vittime del Covid, + 109% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel periodo 2011 2020 Piacenza perde lo 0.7% della popolazione, creando una sorta di staticità demografica. A crescere è la popolazione over 55, perde l’8.3% la fascia 35-54 e cresce la fascia over 75. Aumentano le famiglie formate da un solo componente spesso over 75, questo impone un ripensamento del welfare. Cresce la percentuale di stranieri; oltre 20% nel 2020 rispetto a dieci anni fa.
Economia: Piacenza ha un ritardo strutturale, già i segnali erano evidenti nel 2019. Tutte le province dell’Emilia Romagna hanno recuperato il livello pre crisi 2007, tranne Piacenza e Ferrara.
Lavoro: a Piacenza la retribuzione è la più bassa in totale della regione, -5.7%. La più bassa anche se si confrontano solo donne o solo uomini. Tra marzo e maggio si sono persi quasi 3000 posti di lavoro a tempo determinato, soprattutto nel commercio e ristorazione. Le partite iva crollano del -27.4% tra gennaio e giugno.
Ambiente: il consumo di suolo è più contenuto (7,7%) rispetto alla media regionale (8,9%). Migliora la posizione di Piacenza se si considera il consumo di
risorse e soprattutto la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda la qualità ambientale Piacenza è in condizioni di debolezza.