Nel decreto Sblocca Italia il Governo ha dato l’ok a 12 nuovi inceneritori in 10 regioni; la notizia è comparsa da pochi giorni su alcuni quotidiani nazionali. Gli impianti si andranno ad aggiungere ai 42 già in funzione e ai sei già autorizzati ma in via di costruzione. I numeri, come sempre, parlano chiaro: verranno bruciate 2 milioni e mezzo di tonnellate in più di rifiuti, 37% in più rispetto a quello che avviene oggi. I nuovi impianti verranno installati in Toscana e Sicilia (due per ciascuna regione), Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo e Puglia. L’Emilia Romagna non entra in questa partita, forse perchè ha già dato, direbbe qualcuno. La nostra regione conta già otto inceneritori di cui uno a Piacenza, anche se a voler essere precisi anche i cementifici Buzzi Unicem e Cementirossi possono bruciare rifiuti, a seguito di specifiche autorizzazioni. Dotare altre regioni di nuovi inceneritori significa che sempre meno alcune regioni si accolleranno i rifiuti di quelle vicine, a fronte di un, secondo alcuni misero, interesse economico, come sta accadendo in queste settimane a Piacenza che ha iniziato a smaltire nell’inceneritore di Borgoforte i rifiuti di Genova, per la precisione 10 mila tonnellate in poco meno di 2 mesi. Nel testo dello Sblocca Italia si legge che gli inceneritori “costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di interesse nazionale”. A questo punto anche al cittadino più distratto vien da chiedersi: la raccolta differenziata, tanto professata e promossa da ogni Governo, che fine ha fatto? Il Fatto Quotidiano.it scrive: “sono attivi in Italia 42 impianti per complessive 82 linee di produzione, 52 al Nord, le altre divise a metà tra Centro e Sud. La parte del leone la fanno Lombardia e Emilia Romagna, in cui lavorano grosse multiutility come A2A, Hera e Iren”. Sempre nell’articolo si legge: “La scelta di bruciare i rifiuti, peraltro, è incomprensibile anche a livello economico: ai comuni, mediamente, la differenziata costa 198 euro a tonnellata, bruciarli circa 150. Solo che, aggiungendo gli incentivi energetici in bolletta, il costo è simile se non superiore: 220 euro nel 2012”. Aspetto da non tralasciare quello culturale: per anni tutti i livelli amministrativi hanno insistito sull’efficacia della raccolta differenziata, sull’importanza di insegnarla anche i bambini fin dalle scuole elementari. Visto come stanno andando le cose, oggi le priorità sembrano cambiate. E quelle dei cittadini?
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