La sala stampa del Garilli porterà il suo nome. Quei luoghi Gianluca Perdoni li ha conosciuti molto bene, prima come tifoso, poi come giornalista che segue la sua squadra, sempre presente in ogni partita. La sala stampa intitolata gli sarebbe piaciuta, le cerimonie ingessate no, e nemmeno il temutissimo coccodrillo, scrivono i familiari. Parole che disegnano il profilo di Gianluca appassionato di calcio, giornalista molto più che sportivo. Lasciamo parlare proprio loro, ci sembra giusto così.
“Sembra esserci proprio tutto – scrivono i familiari – per un atto dovuto. Sì, è dovuto, quanto è naturale. Naturale perché Gianluca nasce piacentino e già sa di diventare giornalista sportivo. L’ordine degli aggettivi qualificativi può essere invertito. Come tutti i bambini degli anni ‘70 segue la trafila classica: un cortile, un pallone di plastica, la lamiera della porta di un garage da centrare per segnare il punto. Quello che gli interessa però, non è mettere a segno punti, ma trovare parole per descrivere le situazioni. Riempie quaderni e quaderni di classifiche, profili tecnici, formazioni. Trovando in casa la passione per il Piacenza Calcio, vede la professione delinearsi sempre più. Gianluca è un distinto lungimirante, intuisce che le immagini nello sport sono più potenti della scrittura, e all’archivio dei quaderni affianca quello delle prime registrazioni video. La professione è acquisita, la storia del Piacenza Calcio si fa importante, lui è cresciuto mantenendone il passo. Le fortune della squadra di casa sono in progressione esponenziale e questo lo agevola. Gianluca per sdebitarsi si inventa portafortuna. Novellino, l’ex allenatore biancorosso, lo considerava infatti un talismano. Lo voleva sempre al campo di allenamento, e gli imponeva di indossare un paio di scarpe arancioni perché particolarmente influenti. Non si è mai astenuto. Autodidatta per dote, tecnologico per vocazione, curioso per indole, si è cimentato con tutti i sistemi che gli permettessero di divulgare, di socializzare, di esprimersi. Talvolta ancora prima che diventassero sistemi. La sala stampa intitolata gli sarebbe piaciuta, le cerimonie ingessate no, e nemmeno il temutissimo coccodrillo. Forse per un collega lo avrebbe scritto anche lui, ma solo perché era un professionista e non un aggettivo qualificativo. Vedere il suo nome nello stadio in cui ha messo il cuore, è piaciuta a tutti. Per la data di inaugurazione abbiamo scelto il 1° Giugno, il suo compleanno. Il ricordo deve avere valenza vitale. Ricordo, come illusione, come sogno. Dolore e piacere si fondono in quell’unico sentimento che riflette la condizione dell’uomo, ha scritto Giacomo Leopardi. Un grande, avrebbe detto Gianluca”
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