LA FESTA DELLA LIBERAZIONE “IN ATTESA DI UNA NUOVA ALBA”

“Nel ricordo di quella primavera che si annunciava, più che mai, come simbolo di rinascita, Piacenza rende oggi il proprio tributo alle donne e agli uomini che diedero la vita per la libertà e la democrazia, per la convivenza civile e il pluralismo” Così il sindaco Patrizia Barbieri ha incominciato il suo discorso celebrativo nella giornata della Liberazione dal nazifascismo, di cui ricorre il 76esimo anniversario. Una cerimonia, come quella dello scorso anno, segnata dal distanziamento e dalla mancanza del tradizionale corteo che sempre ha caratterizzato questa giornata; erano presenti, accanto al sindaco e presidente della Provincia Patrizia Barbieri, le autorità civili e militari del territorio, i rappresentanti delle associazioni partigiane e combattentistiche, e una delegazione della Consulta provinciale degli Studenti. Presente anche il Procuratore della Repubblica Grazia Pradella e il prefetto Daniela Lupo.

Ad aprire la cerimonia la Banda Ponchielli con l’inno di Mameli, a cui sono seguiti gli interventi istituzionali del sindaco, del presidente provinciale Anpi Stefano Pronti e di Riccardo Dallacasagrande per la Consulta degli Studenti.

Nel discorso del primo cittadino, che ha citato Pietro Calamandrei e il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, si è soffermata, in particolare, sulla donne italiane della resistenza arrestate e vittime di indicibili violenze per la loro opposizione al regime: furono più di 4500, oltre 600 vennero condannate a morte, quasi 3000 furono deportate nei campi di concentramento. Come Anna Cherchi, Gina Galeotta Bianchi, Genoveffa Cocconi, ma non solo anche “operai, contadini, intellettuali e insegnanti che non smisero mai di usare la cultura come arma, militari e civili, avvocati e magistrati che non si piegarono alle minacce e alla brutalità, uomini e donne di ogni fede ed estrazione sociale, ognuno mosso dall’adesione a un disegno più grande”

“La Liberazione è patrimonio di una Nazione intera, oggi più
che mai chiamata a riscoprire il senso autentico di quella coesione sociale
capace di superare ogni steccato”

“Oggi siamo tutti in attesa di una nuova alba. Guardare al domani con fiducia
non è facile, soprattutto per chi è stato più duramente provato dalla crisi
sociale ed economica conseguente alla pandemia. Tuttavia, in questa piazza
in cui ci viene richiesto di osservare con rigore le distanze, possiamo
comunque sentirci vicini. Uniti”.

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