“PATRIK E’ UN DIFENSORE DEI DIRITTI UMANI, NON PUO’ ESSERE DIVISIVO”

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Cecilia Scolari, piacentina che, con cinque amici sparsi per l’Emilia Romagna, fa parte del gruppo @stationtostation. Tutto è iniziato tre anni fa, quando da una cella di Tora ha “auscultato” queste parole “dite a tutti che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani”. A pronunciarle era Patrik Zaki, all’inizio della sua prigionia.

“Ogni singola, potente, coraggiosissima parola di questo messaggio di Patrick, pronunciata all’inizio della sua lunga prigionia, racchiudeva valori enormi, che ci riguardavano (e riguardano) tutti.
Sono state la molla che mi ha portata a studiare i presupposti per la famosa petizione per il riconoscimento della cittadinanza italiana in favore di Patrick, petizione che ha poi scatenato una incredibile mobilitazione “dal basso” per il futuro, trovando la firma di centinaia di migliaia di persone e poi l’approvazione del Senato con Liliana Segre in primis e del Parlamento.

Ho ancora davanti ai miei, gli occhi lucidi, emozionati, di David Maria Sassoli quando ci ha invitati al Parlamento europeo e ci ha detto: “benvenuti al Parlamento europeo, la vostra casa”.

Sì, ci ha fatti sentire a casa, e con noi anche le centinaia di migliaia di persone che avevano messo una firma e popolato le piazze delle diverse manifestazioni organizzate nel periodo della sua ingiusta prigionia.

Una battaglia vinta grazie alla mobilitazione di persone che non sono rimaste indifferenti alla difesa dei diritti umani universali perché hanno “sentito dentro” le sue parole.
E sono sicura che tanti, ma credo tutti voi e i vostri figli e i loro amici, abbiate firmato la petizione, tifato per Patrick.

Ecco, io credo sia per tutti NOI, non solo per Patrick, che anche la casa per antonomasia dei piacentini, il suo Comune, debba aprirsi a lui e accoglierlo.
E’ con orgoglio che vorrei vedere la mia città aprire la porta di casa a quel filo rosso, a quella battaglia vinta.

Ho incontrato Patrick a Bologna un paio di volte, quando l’ho abbracciato non smetteva più di dirci grazie. So che ora la sua battaglia è per tutti i prigionieri di coscienza, di cui è diventato simbolo.

Penso che dare il benvenuto a Patrick significhi dare anche il benvenuto alla bellezza di un percorso partecipato, incoraggiare una politica fatta di partecipazione e cambiamento.

Patrick è un difensore dei diritti umani, lo ha dimostrato a tutti sulla sua pelle, NON può essere divisivo”.

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