IL PD CERCA UNA NUOVA CASA?

Partito Democratico da una parte, Acer dall’altra. E la distanza tra i due sembra destinata a farsi sempre più evidente. Per la verità tutto è accaduto nel giro di pochi giorni, da quando cioè è emerso dalla stampa che il Pd piacentino, con sede in un locale di proprietà di Acer in via Martiri della Resistenza, è moroso di cinque mensilità,  pari a 7500 euro. Ebbene, il segretario del pd Gianluigi Molinari ha reso noto, in conferenza stampa, che se Acer non accetterà la proposta di ridurre gli spazi occupati attualmente dal partito in via Martiri cercherà una nuova sede. Molinari trova curioso che questa “polemica” così la definisce lui stesso, sia nata proprio quando il Pd aveva già presentato un piano di rientro che prevede di tornare con i conti in regola in 10 mesi. Spazi ridotti e riduzione dell’affitto,  sembrano le condizioni per far tornare a dialogare direttamente il Partito Democratico e Acer.

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DOSI SU FONDAZIONE:” IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE SI DEVE DIMETTERE”

O si fa un’operazione trasparenza o i pasticci non fanno bene alla città.  E’ d’accordo anche il sindaco Dosi che sollecitato dai consiglieri ha dichiarato che il consiglio di amministrazione della Fondazione si deve dimettere. “Lo affermo oggi in accordo con il Presidente della Provincia Trespidi – ha detto – farlo prima sarebbe stato inopportuno considerato quanto accaduto 15 mesi fa con la formazione di due cordate che si sono contese la presidenza” .

Le istituzioni  devono entrare nella complessa partita della fondazione. È quanto emerso nel corso della commissione richiesta dai consiglieri Colosimo, Foti e Polledri. Proprio il capogruppo della Lega Nord ha proposto un cronoprogramma per parlare pubblicamente dell’argomento. Entro la prossima settimana l’impegno è che ogni consigliere metta per iscritto le domande da sottoporre al consiglio di amministrazione della Fondazione. “Domandare è lecito  – ha detto Polledri – rispondere è cortesia. Il cda ha tutto l’interesse a mantenere quello che dice”. L’altra proposta approvata e’ di indire un massimo sedute da oggi a meta’ luglio. Nel frattempo si dovrà tracciare un profilo del futuro presidente;”piacentino, esperto di finanza,  con spiccata moralità?” si domanda Polledri “a questo percorso deve partecipare idealmente tutta città e la commissione e’ l’unico luogo pubblico nel quale prendere le decisioni. O l’arbitro lo fa la politica e decide un cammino -conclude – o ci saranno strascichi pesanti per l’intera città”.

Una presa di posizione, quella del primo cittadino, sollecitata anche dal consigliere Tommaso Foti di Fratelli d’Italia. “Dove stanno le istituzioni?” Si e’ domandato all’inizio della commissione. “occorre disegnare una squadra e dire al consiglio che bisogna darle la responsabilità di fare cose corrette”

 

BIOGAS BORGOTREBBIA, IL TAR RESPINGE IL RICORSO DEI CITTADINI

Il Tar ha scritto la parola fine alla diatriba sull’impianto biogas di Borgotrebbia. La sentenza ha respinto il ricorso presentato dai cittadini che nei mesi scorsi avevano organizzato incontri pubblici e assemblee per illustrare i pericoli che, a loro avviso, sarebbero derivati dalla realizzazione dell’impianto. A questo proposito era sorto proprio un comitato di residenti che aveva presentato il ricorso. In una sentenza di una trentina di pagine però il Tribunale amministrative scrive di non aver riscontrato irregolarità.

Questa la nota del comune

Gran parte dei motivi formulati dai ricorrenti può condensarsi in un’unica sostanziale censura: gli enti che hanno preso parte alla Conferenza dei servizi non avrebbero svolto un’adeguata istruttoria, non avendo approfondito le tematiche della tutela del parco, dell’aumento del traffico, delle immissioni inquinanti, delle garanzie inerenti il ripristino dell’area dopo la dismissione dell’impianto. Si contrappone il dato documentale per cui, gli Enti e le Autorità che hanno partecipato al procedimento, dopo aver chiesto integrazioni e chiarimenti, si sono espressi tutti favorevolmente sul progetto per la realizzazione dell’impianto a biogas con potenza. L’Ente Parco – si legge nella sentenza – si è espresso in termini di coerenza con le finalità istitutive del parco in quanto tendente a promuovere la multifunzionalità di un’azienda agricola locale, mediante un’attività economica connessa, che differenzia il proprio reddito e che si basa sull’uso sostenibile delle risorse naturali, risultando le conclusioni il frutto di una attenta analisi e ponderata valutazione di tutti gli aspetti coinvolti nel progetto assentito: dalla viabilità all’assenza di rischio per l’ambiente, dalla compatibilità del progetto con l’area parco alla non interferenza con i vicini Siti di Interesse Comunitario. I ricorrenti, nella sostanza, non condividono le valutazioni espresse dalle varie amministrazioni coinvolte, sostituendo proprie valutazioni di opportunità a quelle dell’amministrazione. Anche le censure rivolte al Piano del Traffico sono infondate. Le amministrazioni coinvolte – è scritto – nel procedimento non hanno rilevato problemi di viabilità o di emissioni atmosferiche generate dai mezzi di trasporto. La tesi dei ricorrenti è che detto progetto andrebbe sottoposto a procedura di Valutazione di Ambientale, Invece, l’impianto che produce biogas da biomasse non smaltisce, nè tratta rifiuti e non è in alcun modo qualificabile come industria insalubre. Si tratta di un impianto che produce energia, mediante un particolare procedimento – viene sottolineato – che si concreta nel cosiddetto biogas, per cui vengono introdotti elementi organici che procedono ad un’attività riproduttiva rispetto alle sostanze immesse, pertanto tali elementi non sono rifiuti, utilizzati per essere smaltiti o in qualche modo trattati, ma servono per iniziare l’attività di decomposizione delle sostanze immesse, ai fini della produzione energetica. Non può essere condivisa neanche la tesi per cui detta legge regionale andrebbe dichiarata incostituzionale. Non risulta la presenza in zona di altri progetti analoghi, non è prevista la produzione di rifiuti, non si tratta di un impianto inquinante, è contemplata l’utilizzazione esclusiva di risorse naturali e non è ragionevole ipotizzare significativi disturbi ambientali atteso che l’impianto sorgerà in zona agricola e non a ridosso di un agglomerato urbano ad alta densità”. Come osservato dalla difesa del Comune, che la Regione Emilia Romagna ha posto particolare attenzione alle tematiche ambientali, con riferimento a progetti quali quello in discorso, minimizzando i potenziali impatti degli impianti a biogas sull’ambiente e sulla cittadinanza. Infine il Tar ha respinto la domanda di risarcimento dei danni dell’Azienda Nuca e condanna i ricorrenti alle spese del giudizio a favore di ogni parte costituita. I ricorrenti erano difesi dagli avvocati Paolo Michiara di Parma e Augusto Ridella di Piacenza, il Comune da Elena Vezzulli dirigente della Avvocatura Comunale, la Provincia da Silvia Natalini e Federico Silvestrini, l’Arpa Regionale–Ente Gestione Parco e il Ministero per i Beni Culturali dall’Avvocatura di Stato, l’Asl di Piacenza da Aida Fogliazza e l’Azienda Agricola Nuca da Laura Recchioni e Simone Mazzoni.

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RBD, FUTURO INCERTO PER 700 LAVORATORI. SCIOPERO CON CORTEO

La macchina sembrava lentamente ripartita. Da un paio d’anni si parlava di “rilancio aziendale”, passando dal blocco delle attività alla ricostruzione di una rete di vendita che ha permesso di acquisire circa 22 milioni di ordini e alla ripresa della riproduzioni di alcuni stabilimenti. Oggi quella macchina ha subito una brusca battuta d’arresto. Stiamo parlando del gruppo RDB e degli oltre 700 lavoratori che chiedono chiarezza rispetto al loro futuro lavorativo. Il Ministero della Sviluppo Economico, a maggio, aveva espresso parere favorevole ad una richiesta di proroga del programma di amministrazione straordinaria che però, ad oggi, non è stata concessa. Per questo le organizzazioni sindacali hanno indetto per lunedì 30 uno sciopero nazionale di 8 ore in tutti gli stabilimenti del gruppo con corteo e manifestazione dei lavoratori a Piacenza.

 

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DOSI SU FONDAZIONE:”STIAMO LAVORANDO IN MODO DISCRETO PER UNA SOLUZIONE”

“Il comune si sta dando da fare in modo discreto, speriamo, in tempi brevi, di uscire con i fatti concreti”. Sono le parole del sindaco Paolo Dosi al quale abbiamo chiesto la posizione dell’amministrazione nei confronti della Fondazione. Da più parti, sindacati e consiglieri comunali, l’amministrazione viene accusata di essere silente davanti a ciò che sta accadendo in via Sant’Eufemia; “non ci costerebbe nulla rilasciare dichiarazioni – ha detto il sindaco – ma vogliamo superare questa fase con un atto concreto e speriamo di farlo il prima possibile”. Pare di capire che il comune stia cercando una soluzione condivisa con altri soggetti, ed è lo stesso Dosi a confermarlo: “abbiamo attivato i canali istituzionali con la Provincia e la Camera di Commercio”.  E’ da escludere che si cerchi di far tornare sui propri passi il presidente Scaravaggi, determinato a rassegnare ufficialmente le “dimissioni pronte nel cassetto” (come ci ha riferito lui stesso) non appena verrà designato il successore. Forse il comune sta cercando di trovare la quadra sul nome che prenderà il posto di Scaravaggi? Non sarà facile perchè, almeno questa volta, lui o lei dovrà mettere tutti d’accordo.

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SINDACATI: “IL COMUNE INTERVENGA SULLA FONDAZIONE”

I sindacati piacentini si espongono in modo unitario sulla situazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Lo fanno attraverso una nota nella quale chiedono al Comune di intervenire urgentemente per un rapido rilancio di tutti gli organismi di governance dell’ente e di promuovere un confronto pubblico aperto alla città. Proprio a conferma di questo, secondo i rappresentati di Cgil Cisl e Uil, non si deve fare “tabula rasa” o dare un colpo di spugna rispetto a quanto accaduto, ma al contrario parlarne perchè tutto venga  a galla. Solo così, forse a fatica, si riuscirà a girare pagina.

Di seguito la nota integrale dei sindacati:

La Carta delle Fondazioni, approvata nel 2012 della Assemblea dell’Acri, apre con le seguente affermazione: “Le Fondazioni rappresentano un bene originario nelle comunità locali e realizzano in responsabile autonomia i propri scopi istituzionali, secondo le proprie determinazioni, operando prevalentemente nell’ambito dei territori da cui hanno avuto origine”. Anche in nome di questa autonomia le organizzazioni sindacali in questi anni hanno seguito con attenzione le vicende della Fondazione di Piacenza e Vigevano, chiedendo che essa esercitasse un ruolo più attivo per la valorizzazione del territorio, evitando però intromissioni nell’attività. Pensando però agli ultimi sviluppi divenuti di dominio pubblico, vengono i brividi a vedere la distanza con lo spirito che ne dovrebbe informare l’operato, ed è impossibile non intervenire a tutela dell’integrità di questo particolare “bene originario”, uno dei pochi che sono rimasti in un territorio sempre più fragile e debole da un punto di vista socio economico. Poiché la Fondazione non è patrimonio privato di chi siede in Palazzo Rota Pisaroni, in primo luogo appare necessaria una radicale “operazione verità” che informi con precisione le comunità stesse (Piacenza e Vigevano) sulla effettiva, residuale, consistenza del patrimonio della Fondazione. Per renderla possibile, sarebbe utile che tutte le personalità coinvolte nella sua gestione facessero un passo indietro, a partire dallo stesso Consiglio di Amministrazione che non sembra avere la lucidità nè di controllare l’operato della Fondazione nè di assicurarne una solida leadership. Tutte le istituzioni che sottendono la Fondazione si attivino per trovare una soluzione di netta discontinuità con qualunque passato (l’insuccesso conclamato e le gravi perdite per l’Istituto e per Piacenza nessuno le può negare) che alla cittadinanza assicuri competenza e visione strategica. Sarebbe poi opportuno che la comunità venisse messa in grado di capire che cosa è successo, al di là di uno sterile ping-pong di accuse e controaccuse, in particolare da coloro che non più tardi di un anno fa hanno votato la fiducia al Presidente e che ora la ritirano proprio nel momento in cui il Presidente chiede un cambio di passo. Quindi non si tratta di fare “tabula rasa”, di dare un colpo di spugna, anzi questo ci appare proprio il momento di approfondire, di uscire dal generico e, parlando di quanto è avvenuto negli ultimi anni, proporremmo di iniziare a valutare il valore dell’impatto economico e sociale dei singoli interventi. Forse così sarà possibile una nuova fase, davvero più trasparente dell’attuale. La Fondazione è troppo importante per essere lasciata a sé stessa e alle lotte intestine che vi si sono sviluppate. Nel marasma conclamato, Comune, Diocesi, università… colgano finalmente l’occasione per riflettere meglio su quale debba essere il ruolo della Fondazione: munifica elargitrice di contributi a una ampia platea di beneficiari non sempre interessati alla qualità e al senso degli investimenti che essa compie o non piuttosto attrice consapevole del benessere collettivo, anch’essa quindi impegnata in prima linea nel contrasto di quella crisi economica per cui sono sempre più indispensabili interventi sul fronte del lavoro, del sistema di welfare, delle relazioni familiari e comunitarie, dei sistemi turistici e culturali. Per dare un segnale concreto chiediamo al Comune di Piacenza di intervenire urgentemente per un rapido rilancio di tutti gli organismi di governance della Fondazione e di promuovere un confronto pubblico con la cittadinanza sull’operato della stessa e sul suo futuro; questo affinché la Fondazione torni ad essere “bene originario della nostra comunità“.

Per CGIL CISL UIL Zilocchi Molinari Borotti

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SCARAVAGGI: ” SARO’ IO A GESTIRE IL PASSAGGIO CON IL NUOVO PRESIDENTE”

“Sono presidente dimissionario non dimissionato, per questo rimarrò in Fondazione fino a quando avverrà il passaggio di consegne con il mio successore”. E’ fermo nella sua convinzione Francesco Scaravaggi ad una settimana dalla bufera che ha sconvolto la Fondazione di Piacenza e Vigevano dopo l’annuncio della dimissioni e tutto ciò che ne è seguito anche a mezzo stampa. “Non voglio lasciare vuoti, lo faccio per questo ente, convocherò il nuovo consiglio non appena sarà individuata la personalità che mi potrà sostituire” I tempi si allungheranno? “Credo di sì, ci vorrà un pò più del tempo che avevo previsto. Le mie dimissioni sono pronte ma sono nel cassetto, le rassegnerò non appena verrà nominato il nuovo presidente, in quel passaggio io ci sarò”. Abbiamo chiesto a Scaravaggi come sta vivendo a livello umano questo momento: “Sto molto bene, mio sento sereno e sollevato. Ogni azione che svolgo, fino alla fine, sarà per la Fondazione”.

 

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PORTA GALERA 3.0: IL COMUNE PUNTA SUL WELFARE, MA I DISAGI RIMANGONO

Alla fine del percorso la trasformazione del quartiere Roma dovrà essere visibile. Stefano Cugini assessore al welfare ha usato queste parole per descrivere il nuovo progetto Porta Galera 3.0. Una sfida su quattro ambiti di intervento: culturale, cura del quartiere, riqualificazione urbana/commerciale e sperimentazione basata sul walfare e sulla capacità di azioni concrete. Un esempio? Il minimarket di Pozzo uno dei principali snodi di spaccio oggi chiuso, presto avrà una nuova destinazione sociale, diventerà un presidio medico. 

Mentre si parla di innovazione e di città 3.0, alcuni disagi rimangono, causati spesso dalla mancanza di civiltà. A portare l’amministrazione con i piedi per terra ci ha pensato proprio una residente di via Pozzo dell’Associazione Giardini Margherita e Merluzzo: “se il minimarket ha chiuso – ha denunciato la donna – poco lontano sta aprendo un nuovo locale, una pizzeria da asporto. I clienti dopo aver bevuto bicchieri e bicchieri di birra usano come bagni i cassonetti e i muri delle nostre case”. “Non ci vogliamo nascondere dietro un dito – ha risposto l’assessore – purtroppo le regole ci sono e vanno rispettate, sarà nostro impegno garantire un presidio più costante”.

Con la precedente amministrazione ci aveva provato l’Agenzia di Sviluppo Quartiere Roma a cambiare il volto a questa parte di città. Tentativo fallito? “Il punto di partenza è diverso – ha detto Cugini – il nostro punto di partenza è sperimentare un nuovo welfare con le persone che vivono il quartiere”

FONDAZIONE, PARETI “22 EROGAZIONI BLOCCATE. COMPORTAMENTO LESIVO PER L’ENTE”

 

Il caos in Fondazione non accenna a placarsi; in una nota il consigliere di amministrazione Stefano Pareti scrive che “22 mandati di pagamento, già firmati dal Presidente, non vengono controfirmati da uno dei tre consiglieri di Amministrazione a suo tempo indicati per tale funzione”. In questo modo “il procedimento di liquidazione non può concludersi, malgrado siano trascorsi più di 60 giorni dal recepimento de documenti giustificativi”. Una situazione prosegue Pareti che “non si è mai registrata nei 23 anni di attività della Fondazione e che nuoce alla reputazione della stessa”.

Di seguito la nota integrale di Stefano Pareti

“Nella guerriglia che da tempo alcuni membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano hanno ingaggiato contro il presidente Francesco Scaravaggi, risultano danneggiati anche alcuni beneficiari delle erogazioni. 22 mandati di pagamento relativi a delibere regolarmente approvate dal CdA,  già firmati dal Presidente, non vengono controfirmati da uno dei tre consiglieri di Amministrazione a suo tempo incaricati di tale funzione; e così il procedimento di liquidazione non può concludersi, malgrado siano già trascorsi più di 60 giorni dal recepimento dei documenti giustificativi. Ciò che si sta verificando non si è mai registrato nei 23 anni di attività della Fondazione e questo comportamento è sicuramente lesivo della reputazione della Fondazione e nuoce gravemente alle attività di vari soggetti che operano nei settori di intervento dell’Ente. I mandati non sono stati perfezionati malgrado le diverse sollecitazioni del presidente Scaravaggi”.

Marco Colosimo, Piacenza Viva – Cantiere Piacenza “occorre un segnale di discontinuità e rinnovamento”. Ecco il testo della nota 

Essendo tra i promotori della richiesta di chiarimenti e conseguenti dimissioni nell’ambito del Cda, dopo aver apprezzato la scelta fatta dal presidente Scaravaggi, resto, e con me molti cittadini ,stupito da quanto quotidianamente apprendiamo dalla stampa sulla Fondazione di Piacenza e Vigevano.Innanzitutto le dimissioni del Presidente Scaravaggi. Pur apprezzando il gesto e la manifesta intenzione di lasciare, pare che al momento tutto sia fermo in attesa di valutazioni.Il Vice Presidente dovrebbe convocare al più presto il consiglio generale, con all’ordine del giorno la ratifica delle dimissioni del presidente Scaravaggi e la conseguente dimissione del Cda. Apprezzabile poi, ma tardivo il passaggio sulla trasparenza. Trasparenza doveva già esserci, sempre e comunque. Non solo ora e con specifici riferimenti a fornitori-spese. Ma se trasparenza deve esserci, questa deve essere a 360°. Perché dunque non pubblicare su Internet anche il verbale delle varie sedute del Cda? O del “nuovo” comitato investimenti? Il rischio di paralisi è evidente alla luce anche delle dichiarazioni del Presidente Pareti, che denuncia le mancate 23 erogazioni già approvate dalla nostra Fondazione. Aspettiamo inoltre, risposte alle numerose e puntuali domande fatte, nessuno ha mai risposto e nessuno mai soprattutto ci ha contraddetto. Allarmanti inoltre le gravi dichiarazioni rese del Presidente Scaravaggi (ex?) che ci fanno domandare se non esistano i presupposti perché lui si rechi in procura. Per il bene di Piacenza, per il bene della Fondazione, diamo un forte segnale di discontinuità, rinnovamento, e “vera” trasparenza.

Fratelli d’Italia, la nota dei consiglieri Foti e Opizzi  
”Le rilevazioni del consigliere della Fondazione Stefano Pareti, persona di notorio equilibrio, aprono l’ennesimo inquietante squarcio sulla Fondazione, sempre più terreno di scontri personali, tali da pregiudicare l’interesse generale che la stessa deve perseguire”.Lo affermano Tommaso Foti ed Erika Opizzi, consiglieri comunali di Fratelli d’Italia.           
“Se e’ vero che 22 erogazioni risultano da tempo bloccate dall’ostruzionismo di alcuni componenti ill consiglio d’amministrazione solo per fare dispetto al Presidente Scaravaggi – continua la nota – vuole dire che piu’ in basso di cosi la Fondazione non può scendere, a meno che non si sia interessati solo al suo affondamento.”                                            
”E’ ora che le istituzioni piacentine, soprattutto dopo queste rilevazioni, chiedano pubblicamente ai componenti del consiglio d’amministrazione di andarsene. Quello per cui Scaravaggi ha chiesto la revoca – concludono Foti e Opizzi – non e’ infatti più un organo di amministrazione, ma un covo in cui rancori e ambizioni smodate la  fanno da padrone, con buona pace delle  meritorie finalità che la Fondazione deve perseguire.” 
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DOPO SCARAVAGGI, UNA FONDAZIONE DA RISCRIVERE

La fondazione del post Scaravaggi è da riscrivere. Una pagina che per essere riempita deve attenersi allo statuto ed alcuni vincolanti pareri come quello di Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie e dello studio legale Portale che ha seguito proprio la stesura dello statuto dell’ente di via Sant’Eufemia. Questi pronunciamenti segnano di fatto il binario su cui tracciare la futura Fondazione, quella da cui Francesco Scaravaggi ha rassegnato le dimissioni. Il consiglio di amministrazione, in questa fase, rimane in carica svolgendo l’ordinaria amministrazione, ha il dovere di convocare il prossimo consiglio generale nel quale dovranno essere presentate la o le candidature al ruolo di presidente. Il vice presidente vicario Beniamimo Anselmi, da noi interpellato, ha insistito sulla necessità di buon senso, trasparenza e prudenza in questa fase di transizione per la fondazione. “Bisogna agire nel segno della più ampia democrazia, è il senso delle sue parole. Pensare alla fondazione come ad una casa di vetro – spiega – ciò che accade deve essere a conoscenza di tutti, senza interessi personali, a partire dalle modalità di scelta dei fornitori e a chi si affidano i lavori”.

Tornando alle motivazioni che hanno portato alle dimissioni de presidente, Stefano Pareti, membro del cda, ripercorre gli ultimi mesi di gestione Scaravaggi. “La situazione di disagio del presidente – spiega – prosegue dal settembre scorso. Ha resistito, poi quando la misura è stata colma, ha preferito sottoporre al consiglio generale un’alternativa secca: o io o il cda. Il consiglio ha respinto la proposta”.