SINDACA TARASCONI: “NON CI STO A DIPINGERE PIACENZA COME UN GHETTO. NON E’ COSI’ “

“Non ci sto a sentire descrivere la città come un ghetto, perché non è così”. Sono le parole della sindaca Katia Tarasconi intervenuta nella seduta di consiglio comunale, sollecitata dalle comunicazioni iniziali. Il tema della sicurezza è stato sollevato da alcuni consiglieri soprattutto a seguito degli ultimi fatti di cronaca avvenuti in città.

“Esiste, e nessuno lo nega – ha proseguito la sindaca – la mancanza di personale di forze dell’ordine, per questo chiediamo che il Governo ci dia una mano per mettere più uomini in strada, ma non è solo il tema della repressione che ci interessa, anzi. L’educazione dei nostri ragazzi è prioritaria – ha detto Tarasconi – per questo stiamo lavorando con gli educatori di strada. I problemi si devono risolvere alla radice, non spostando il problema da un luogo all’altro (facendo riferimento alla situazione dei giardini del Cheope che sono stati al centro di un’operazione anti droga poche settimane fa). Sarebbe molto facile cadere nelle provocazioni, soprattutto in questo contesto – ha proseguito la sindaca – ma assicuro che stiamo lavorando per risolvere le cose. Certamente non faremo tutto giusto, siamo umani e possiamo sbagliare, per questo – ha annunciato la prima cittadina – avvieremo meccanismi per capire l’impatto che i provvedimenti dell’amministrazione hanno sui cittadini, con misurazioni oggettive e non di sentimento”.

CALZA: “PER L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA SONO MANCATI DIALOGO E ASCOLTO”

Ha vissuto il passaggio dell’ elezione del presidente della Provincia con sofferenza, amarezza e senso di solitudine. Lei che in provincia c’è da 23 anni, stavolta a non esserci è stato il partito di riferimento, quel PD che ha fatto mancare, in questa occasione, l’ascolto e il coinvolgimento degli amministratori locali e dei circoli.

Patrizia Calza lunedì nel consiglio provinciale di insediamento della nuova presidente Patelli si è sentita in dovere di essere schietta, così come le ha insegnato il padre, ha detto nel suo intervento.

APP: “PIACENZA SIA CITTA’ SENZA BARRIERE. ATTI CONCRETI PER ONORARE LA MEMORIA DI DANIELE CIOLLI”

Un’interrogazione e una mozione dedicate alla memoria di Daniele Ciolli, scomparso il 30 settembre scorso, instancabile attivista di Alternativa per Piacenza. I consiglieri Cugini e Rabuffi hanno depositato gli atti che hanno per oggetto il censimento delle barriere architettoniche al fine di contribuire alla pianificazione e alla realizzazione progressiva di una città senza barriere.

In particolare nell’interrogazione si chiede alla giunta se esiste un censimento dei marciapiedi, degli impianti semaforici e della loro conformità rispetto all’accessibilità fisica e sensoriale per persone con disabilità; se esiste un censimento degli uffici pubblici, delle aree verdi/giardini fruibili da tutte la categorie di cittadini; se Acer è in grado di fornire un censimento dei patrimonio ERP già riqualificato con specifica attenzione all’eliminazione delle barriere architettoniche e quanto incida sul totale degli alloggi in gestione al Comune di Piacenza.

Nella mozione si chiede alla giunta di impegnarsi a valutare e ricalcare il percorso virtuoso intrapreso dal Comune di Reggio Emilia dal 2015, teso al superamento delle barriere architettoniche (tutto ciò che ostacola la mobilità delle persone con disabilità fisica) e mentali (cioè gli ostacoli di natura comportamentale e culturale), sul modello già sperimentato di Porta Galera 3.0; e approntare un piano finanziario delle più che ingenti risorse necessarie a fare di Piacenza una città senza barriere e ad indicarne un orizzonte temporale indicativo per intervenire sugli ambiti che ne necessitano maggiormente.

DE MICHELI AL CORRIERE DELLA SERA: “SARO’ LA PRIMA SEGRETARIA DEL PD E TORNEREMO A VINCERE”

Dalla stampa locale alla nazionale, passando per la tv e talk show. Paola De Micheli, parlamentare del PD e unica, per ora, candidata alla segreteria del partito, è un fiume in piena, risponde senza remora alcuna alle domande dei giornalisti pronta per la scalata e convinta del successo del risultato.

Oggi sul Corriere della Sera intervistata da Monica Guerzoni ribadisce la volontà di arrivare a guidare un nuovo PD insieme a federazioni e circoli, “un cambiamento radicale – dice – che illustrerò nella mozione e in un libro” che sarà in libreria, si presuppone prima del congresso.

E’ lanciata come se mancasse pochissimo; si definisce grintosa, felice, concreta, una donna che va dritta al punto. Proprio sul fattore genere sta costruendo gran parte della sua candidatura. “Mai una donna si era candidata a guidare il Pd”. Rosy Bindi? Le fa notare Guerzoni. “Ci ha provato, unica nella storia. Ora provo io e dicono “Paola farà il ticket con un uomo”. No, facciano il ticket con me, perché io sono già stata vicecapogruppo e vicesegretaria”.

Al centro della candidatura il lavoro e l’essere donna, “in un partito – dice – dove c’è troppo patriarcato, che ha fatto più leggi a favore delle donne, ma poi le candidature a sindaco o presidente di Regione sono rarissime. E la colpa è anche della misoginia di alcune donne che, con un po’ di accidia, si sentono soddisfatte da un ruolo ancillare”. Il suo spirito non è decisamente quello dell’ancella, anzi.

Stefano Bonaccini non fa i salti di gioia per la sua candidatura? Ce n’è anche per lui “Devo chiedere il permesso? Io almeno l’ho detto e non mi candido solo se vinco. Mi candido, poi vinco”.

E sui padri nobili del PD, Veltroni, Bersani, Prodi e D’Alema “a loro voglio molto bene – risponde – ma adesso tocca alle donne e agli uomini nati tra il ’70 e il ’90 che si sono impegnati a tenere in piedi il PD”. Come dire che oggi è necessario anche un passaggio generazionale.

Ad ispirarla nessuna Kamala Harris, ma la madre “rimasta vedova a 44 anni con tre figli da crescere che si è spaccata la schiena per farci laureare, lavorando con noi nei campi di famiglia”.

Non teme né Bonaccini, Nardella, Schlein perché ” la paura è riservata alle cose della vita, non della politica”. E rispetto a Meloni si definisce “anti”: “lei sarà la prima donna premier e io la prima segretaria del Pd, guiderò l’opposizione e torneremo a vincere. Sarò l’anti Meloni perché mi preoccupa molto il modello dei governi ungherese e polacco, che comprime le diversità in favore di una semplificazione deteriore”. Una determinazione che le è sempre stata propria ma che, in questo frangente, ha tirato fuori senza veli, come a far pensare che sia l’ultima spiaggia per salvare il PD. Certo la misoginia tra le donne del partito di cui le stessa parla, non sarà un ostacolo facile da superare.

BARBIERI: “DALLA GIUNTA TARASCONI SCARSA ATTENZIONE AL TEMA SICUREZZA”

L’ex prima cittadina Patrizia Barbieri affida alla sua pagina Facebook pesanti critiche alla nuova amministrazione, in particolare all’indirizzo della sindaca Tarasconi. L’argomento è quello spinoso della sicurezza.
“Dalla Giunta Tarasconi parole ed atti che dimostrano scarsa attenzione al tema della sicurezza dei piacentini” è l’incipit del post dalla consigliera Barbieri.
“La Sindaca eserciti il ruolo che le compete all’interno del Comitato Ordine Pubblico e Sicurezza della Prefettura a cui è tenuta a partecipare. Le tante parole e i pochi fatti, controversi, di questi primi mesi di mandato, evidenziano, come già avevo avuto modo di sottolineare nelle scorse settimane, la scarsa attenzione e il forte disimpegno dell’attuale Sindaca sul tema della sicurezza, dove è in atto una pericolosa marcia indietro rispetto all’impegno della nostra Amministrazione.
L’abolizione dell’Assessorato alla Sicurezza, la volontà di smantellare l’unità cinofila per il contrasto allo spaccio di stupefacenti, l’immediata chiusura del presidio di Polizia Locale in centro storico, la paventata ipotesi di smantellare il nucleo operativo territoriale, il mancato richiamo a una presenza più assidua di agenti in strada certificano il lassismo dell’attuale Giunta in ambito di sicurezza urbana e, purtroppo, i risultati sono evidenziati dagli efferati fatti di cronaca nera che si susseguono in città e sono in continuo aumento.
Trovo grottesco e soprattutto preoccupante che si voglia davvero affrontare questa allarmante realtà dandone la responsabilità alla nostra Giunta, che oltretutto ha sempre messo il tema della sicurezza al primo posto investendo tempo e risorse – dalle oltre 50 telecamere di lettura targhe e videosorveglianza installate, all’implementazione dell’illuminazione pubblica, ai nuovi presidi di Polizia Locale a partire da quello del centro storico – invece di affrontarla con decisione e determinazione secondo le competenze in materia”.
In chiusura l’affondo “Capisco che l’escalation di criminalità in città sia un ostacolo alla macchina propagandistica del nuovo Sindaco, fatta di caffè e mazzi di fiori, ma mi auguro quanto prima che si prenda atto della delicatezza e gravità della situazione, abbandonando decisioni anacronistiche e controverse ed affrontandola con la serietà e determinazione che richiede, per il bene dei piacentini, della loro incolumità e del diritto a vivere con tranquillità”

“PER SALVARE IL PD OCCORRE UN CAMBIO DELLO STATUTO”

Per superare lo scarso 20% ottenuto alle ultime elezioni politiche il Partito Democratico deve fare una scelta precisa che non guarda né alla rottamazione, né allo scioglimento, ma ad un processo ricostituente che arrivi al cambio dello statuto.

E’ il pensiero della politologa Nadia Urbinati, della Columbia University. “Occorre che il PD ritrovi la sua identità politica e la sua chiarezza ideologica”.

ALTERNATIVA PER PIACENZA. “PUG FERMO AL PALO, MA PER L’AMMINISTRAZIONE NON C’E’ FRETTA!”

I consiglieri di ApP, Cugini e Rabuffi, tornano sulla questione Piano Urbanistico Generale che ha occupato gran parte dell’ultima seduta di consiglio comunale; in particolare sulla bocciatura della mozione Percorso PUG partecipato depositata da Alternativa per Piacenza nel luglio scorso.

Ecco il testo del comunicato

Come Alternativa per Piacenza non possiamo rimanere silenti di fronte al quadro preoccupante emerso ieri in consiglio comunale durante il dibattito sulla mozione urgente, presentata dai nostri due rappresentanti, circa lo stato del percorso per la redazione del Piano Urbanistico Generale che
ricordiamo essere, come riconosciuto da tutti, lo strumento strategico di disegno del volto della città dei prossimi anni.
Sorprendente, in primis, la critica dell’assessore all’Urbanistica e di qualche consigliere di maggioranza sul carattere di urgenza attribuito alla mozione, specie quando per voce dello stesso assessore si è appreso che il percorso partito nel 2019 e che doveva oggi essere avviato alla sua conclusione, si trova invece “allo stato embrionale”.
Anziché cogliere l’occasione per inchiodare la precedente giunta alla responsabilità di non essere nemmeno riuscita a produrre il c.d. “quadro conoscitivo”, ovvero la fotografia attuale della città, si è preferito riversare su ApP il risentimento per la lesa maestà di doversi confrontare.
Meglio sarebbe stato, per esempio, chiedersi se si è pagato qualcosa al gruppo incaricato nel 2019 di redigere il PUG e se sì, a fronte di quali obiettivi raggiunti, dato che parliamo di soldi pubblici.
Imbarazzante, altrimenti non si può definire, la bocciatura della richiesta di opporsi a eventuali perequazioni per il consumo di terreno, vale a dire la possibilità fra Comuni, compensandosi a vicenda, di pianificare utilizzi di suolo superiori al limite imposto dalla legge regionale, che ribadiamo essere uno dei temi maggiormente critici. Sappiamo bene che la questione si decide sul
piano provinciale, ma era una chiara indicazione politica quella che chiedevamo di esporre ai cittadini. Che dire poi del richiamo fatto più volte da giunta e maggioranza al coinvolgimento dei portatori di interesse nell’ambito del percorso partecipato, da tutti riconosciuto dover essere non
solo a parole? In tema di VALSAT (Valutazione Strategica Ambientale e Territoriale) abbiamo sentito parlare molto di sviluppo economico e solo in seconda battuta di salvaguardia ambientale, che dovrebbe invece essere la priorità assoluta, non solo un efficace bandierina da campagna elettorale. Vaga anche la risposta sui termini di decadenza degli accordi operativi, che valgono certo per i progetti autorizzati e da convenzionare, ma non per quelli rigettati, che quindi devono decadere, come del resto evidenziato nella mozione. Sembra noiosa burocrazia, inutili tecnicismi per addetti ai lavori. Ma dal PUG dipende molto del futuro di Piacenza.

Ricapitolando, l’intera maggioranza ha bocciato l’atto presentato da Luigi Rabuffi e Stefano Cugini, in uno strano equilibrio tra i punti condivisi, la conferma che il documento ricalca le indicazioni di legge e il problema di un voto favorevole, che avrebbe fatto “dettare l’agenda” da ApP, come specificato dal capogruppo del Partito Democratico e rinforzato dall’assessore, con il suo “non ho colto nella mozione l’urgenza e il senso di dettare il ritmo alla giunta. Lasciateci lavorare per arrivare alla nuova scadenza in modo più sereno”.
Peccato, il senso della mozione era, al contrario, quello di appoggio e sostegno. L’invito a non disturbare il manovratore, è la seconda volta che ci tocca farlo notare, contrasta con il ruolo dei consiglieri comunali eletti dai cittadini, che meritano rispetto per il loro impegno e la dovuta considerazione delle loro sollecitazioni quando sono, come in questo caso, argomentate e di
enorme interesse generale.

La sensazione di una stroncatura politica perché la proposta è arrivata
dalla minoranza di Alternativa per Piacenza lascia davvero l’amaro in bocca

DE MICHELI CANDIDATA ALLA SEGRETERIA DEL PD: “PORTO AL CENTRO IL LAVORO E I DIRITTI DELLE DONNE”

La prima azione concreta nel caso diventasse segretario del Pd sarebbe nominare una segreterie di sole donne, poi fa una concessione “solo uno o due maschietti”. Paola De Micheli ha giocato d’anticipo, annunciando l’altro ieri su Repubblica.it la candidatura alla guida del Partito Democratico dopo il congresso di marzo. Insieme a lui, si sarebbero aggiunti anche Dario Nardella si sindaco di Firenze, Matteo Ricci sindaco di Pesaro. Tra i nomi che circolano anche quello del presidente della regione Emilia Romagna Bonaccini e della vice Schlein, ma da loro nessuna conferma.

Ha giocato d’anticipo, dicevamo, pur avendo informato prima Enrico Letta, al quale lo lega amicizia e lealtà. Ma qualcosa nella sua segretaria non è andato se il risultato è stato poco più di quel deludentissimo 18% ottenuto nel 2018, fu il minimo storico. Da lì insomma poco ci si è scostati. Incalzata della domande di Marco Damilano nella trasmissione di RaiTre “Il cavallo e la torre”, ha dimostrato sicurezza e decisione nelle risposte e una determinazione che certamente le è propria. “Ho detto a Letta tutte le cose che, secondo me, andavano fatte in un modo diverso – ha detto De Micheli – aver ecceduto nell’agenda Draghi, che di fatto non c’è e non c’era, credo abbia generato molta confusione. In più quell’esperienza di governo era legata ad una parte della destra, la Lega, con la quale noi non vogliamo più avere a che fare”.

Cosa è manca al Pd per diventare un partito di sinistra, connotazione che di fatto sta perdendo considerato che proprio i lavoratori, gli operai non ci si ritrovano più? “Il PD deve tornare ad essere partito del lavoro – ha risposto – in questa campagna elettorale ho volantinato davanti alle fabbriche. È stato molto impressionante il volantinaggio davanti ad Amazon: i lavoratori chiedevano una serie di risposte a delle norme anche approvate dal Pd che riguardano il mondo della logistica. Sono persone con le quali dobbiamo tornare a parlare alla stessa altezza. Il Pd è il partito delle competenze, ma deve ritornare a essere anche quello delle appartenenze. Dobbiamo stare lì, andare noi da loro, il metodo deve cambiare. Abbiamo passato tanto tempo al Governo a mediare, così le risoluzioni – “non risolutive” – del mondo del lavoro non sono state capite”.

Insomma occorre che il Pd scenda del piedistallo dorato che si è creato negli anni e che parli di concretezza e temi veri che interessano la quotidianità delle persone. De Micheli ne individua due: lavoro e diritti delle donne. “Credo che il tema della segreteria donna sia un valore, non semplicemente immaginifico, ma della rappresentanza concreta di una vita, quelle delle donne, che ha un’organizzazione completamente diversa da quella degli uomini. Cio’ che scriveremo nella mozione sarà provare a cambiare modello organizzativo della società, perché oggi non è organizzata per donne che hanno doveri di maternità, lavoro e cura. Vivere sulla propria pelle quello che come Pd vogliamo cambiare per le donne italiane, credo non sia di poco conto”.

Non è mancato, nel corso dell’intervista, il riferimento a Piacenza “Ho fatto tutta la trafila da consigliere comunale a ministro, poi sono tornata a Piacenza a fare il consigliere comunale con Tarasconi. Abbiamo vinto alle amministrative perché due donne si sono legate con una “sorellanza” politica vera e abbiamo riconquistato la città. È normale ora voler dare un contributo di idee e di gambe al partito”.

 

 

ELEZIONI POLITICHE: VINCE FRATELLI D’ITALIA DI GIORGIA MELONI. DEBACLE DEL PD, MOVIMENTO 5 STELLE TERZO PARTITO

La vittoria è smaccata: la coalizione di centro destra raggiunge 44.06% con 29 seggi, la coalizione di centro sinistra 26.07% con 5 seggi. Dai risultati delle principali coalizione emergono soprattutto tre dati: il risultato forse oltre le aspettative di Fratelli d’Italia al 26.13%, la Lega decisamente sottotono che non ha raggiunto la doppia cifra ferma all’8.90% e, dall’altra parte, il risultato perdente del Partito Democratico al 18.98%.

La vittoria del centro destra in Italia è chiaramente di matrice Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, la vera vincitrice di queste elezioni, che è riuscita a catalizzare, osservando le percentuali, a conquistare anche l’elettorato della Lega che l’ha preferita a Matteo Salvini. Ininfluente il risultato di Noi Moderati sotto l’1%, invece Forza Italia ha praticamente la Lega con 8.28%.

Nel centro sinistra è cocente la sconfitta, tanto che nel PD si parla già di congresso per il cambio della segretaria a meno che non arrivino prima le dimissioni di Enrico Letta, sul cui futuro dopo il 25 settembre non ha mai lasciato trapelare nulla. La federazione Verdi + Sinistra Italiana ottiene il 3.53%, + Europa 2.94% e Impegno Civico 0.56%.

Fuori dalle coalizione ci stanno Movimento 5 Stelle che superato il 15% confermandosi il terzo partito italiano e Azione+Italia Viva che non è arrivata alla doppia cifra 7.76%. E’ quasi banale dire che se il centro sinistra fosse riuscito nella impossibile impresa del campo largo con M5S e Azione + IV avrebbe superato il centro destra.

In tutti e tre i collegi dell’Emilia Romagna la vittoria è andata al centro destra al plurinominale che all’uninominale dove erano candidati Tommaso Foti che ha ottenuto 52.53% eletto parlamentare e Beatrice Ghetti, per il PD, che ha ottenuto il 25.68%. Rieletta anche Paola De Micheli che era capolista del collegio plurinominale della Camera in Emilia e Elena Murelli al Senato con il 45.42%.

Un altro dato su cui riflettere, ultimo ma non per importanza, è l’astensione: 63.91%, una percentuale mai toccata per le elezioni politiche. A Piacenza ha votato quasi il 70%, nel 2018 il 75.69%. Il comune piacentino dove si è votato di più è stato Villanova sull’Arda con il 74.16%, quello dove si è votato meno è Cerignale con 62.39% seguito da Ferriere 65.50% Castel San Giovanni con 62.73%

AGGIORNAMENTO AFFLUENZA: 58.28% ALLE ORE 19. IN CALO RISPETTO AL 2018

Aggiornamento delle ore 19: a Piacenza l’affluenza alle urne è stata del 58.28%. Nel 2018, alla stessa ora, aveva votato il 65.43%.

A livello nazionale invece l’affluenza 51.22%. Tra le regioni italiane, l’Emilia Romagna resta quella con la maggiore percentuale di affluenza: 59.73%.

I seggi saranno aperti fino alle 23.