OSPEDALE FIORENZUOLA, SIGILLI AL CANTIERE. LA PROCURA VUOLE VEDERCI CHIARO

La Procura ci vuole vedere chiaro e per questo ha deciso di porre i sigilli al cantiere per il rifacimento dell’ospedale di Fiorenzuola. La Guardia di Finanza, su disposizione della Procura, ha sequestrato l’area in via cautelativa per permettere lo svolgimento di una serie di consulenze tecniche. L’obiettivo è andare a fondo rispetto alle segnalazioni fatte dai tecnici incaricati Comitato spontaneo dei cittadini sorto in difesa dell’ospedale, in particolare rispetto alla demolizione del blocco B della vecchia struttura.

Alla notizia non sono mancate le prime esternazioni da parte dei politici, riportiamo quella del consigliere regionale Tommaso Foti Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale “Il Pd ha fatto bingo, Compiani si dimetta”

“Da tempo ho presentato in Regione una dettagliata interrogazione sulle procedure riguardanti sia l’affidamento dei lavori di ricostruzione di parte dell’ospedale di Fiorenzuola, sia le riserve, fondate ad avviso di chi scrive, più volte espresse dal Comitato per la difesa della detta struttura. L’arrivo in queste ore della Guardia di Finanza davanti all’immobile, il sequestro della struttura, ci dicono che l’assessore Venturi deve battere immediatamente un colpo” lo afferma il consigliere regionale Tommaso Foti (Fd’I-AN). “E’ una vicenda nata male, proseguita peggio e che rischia di finire nel caos – prosegue la nota – solo per l’arroganza di chi, a tutti i costi, all’interno dell’Ausl ha voluto tirare dritto, senza ascoltare le ragioni di alcuno. Il tutto con l’appoggio di vari sindaci del Partito Democratico, a partire da Giuseppe Compiani, oggi presidente della conferenza socio sanitaria, incarico dal quale sarebbe doveroso che si dimettesse.””Non c’è che dire: tecnici dell’Ausl, da una parte, e Pd, dall’altra, ancora una volta hanno fatto bingo”, ironizza Foti, che aggiunge “chiedo all’assessore Venturi di prendere in mano la situazione con l’urgenza che il caso conclama. Non vorrei, infatti, che dopo il danno creato dal suo predecessore, oggi la costruzione della nuova infrastruttura resti bloccata sine die, con gravissimi danni per i cittadini ed il personale dell’Ausl che dovranno sempre più rivolgersi ai presidi di Piacenza e di Fidenza”.”Sia ben chiara una cosa: noi l’ospedale funzionante e al servizio dell’intera Val d’Arda lo vogliamo, perché è indispensabile garantire la qualità dei servizi sanitari – conclude il consigliere di Fd’I-AN- e, dunque, nessuno in Regione si faccia strane idee al riguardo. Ciò che oggi serve è accertare chi siano i responsabili di questo vero e proprio caos amministrativo e metterli da parte. Per il resto occorre ridare a Fiorenzuola e alla Val d’Arda il loro ospedale”.

Sull’argomento riportiamo anche la nota del coordinatore provinciale di Forza Italia Jonathan Papamarenghi:

“Indipendentemente dall’esito delle indagini, un provvedimento tanto forte come il sequestro del cantiere è indice del fatto che l’iter è stato tutto fuorché chiaro e limpido. Il centrodestra piacentino con l’intervento diretto dei Sindaci di Lugagnano Val d’Arda, Cortemaggiore, Caorso e Cadeo, collaborando con il fondamentale gruppo di lavoro del Comitato, da subito si è mobilitato per entrare nel merito di un processo assolutamente fumoso e che presentava troppe ombre, su cui tecnicamente si sono concentrati i professionisti del Comitato, e che oggi hanno dato elementi alla Procura per intervenire. A seguito di un atto tanto forte nessuno può dire di essere stupito: anomalie tecniche, infatti, vennero ufficializzate già durante una conferenza stampa del 16 agosto 2013. Questo l’esito di una politica regionale sorda ai territorio ed agli Amministratori locali, di un Partito Democratico arrogante fin dall’inizio e di un Azienda USL, comunque indirizzata dai primi due, che sta massacrando un territorio senza remore e, ancor peggio, senza pudore. L’avvio delle indagini è indice del fatto che la faccenda è stata troppo torbida. Al di la dell’esito delle stesse, già il fortissimo atto del sequestro del cantiere che oggi hanno ritenuto di mettere in campo dovrebbe imporre un passo indietro a chi ci ha tenuto il dito. Ed il tutto sta avvenendo ora, con l’allora contestatissimo Direttore Generale AUSL che ha lasciato anzitempo il suo incarico a Piacenza. L’urgenza ora, nel vero interesse del territorio prioritario per Forza Italia, è che l’ospedale torni a garantire al più presto i servizi ai cittadini, perché chi paga alla fine, anche in questo caro, sono gli abitanti della Val d’Arda inascoltati dalla autoreferenziale politica che da troppo tempo comanda la Regione Emilia Romagna ed avvilisce Piacenza”.

UN MARCHIO UNICO PER PIACENZA? IL FEGATO ETRUSCO. SE NE PARLA A TUTTO TONDO

Debranding Piacenza? Perchè no. Perchè non sfoltire e alleggerire la miriade di marchi slegati tra loro che oggi rappresentano il nostro territorio, per un unico che racchiuda storia, dna di Piacenza? Expo 2015 sarebbe stata un’ottima occasione, almeno per provarci, ma ormai è tardi. La difficoltà principale di un’operazione di debranding è la scelta di un simbolo, la scelta di cosa voler comunicare attraverso grafica e testo. Qualcuno, tra cui l’architetto Franz Bergonzi, esperto di comunicazione punterebbe sul fegato etrusco, oggetto unico, quasi divinatorio e soprattutto che appartiene a Piacenza.

Un quartiere a luci rosse risolverebbe il problema della prostituzione? L’abbiamo chiesto a chi sulla strada ha venduto il proprio corpo per anni, coscientemente. Dalla strada non c’è futuro” ci è stato risposto. Per arginarla occorre dare la possibilità a chi la pratica di uscirne con progetti e misure di contrasto allo sfruttamento.

Inquinamento ed effetti sulla salute, il legame è strettissimo, quasi causa – effetto. Anche a Piacenza è nato Isde, il gruppo di medici per l’ambiente che si è posto l’obiettivo di essere interfaccia tra cittadini, politica, istituzioni ed enti. 27 medici, tra pediatri, chimici, fisici, veterinari e genetisti prenderanno parte alla decisioni che riguardano la salute dei cittadini.

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DOSI: “TASSA DI SOGGIORNO, UNA PROPOSTA. DOVE TROVIAMO 7 MILIONI 600 MILA EURO?”

Il sindaco Dosi ha deciso di chiarire, attraverso una nota, l’iter che ha portato alla proposta, e ci tiene a ribadire che di proposta si tratta, di introdurre la tassa di soggiorno. Il punto di partenza è molto chiaro: trovare 7 milioni 600 mila euro, “Credo non sia mai capitato a nessuna precedente amministrazione – scrive il sindaco – il compito di reperire una cifra simile necessaria per chiudere il bilancio”. Detto ciò il ragionamento del primo cittadino prosegue: l’obiettivo è approvare il bilancio senza aumentare le tasse ai cittadini e conservando la qualità dei servizi alla persona. “Quindi: dove andare a trovare le risorse? – si legge nella nota – Abbiamo presentato alla maggioranza una serie di numerose proposte (ripeto e sottolineo: proposte! Non decisioni già prese…) all’interno delle quali scegliere le voci che porterebbero a raggiungere il pareggio di bilancio. Alla maggioranza abbiamo lasciato due settimane di riflessione, utili a suggerirci delle scelte, a individuare priorità, a proporre alternative”. La tassa di soggiorno potrebbe portare alla casse comunali annualmente qualcosa come 150/200 mila euro. “Le coincidenze hanno voluto che l’incontro di maggioranza – prosegue il primo cittadino – fosse convocato nello stesso giorno in cui è stata annunciata la chiusura (ci auguriamo brevissima) dell’hotel Roma. Chiusura ventilata nei mesi precedenti, per la quale abbiamo cercato di intervenire con discrezione, nel rispetto di trattative che comunque riguardavano soggetti privati. Non mi risulta che i turisti o i convegnisti scelgano una città in cui permanere sulla base della presenza o meno di questa tassa, soprattutto se di importo estremamente contenuto e modulabile sulla base di alcune condizioni di esenzione che possono essere previste. Peraltro non mi risulta nemmeno, nel confronto con dati omogenei, che ci siano località che abbiano conosciuto un decremento di presenze in conseguenza dell’introduzione di questa imposta. Inoltre, il ricavato delle entrate derivate dalla Tassa di soggiorno, sarebbe destinato a sostenere il sistema turistico locale. L’obiettivo principale – rimarca il sindaco- non è l’introduzione di una nuova tassa, ma l’approvazione del bilancio, per il quale occorrono 7 milioni 600 mila euro. Che tradotto significa: possiamo benissimo evitare di introdurre la tassa di soggiorno, basta sapere quali altri strumenti dobbiamo utilizzare per chiudere il bilancio. I suggerimenti, naturalmente, sono sempre graditi”.

Un finale quasi piccato, inconsueto per il primo cittadino che sembra essersela presa per gli attacchi di questi giorni verso l’ipotesi, solo ventilata, di introdurre la tassa di soggiorno di cui, pare, si parlerà ancora per un pò.

DOSI 1

DEBRANDING PIACENZA? PERCHE’ NO

Sfoltire, potare, alleggerire per arrivare a decidere cosa identifica meglio Piacenza. Nel bouquet di brand che oggi si collegano alla nostra città è difficile orientarsi e soprattutto salta all’occhio che tra questi manca un collegamento efficacie. Gli esperti di comunicazione ci insegnano che il marchio, che oggi fa più scena chiamare brand, racchiude la storia di ciò che si vuole rappresentare, attraverso una parte grafica ed una testuale. Insomma piuttosto che una ventina di marchi slegati tra di loro, sarebbe stato opportuno scegliere un valore simbolico e rappresentarlo, in una parola, debranding, come l’ha definito l’architetto Franz Bergonzi. “Il vero problema – ha detto Bergonzi – è avere un marchio forte che non sia un mercanteggiare politico, ma bipartisan. Ogni amministrazione dovrebbe passarsi questo testimone, che rappresenta la città”. Ma il brand unico costringe ad una scelta, a rappresentare un valore simbolico forte per illuminare ciò che sta sotto. Un’idea su ciò che Piacenza poteva mettere in luce, dal momento che per il buon vino, i buoni salumi e colline da favola, ahimè, non è l’unica in Italia, Bergonzi ce l’ha, quasi una fissazione dice lui, certamente molto simbolica. “Il Fegato Etrusco, celato più che custodito a Palazzo Farnese – spiega – rappresenta un simbolo unico per Piacenza, proprio del dna del territorio, è un oggetto con una forte funzione divinatoria, è nostro, ed ha una forma bellissima.” Peccato, appunto, che sia quasi nascosto nei musei di Palazzo Farnese e che ne parlino molto di più riviste straniere che italiane. Certo Expo 2015 sarebbe stata un’ottima occasione per sfoggiare il brand Piacenza, ma ormai non c’è più tempo. Stesso discorso o quasi, per quanto riguarda il merchandising,ovvero la memorabilità di un’esperienza turistica, detto in altro modo il souvenir di un tempo, la voglia di portarsi a casa un pezzetto di ciò che si è visto o visitato.”Piacenza è timida anche da questo punto di vista – ci dice l’architetto Bergonzi – il merchandising non c’è istituzionale e culturale non esiste, è un grosso peccato”

Il servizio completo nella prossima puntata di A Tutto Tondo 

DEBRANDING PIACENZA

SI E’ SPENTO MONSIGNOR ANTONIO LANFRANCHI

Di seguito la nota del primo cittadino Paolo Dosi a seguito della morte, stamattina, di Mons. Antonio Lanfranchi.

“La scomparsa di monsignor Antonio Lanfranchi unisce, nel cordoglio, l’intera comunità piacentina, che oggi piange non solo un alto prelato della sua Chiesa, ma innanzitutto un uomo di fede che ci ha lasciato una testimonianza di autentica generosità e di grande, straordinaria umanità”. Profondamente commosso, anche a nome dell’amministrazione comunale il sindaco Paolo Dosi esprime il dolore per la morte del vescovo di Modena-Nonantola, insignito nel 2013 dell’Antonino d’Oro, “che ha sempre portato nel cuore il suo territorio d’origine, anche quando il suo cammino ecclesiastico lo ha condotto lontano da Piacenza. Dapprima alla guida della Diocesi di Cesena-Sarsina, quindi nel centro dell’Emilia che di lì a pochi anni sarebbe stata scossa dal terremoto, con la sensibilità d’animo che lo ha contraddistinto in ogni suo incarico. Anche nella malattia, che lo ha indebolito senza mai sottrargli la dignità e il senso di responsabilità verso la collettività, è stato di esempio per tutti. Non lo dimenticheremo”.

mons. lanfranchi

PROSTITUZIONE, UN QUARTIERE A LUCI ROSSE NON RISOLVE IL PROBLEMA

Relegarle in una zona o in quartiere non servirebbe a risolvere il problema, perche “dalla strada non c’è futuro”. Non sono le nostre parole, ma quella di Karina, il nome è di fantasia, che per anni, coscientemente, si è prostituita. La prostituzione è una realtà che occupa le nostre città, sempre meno in periferia, sempre più in centro; per arginarla occorre dare la possibilità a chi la pratica di uscirne. I numeri non sono alti, il percorso che si intraprende spesso si interrompe a metà, perchè il senso di sfruttamento ti riporta dentro, eppure ci si riesce, scoprendosi nuove. Karina è arrivata dal Brasile nel 2003 a Milano dove ha cominciato a vendere il suo corpo pagando per quel lavoro. Sei anni dopo è arrivata a Piacenza, qui ha conosciuto il progetto Oltre la Strada. Non è stato facile, ma quella vita, dove girano alcool e droga, l’avevano stufata, ed ha trovato il coraggio di dire basta. Il progetto Oltre la Strada e il percorso di contrasto alla tratta hanno proprio l’obiettivo di togliere le donne dalla strada, scendendo proprio sul campo. Gli operatori di Oltre la Strada incontrano le donne nei luoghi della prostituzione 3 volte a settimana, negli ultimi 6 mesi sono state effettuate 64 uscite, 833 contatti registrati, di cui 233 persone contattate. 68 accompagnamenti, servizi erogati a 23 persone che vanno dall’ambulatorio migranti, al centro di salute mentale, dal centro salute donna all’Informasociale, oltre che al centro di solidarietà.

La storia nella prossima puntata di A Tutto Tondo.

prostitute

SORGENTE DEL VINO, IN TRE MILA A PIACENZA EXPO

150 espositori provenienti da tutta Italia, Sicilia e Sardegna comprese, 800 vini da assaggiare. Ma non solo, quest’anno i padiglioni di Piacenza Expo hanno ospitato anche produttori dalla Francia, Croazia, Slovenia e Grecia. Sorgente del Vino parla tutte le lingue del mondo. Ad accompagnare le degustazioni anche altri produttori agricoli di formaggi, salumi e un paio di birrifici. In esposizione l’Italia che produce genuinità e qualità. 3 mila metri quadrati che hanno accolto il piacere dei vini fatti secondo natura, nel rispetto delle tradizioni, del territorio e sopratutto delle persone, di chi il vino lo produce e lo fa conoscere con passione a chi decide di portarlo sulla propria tavola. Aziende famose accanto a giovani che hanno investito nella passione delle vigne. Tre giorni in cui produttori, consumatori e semplici amanti, circa 3mila, si sono incontrati all’insegna della biodinamicità e delle tecniche di coltivazioni naturali.

 sorgente del vino

FALLIMENTO RDB: HA SENSO TROVARE COLPEVOLI?

Sembra di assistere alla resa dei conti. E intanto i 103 lavoratori piacentini di Rdb, e i 444 distribuiti nelle sedi italiane, be fanno le spese. A chi si può attribuire il fallimento di quello che fino anni fa era un colosso a livello internazionale? Scelte azzardate, mala gestione, lassismo degli imprenditori, crisi del settore edile? Ma che senso ha trovare un colpevole? Mettendosi dalla parte dei lavoratori, le vere vittime di questo colpo durissimo, trovare un responsabile sarebbe inutile. Quello che conta è il posto di lavoro, i sacrifici, le famiglie che stanno dietro ad ogni dipendente. Negli ultimi mesi sono alternati numerosi alti e bassi: tra questi l’ingresso di Geve srl la società di Paolo Marini che avrebbe dovuto immettere liquidità, pagare gli stipendi arretrati e presentare un piano industriale fattivo. Dopo i primi incontri, Marini è sparito. Poi si è fatta avanti la carta romana Claudio Salini, ma probabilmente il piano industriale (è stato presentato?), non ha convinto i giudici del Tribunale di Piacenza. Ad oggi i lavoratori chiederanno a breve un incontro con i commissari fallimentari per chiedere garanzie, come la ricerca di ammortizzatori sociali. Le commesse ci sono, ma come ci si deve comportare? Insomma i lavoratori vogliono risposte, doverose.

MEDICI PER L’AMBIENTE, INTERFACCIA TRA CITTADINI E ISTITUZIONI

Non c’è storia che tenga, la correlazione tra l’inquinamento atmosferico e gli effetti sulla salute a breve e lungo termine è strettissima, e per certi aspetti allarmante. Basti pensare che i bambini che nascono e crescono nelle zone dove l’aria è più malata, come la Pianura Padana, avranno i polmoni che cresceranno più lentamente e meno elastici. L’inquinamento causato da traffico veicolare e industriale è il più pericoloso per la salute, lo ha confermato il professor Paolo Crosignani, già Direttore del “Registro Tumori ed Epidemiologia Ambientale dell’Istituto Nazionale dei tumori di Milano. Risolvere il problema non è facile, anche perchè ci si scontra-incontra con la politica, sia sul piano amministrativo che nazionale. Il prof. Crosignani ha partecipato all’evento organizzato dalla neonata sezione piacentina ISDE, l’associazione dei Medici per l’Ambiente. A guidare il gruppo di questi 27 medici il dottor Giuseppe Miserotti da 11 anni membro di Isde a livello nazionale. Nella sezione piacentina ci sono medici, pediatri, fisici, chimici, veterinari e genetisti, oltre che studenti di medicina. Chiara e dichiarata la mission del gruppo: essere interfaccia tra cittadini, istituzioni e società sulle tematiche che riguardano la salute, il benessere e l’aria che respiriamo.

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CGIL SU RDB: “GRAVISSIMO IMMOBILISMO DELLA CLASSE DIRIGENTE PIACENTINA”

La Cgil di Piacenza commenta durante il fallimento di Rdb dopo la sentenza del Tribunale. Gianluca Zilocchi, segretario della Camera del Lavoro, accusa la classe dirigente delle città di non aver fatto nulla per evitare la fine dell’azienda; nessun imprenditore si sarebbe mosso per salvare il marchio.

Ecco il testo:

Siamo di fronte al fallimento trasversale della classe dirigente di questa città”. Non usa mezzi termini il segretario della Camera del Lavoro di Piacenza, Gianluca Zilocchi di fronte al fallimento di RDB. “La preoccupazione è che ci sia qualcuno che non aspettasse altro che il fallimento per prendere le briciole di quel che era un’azienda dal valore quantomeno Europeo, a prezzi stracciati. Il nostro primo pensiero va ai lavoratori, e diciamo loro che la Cgil sta mettendo in campo ogni azione per garantire la continuità aziendale e l’accesso agli ammortizzatori sociali”. “Ma questa vicenda ci dice molto di più – chiosa Zilocchi – è assurdo dire, come ha fatto qualcuno, che le imprese andrebbero chiuse nei momenti di difficoltà. A dirlo sono gli stessi soggetti che non hanno messo in campo nulla per salvare RDB. Qui assistiamo a un’assenza della classe imprenditoriale piacentina. Un marchio di valore Europeo, patrimonio della comunità e nessun imprenditore si è mosso per salvarlo. E’ un fatto gravissimo”.

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