ASILO INTERNAZIONALE E SOCIAL HOUSING AL QUARTIERE SAN GIUSEPPE

Un asilo che ospita bambini da 1 a 5 anni, l’utilizzo intensivo della lingua inglese e degli spazi esterni in modo sperimentale. Sono le tre linee guida del nuovo asilo, in fase di realizzazione, che sorgerà al quartiere San Giuseppe. Un progetto nato dall’idea lanciata da Confapi Piacenza durante l’assemblea annuale del giugno scorso e accolta favorevolmente dall’amministrazione comunale. All’interno del nuovo asilo verranno ospitati bambini da 1 a 5 anni a cui verrà insegnato la lingua inglese in modo intensivo, come negli asili internazionali,  in un contesto di housing sociale. Il progetto prevede il coinvolgimento delle fasce più deboli, il recupero totale del quartiere potenziando le aree verdi per arrivare ad standard abitativi di qualità. L’apertura della struttura è prevista per l’anno scolastico 2016/2017, i posti disponibili per la fascia d’età da 1 a 3 anni saranno tra i 12 e i 14, ancora da stabilire le fascia successiva. Vicino al nuovo asilo, che verrà realizzato completamente in legno, troveranno spazio anche importanti servizi Acer come il quartierato sociale e lo sportello di mediazione sociale. Nei mesi scorsi il quartiere San Giuseppe era stato al centro di alcune polemiche da parte dei residenti che lamentavano cattive frequentazioni, schiamazzi e sporcizia soprattutto nelle aree verdi. Questo progetto unitario, che vede la compartecipazione del pubblico (Comune e Acer) e del privato (Confapi), sembra andare nella direzione di smorzare le polemiche nell’ottica del social housing con una particolare attenzione alle fasce deboli, in questo caso i bambini.

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L’APPELLO DELLA CROCE BIANCA PER RIPORTARE A CASA NOUREDDINE

Di seguito pubblichiamo la nota di Paolo Rebecchi della Pubblica Assistenza Croce Bianca. È un appello per aiutare le famiglia di Nour Eddine, morto a 14 anni per un osteosarcoma, a riportarlo in Marocco per la sepoltura.

“Non avrei mai voluto scrivere queste due righe, ma questa notte si è spento un amico e, nonostante la giovanissima età, anche un esempio. E’ difficile definire “ragazzino” Nour Eddine: viso pulito, occhi vivaci pieni di vita e intelligenza non comune. Oggi Nour Eddine ha 14 anni e, da quando ne aveva compiuto 9, il suo percorso di vita si è interfacciato con uno dei tumori più aggressivi che si conoscano, l’osteosarcoma, che a lui si era manifestato “aggredendo” un arto inferiore.

Nonostante ciò la sua voglia di vivere gli ha permesso di combattere per diversi anni, mantenendo una lucidità sul problema che non gli ha impedito di godersi chi gli ha voluto bene, come la famiglia, gli amici, le maestre, i medici e chiunque lo avesse incontrato nel suo cammino. Noi della Pubblica Assistenza Croce Bianca di Piacenza abbiamo conosciuto Nordin quasi per caso, quando ancora era un bimbo, nei primi anni della sua malattia e con lui abbiamo condiviso il suo percorso di vita che purtroppo si è concluso questa mattina lunedì 20 Ottobre, quando alle ore 4 all’ Ospedale di Parma, il suo cuoricino ha cessato di battere gettando tutti in un grande sconforto.

Questo ragazzo davvero unico ha saputo instaurare con chiunque lo ha incontrato e in modo speciale con alcuni nostri volontari, un rapporto speciale, in particolare con il nostro Giacomo che lo accompagnava settimanalmente a fare le terapie a cui era sottoposto presso gli Ospedali di Bologna prima e Parma poi. Nour Eddine, più diligente di qualsiasi volontario, concordava insieme a noi l’auto per il viaggio; amava le auto veloci e scherzavamo perché la BRAVO 2 (Automedica), la utilizzavamo solo noi due e Giacomo, suo inseparabile autista e amico di avventura. In ogni telefonata che mi faceva esordiva con un “ciao Paolo come stai?”.

Io in quel momento, preso dai miei problemi lavorativi, in un primo secondo gli avrei voluto rispondere (magari) “male”, ma conoscendo la sua risposta alla mia egual domanda, che era sempre “io bene”, realizzavo ancora una volta quanto sia importante pesare nel modo giusto gli accadimenti della vita. Un bambino malato di osteosarcoma che da anni non può vivere la sua infanzia e poi l’ adolescenza, come gli spetterebbe di diritto, e al quale è stata anche amputata una gamba e che per prima cosa si preoccupa di come stai tu, è una cosa che non può non toccarti il cuore fin nel profondo. Chi è sempre a contatto con la sofferenza e la mattia, come soccorritori o medici, spesso cerca di non lasciarsi coinvolgere personalmente dalle situazioni che incontra, sia come forma di tutela della propria sofferenza, che della propria lucidità, ma era impossibile non farsi coinvolgere da Nour Eddine.

Anche chi non lo conosceva direttamente, come ad esempio i xvolontari che non erano mai stati in turno durante i suoi trasporti, o i famigliari dei volontari, non potevano fare a meno di chiedere di lui e sperare e pregare che ce la facesse a guarire. Ricordavamo proprio l’altra sera con una collega e amica della PA Croce Bianca Piacenza, di quella volta in cui Nordin aveva chiamato per il trasporto e Giacomo era influenzato; la moglie di Giacomo, rispondendo alla chiamata di noi che volevamo avvisarlo della telefonata di Nour Eddine e chiedere la sua disponibilità al trasporto, aveva detto: “sa l’e pral ragas al sa leva sò e al ga va” (tradotto: se è per il bambino si alza e ci va). In questi anni io e Nordin ci siamo sentiti costantemente per i trasporti e il suo spirito era sempre positivo a dimostrazione della sua grande voglia di vivere.

Penso che il GRAZIE più vero che io abbia mai ricevuto sia stato pronunciato proprio dal mio piccolo grande Amico. Il suo forte attaccamento alla vita è stato per tutti un esempio. Non ha mai perso la sua lucidità e non si è mai arreso alla malattia, neanche quando al risveglio da una operazione, la sua gamba non c’era più. Non si è mai lamentato o autocommiserato così come non ha mai pianto. Ieri pomeriggio, come se sapesse che gli mancavano poche ore su questa terra, ha dimostrato ancora una volta il suo altruismo e coraggio, dando disposizione ai propri genitori di come desiderava venissero suddivisi i suoi giochi, i suoi libri, il suo adorato pad, tra i membri della sua famiglia, genitori e sorelle. L’ultima volta l’ho sentito Sabato tramite WhatsApp e mi ha scritto che stava bene, suggerendomi di riposarmi. Incredibile. Purtroppo la realtà si è manifestata come un macigno alle 4 di stamattina (Lunedì 20 Ottobre).

L’unica cosa che possiamo fare oggi noi per lui, è aiutare la famiglia, raccogliendo i fondi per permettergli un ritorno nel suo paese di origine, in Marocco a Casablanca, dove si terrà una funzione in suo onore. Tali fondi serviranno anche ai suoi genitori e alle sue due sorelline per il viaggio di andata e ritorno. Se come dice un detto Samurai, il valore di una persona lo si vede dal coraggio al momento della morte, il suo onore sarà ricordato in eterno”.

Per aiutarci nella raccolta fondi per trasferire la salma del piccolo Noureddine chiediamo di effettuare donazioni solo tramite bonifico al Conto Corrente che è attivo presso la CARIPARMA – Ag. D – Via Colombo, 101 – Piacenza Il codice IBAN è il seguente: IT 96M 06230 12607 0000 31016955 La causale da riportare nei bonifici è: “RIPORTIAMO NOUR EDDINE A CASA”

 

FONDAZIONE, CDA SENZA SORPRESE. SI PARTE DAL TAGLIO DEI COMPENSI

La squadra definitiva l’ha annunciata il Presidente Toscani al termine della seduta di consiglio. Per la verità le indiscrezioni che si sono susseguite nei giorni scorsi si sono rivelate fondate, compreso l’ingresso del cardiochirurgo infantile Calza di cui avevamo riferito nei precedenti articoli. I membri del cda sono Domenico Battaglia di Vigevano nel ruolo di Vice presidente, ex notaio; Cesare Betti direttore di Confindustria scelto dal presidente Toscani le sua doti organizzative; Giovanni Calza, cardiochirurgo oggi in pensione del Gaslini di Genova, a cui il presidente si affiderà per il welfare e per le attività scientifica; Franco Egalini commercialista; Carlo Ghisoni dirigente d’azienda, responsabile del gruppo Chiesi Farmaceutici, esperto di finanza; Giorgio Milani scultore esperto d’arte; l’avvocato Roberto Rovero. Una squadra che Toscani ha sottoposto nella sua interezza al consiglio generale. Una cda approvato dal voto di tredici consiglieri, con l’astensione di undici. “Non mi preoccupo – ha commentato Toscani – siamo passati da sei voti contrari alle astensioni, quindi abbiamo cominciato un percorso insieme. Le astensioni sono state costruttive, il clima dell’assemblea è stato collaborativo e costruttivo”. E’ un presidente, nella sua prima uscita ufficiale, apparso decisamente rilassato, pronto alla battuta desideroso di voltare pagina. Alla domanda se sia stato difficile trovare una quadra nella squadra, risponde che i nomi erano quelli che aveva in mente fin dal luglio scorso, da quando cioè ha presentato la sua candidatura, smentendo così le voci delle ultime settimane che parlavano di pressioni per l’ingresso nel cda. Fino all’ultimo sembrava confermata la presenza di Stefano Pareti anche nell’attuale consiglio, poi sostituita da Giorgio Milani. Parole d’ordine del Presidente “sobrietà e moderazione nei comportamenti”; primo provvedimento la riduzione dei compensi: quello del presidente passa da 68mila euro lordi annui a 30mila, il compenso del vicedirettore vicario da 25mila a 13 mila, quello dei consiglieri da 20mila a 10 mila. Un risparmio annuale di 106mila euro.

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FONDAZIONE, CDA TRA PASSATO E FUTURO?

E’ il giorno del cda. Il giorno in cui il presidente Toscani annuncerà la squadra che lo affiancherà nella gestione della Fondazione. In attesa di sapere se verrà aggiunto anche un settimo membro al consiglio, si parlava del professor Giovanni Calza, cardiochirurgo infantile dell’ospedale Gaslini di Genova, piacentino, da anni impegnato in collaborazioni con associazioni umanitarie a favore dei bambini, fa discutere l’inclusione, praticamente certa, di Giorgio Milani. Il Corriere Padano (sul suo sito www.corrierepadano.it) definisce il ticket Pareti-Milani un ritorno al passato non uno slancio verso una nuova Fondazione. Nel testo si legge: “C’è chi si chiede se Milani stia approfittando della forza dell’appoggio del quotidiano locale, e addirittura c’è chi si spinge a sostenere che sia lo stesso artista piacentino a “dettare” la linea a Libertà. E ancora: “la presenza di Milani nel cda porterebbe all’esclusione dell’unica donna – si parlava di Lucia Favari – che era sul punto di farne parte: in una fase storica nella quale in ogni contesto la presenza femminile cresce ed è sempre più apprezzata, si configurerebbe come un ennesimo smacco all’immagine della Fondazione, alla quale il neopresidente Massimo Toscani – se venisse confermata la presenza nel cda di Milani – non sarebbe quindi in grado di imprimere la necessaria svolta”. Aggiungiamo noi, a questo punto, l’ipotetico ingresso del professor Calza, professionista di chiara e illustre fama, potrebbe smussare le critiche che in questo momento si stanno alimentando tra gli addetti ai lavori.

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“SOCIAL STREET” QUANDO LA PARTECIPAZIONE PARTE DAL BASSO

Social street”, ovvero quando da tante strette di mano si forma una catena. Una catena di solidarietà che parte dalla capacità dei cittadini di organizzarsi dal basso per migliorare la città o una parte di essa. A Milano esistono già una ventina di social street; l’amministrazione ha preso esempio da Bologna ed ha affidato all’istituto europeo di design uno studio per capire come declinare l’esperienza anche su altri territorio in base a bisogni, necessità ed esperienze. Nel capoluogo lombardo i cittadini si sono auto-organizzati, prima attraverso un passa parola sui social network, poi con un tam tam che ha coinvolto un gran numero di persone, spesso abitanti dello stesso quartiere e quindi profondi conoscitori della stessa realtà.
L’idea dell’amministrazione comunale è di prendere ad esempio Milano per riproporre lo stesso modello anche a Piacenza; il laboratorio ideale sarebbe proprio il progetto Porta Galera 3.0 un’occasione su cui il comune sta concentrando molte energie, puntando sui cittadini per migliorare una parte della città.

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FONDAZIONE, CDA DI OTTO MEMBRI?

La squadra è pronta,  o sarebbe meglio dire quasi. Nel senso che il presidente Toscani sta valutando, fino all’ultimo, se aggiungere un nuovo membro al cda,  facendo così salire otto il  numero complessivo dei consiglieri (compreso il presidente). C’è da immaginare che non sia stata un’operazione semplice quella cheToscani ha affrontato per la composizione della squadra; bilanciare equilibri e competenze, smussare le ambizioni di alcuni per un ingresso nel cda, insomma un’operazione davvero delicata mirata al “cambio di passo” tanto auspicato fin dal giorno dell’elezione. L’ipotesi del settimo consigliere risponderebbe al nome del professor Giovanni Calza, pediatra piacentino che lavora all’ospedale Gaslini di Genova.  71 anni, originario di Quarto il professor Calza, oggi in pensione, continua a collaborare con l’Istituto genovese e con l’associazione “Children in the World”. Una figura la sua particolarmente votata alla solidarietà civile, sociale e culturale. Lo scorso giugno ha ricevuto il “Bisturi d’Oro 2014” il riconoscimento che ogni anno viene assegnato ai medici che si sono distinti per professionalità e umanità.  L’ingresso di Calza non è certo, Toscani sta ponderando attentamente questa possibilità.  Sembrerebbero confermati Cesare Beti, direttore di Confindustria,  l’avvocato Roberto Rovero, Carlo Ghisoni, il vigevanese Domenico Battaglia, il commercialista Franco Egalini e Giorgio Milani, che all’inizio aveva cercato di favorire l’ingresso di Stefano Pareti (già membro del cda) il quale, per senso di responsabilità,  ha fatto un passo indietro.

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AREE MILITARI, CAMBIO DI PROSPETTIVA. ALLA DIFESA QUATTRO ZONE

Sulla partita delle aree militari è cambiata radicalmente la prospettiva e questo segna un ulteriore e, sembra, decisivo passo avanti per il recupero di spazi da destinare alla città. Dall’incontro che il sindaco Dosi e l’assessore Bisotti hanno avuto al ministero della Difesa sono emerse importanti novità: da un lato la conferma della riorganizzazione della presenza militare a Piacenza in quattro siti e l’utilizzo futuro delle risorse umane e operative. Le aree che si dividono in logistiche e operative sono l’Arsenale, Macra Staveco, Scalo Pontieri e caserma Artale. Nel giro di tre o quattro anni i militari si organizzeranno in queste aree, lasciando, conseguentemente, libere le altre. Il comune, da parte sua, dovrà formulare una serie di proposte sul futuro utilizzo delle aree che si libereranno, alcuni con una propria vocazione altri destinati ad un confronto con la città. “Si è ribaltata completamente la filosofia – ha detto con soddisfazione il primo cittadino – i militari non chiedono più, come un anno fa, la valorizzazione dei loro immobili ma di riorganizzarli senza sostenere spese, noi dobbiamo aiutarli in questo. Vogliono concentrare la funzione in luoghi per loro strategici senza che ciò comporti spese; rinunciano alla valorizzazione capendo la difficoltà del momento, venendo incontro all’esigenza dell’amministrazione.

A metà novembre è previsto un nuovo incontro a cui prenderà parte anche il Demanio, si parlerà della ridefinizione delle funzioni. Il comune punta sull’area dell’ex Pertite, Ospedale militare con il vallo e il Bastione farnesiano, una parte del Laboratorio Pontieri, dove troverebbe spazio il museo della meccanizzazione agricola e la caserma Nino Bixio di Piazza Casali. Sono i primi tre obiettivi del confronto. “Di queste aree alcune hanno già una loro vocazione – ha spiegato l’assessore Bisotti – tutte importanti sotto il profilo ambientali e dei servizi”.

 

FONDAZIONE E SENSO DI RESPONSABILITÀ. CDA QUASI AL COMPLETO

Mancano pochi giorni al consiglio generale della Fondazione del 20 ottobre e il presidente Toscani avrebbe, sul tavolo, ancora qualche nodo da sciogliere, in particolare la formazione del cda. La squadra che accompagnerà Massimo Toscani nella “nuova” Fondazione votata al “cambio di passo” come l’aveva definta lui stesso nel giorno dell’elezione, è il tema fondamentale. La formazione di una squadra coesa che punti esclusivamente all’interesse della collettività,  è il primo obiettivo perche non si ripeta cio’ che è accaduto pochi mesi tra l’ex presidente Scaravaggi e una parte del cda.

Stefano Pareti e il vigevanese  Renzo De Candia sarebbero sul punto di fare un passo indietro per senso di responsabilità,  come riporta il nuovo numero del settimanale Corriere Padano. Chi prenderà il loro posto? Ci sarebbero ancora alcune questioni da chiarire tanto che anche un altro nome (inizialmente dato per certo) potrebbe non entrare nel consiglio di amministrazione.  Sarebbe invece confermato il numero dei membri, dagli attuali sei a sette. C’è da immaginare che saranno ore frenetiche per il notaio Toscani alla ricerca di equilibrio e competenza per la nuova squadra.

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LE DONNE CHE NON SI PIEGANO ALLA MALATTIA SALGONO IN PASSERELLA

Modelle per un giorno, modelle per gioco, ma non è un gioco la motivazione  che sta alla base di questa sfilata speciale. Nel giorno in cui si celebra nel mondo la consapevolezza del tumore del seno  (Bra Day) trenta donne hanno deciso di prestarsi per una passerella a palazzo gotico. Sono trenta donne che stanno compiendo un cammino difficile, alcune sono al termine altre nel mezzo di un percorso di cura particolarmente duro, ma che nel 98 percento dei casi si risolve positivamente. “In un anno sono circa 300 le donne che vengono colpite da tumore al seno – ha riferito il professor Giorgio Macellari responsabile della senologia di Piacenza- dopo il percorso di cura, la guarigione è totale quasi nella totalità dei casi. Purtroppo l’età media si sta abbassando sempre di più,  anche sotto i 30 anni, per questo la sensibilizzazione a questo tema e la prevenzione sono fondamentali”.

Tra le donne che hanno sfilato ci sono storie diverse, reazioni diverse alla malattia, accomunate da un filo rosso che le ha colpite in modo inaspettato.  Nonostante le difficoltà hanno reagito senza rinunciare alla loro femminilità calcando la passerella indossando abiti delle collezione di Martino Midali.

NUOVA PROVINCIA, SUL MODELLO DELL’UNIONE DEI COMUNI

Comunque la si pensi è una svolta. Fin da subito l’immagine che esce della nuova Provincia, quella della riforma a metà, quella eletta dagli amministratori e non più dal popolo, è decisamente diversa. “Due epoche diverse di un’unica storia – il presidente uscente Massimo Trespidi ha definito così il nuovo assetto  – una storia che continua affidata a buone mani di chi vive la responsabilità di amministrare il territorio ogni giorno”. Nel giorno del passaggio di consegne tra Massimo Trespidi e Francesco Rolleri, sancito da una stretta di mano nella sala che fino a ieri è stata dedicata alle riunioni di giunta, si respira aria di novità condita da parecchia incertezza. A partire da quei settori che rimarranno di competenza della provincia (sembra viabilità, edilizia scolastica e ambiente) e quelli che passeranno alle regioni. Ora Presidente, consiglio e assemblea dei sindaci eletti dovranno lavorare al nuovo statuto. Dalle prime parole di Rolleri nella vesti di presidente, anche la prospettiva sembra cambiata. “Vorrei uscire dal concetto di maggioranza e minoranza – ha detto – mi piacerebbe non sentire più parlare di opposizione. La nuova provincia deve prendere quelle che c’è di buono dell’esperienza dell’Unione”. Una sorta di indicazione al modo di lavorare, votato al fare squadra, maggiore flessibilità. Il presidente della Provincia dovrà continuare ad esercitare il ruolo di sindaco nel suo comune, così come il collegio dei 10 a cui verranno affidate deleghe precise, così come i consiglieri eletti. Nessuno percepirà compenso dalla nuova attività. Se il nuovo assetto piace al neo presidente, più critica è Patrizia Calza, consigliere eletto con 8214 voti ponderati:”Ritorno in Provincia con emozione – ha detto – sono stata consigliere, poi assessore e oggi sono vivrò direttamente questa trasformazione, ma la riforma non mi piace, anche se mi adeguo. Ha aspetti che non sono condivisibili – prosegue – ad esempio sugli aspetti viabilistici ci saranno difficoltà a prendere scelte che mettano tutti d’accordo. Viene chiesto un impegno in più, ma i sindaci devono continuare a lavorare così come gli assessori dei piccoli comuni, togliendo tempo alla propria occupazione. Sarà un impegno particolarmente gravoso. C’è il rischio che la nuova Provincia acquisti sempre più una connotazione tecnica a scapito di quella politica? “E’ il modello organizzativo quello che conta – ha spiegato Rolleri – occorre costruire obiettivi con i tecnici e realizzarli. Se siamo bravi nella fase di impostazione, si può fare tutto. Bisogna ragionare seguendo il modello aziendale”. Parte così l’avventura della Provincia di secondo livello, un soggetto ancora ibrido, che rischia di essere troppo tecnico e poco politico.

I consiglieri eletti sono Luca Quintavalla (10523 voti), Patrizia Calza (8214), Paolo Dosi (7662), Massimo Castelli (7062), Stefano Perrucci (5308), Alessandro Piva (3889), Filippo Bertolini (5007), Sergio Bursi (4824), Gloria Zanardi (4595), Paola Galvani (4046).

PROV. NUOVA