FERRARI FAI:”PIACENZA NON HA UN MUSEO DEI REPERTI ROMANI”

Domenico Ferrari delegato del Fai di Piacenza è pessimista sull’esito del caso dei reperti di palazzo ex Enel. “Purtroppo ho l’impressione che i giochi siano fatti – ci dice – anche se spero che la richiesta delle associazioni di effettuare un sopralluogo da parte della Soprintendenza venga accolta.” Con il professor Ferrari abbiamo allargato il discorso sul tema della valorizzazione dei beni archeologici. “Piacenza è ancora più povera di reperti romani di quello che pensassi – spiega – nel senso che sono numericamente moltissimi ma non vengono resi visibili e portati alla luce. Questo è un vero peccato. Siamo stati la prima colonia di Roma insieme a Cremona, capitale dell’Emilia per quanto riguarda i resti romani, ma nulla o poco più è visibile. C’è molto di sepolto – continua – e quel poco che si vede è stato mal trattato. Con il Fai siamo riusciti a visitare i reperti romani sotto al palazzo di via Trebbiola rivenuti durante gli scavi, quelli al Monte di Pietà e al salone Santa Margherita della Fondazione. Ma a Piacenza – conclude Ferrari – non esiste un museo che li racchiude, sono nei magazzini e di certo non visibili”.  Nel frattempo Fai, Italia Nostra, Archistorica e il gruppo Piacenza Romana sono in attesa di una riscontro delle Belle Arti per un sopralluogo sul cantiere.

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PALAZZO EX ENEL, E’ SCONTRO SUI REPERTI

Il gruppo di ricerca Piacenza Romana, l’associazione Archistorica, Italia Nostra e Fai vogliono andare in fondo a quello che sta prendendo tutti i contorni di una scontro di posizioni. Da una parte le associazioni, dall’altra amministrazione, ditta esecutrice e progettista. Due posizione opposte che si sono venute a creare a seguito della risposta della Soprintendenza che sostiene di non essere stata informata sull’attuale progetto che prevede l’abbattimento di palazzo ex Enel entro il 15 settembre e la costruzione di una nuova struttura che non contempla la valorizzazione dei reperti sottostanti. Per questo con una lettera anche Archistorica e Piacenza Romana si sono unite alla richiesta di Italia Nostra chiedendo un sopralluogo delle Belle Arti scrivendo direttamente al Soprintendente Marco Edoardo Minoja e al funzionario competente per il comune di Piacenza Daniela Patrizia Locatelli. La missiva è stata indirizzata per conoscenza anche al sindaco Dosi e al Consiglio comunale. Una richiesta di sopralluogo motivata dalla difformità di argomentazioni sostenute fino ad oggi dall’amministrazione, dalla proprietà dell’immobile, dal progettista e le informazioni della Soprintendenza stessa.

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BOBBIO FILM FESTIVAL RESISTE ALLA CRISI. TRA GLI OSPITI CLAUDIA CARDINALE

Bobbio film Festival si ricomincia dalla diciottesima edizione. Quattordici serate nella magica cornice dei chiostri di San Colombano con ospiti d’eccezione. Tra questi spicca Claudia Cardinale che presentera’ la versione restaurata de Il Gattopardo ad opera della cineteca di Bologna. L’evento è fissato per il 24 agosto.  Si  parte sabato 16 agosto con Che strano chiamarsi Federico di Ettore Scola. Ospiti lo stesso regista e l’attore Sergio Rubini. Scorrendo i titoli domenica 17 è la volta di L’intrepido di Gianni Amelio, lunedì 18 Zoran, il mio nipote scemo con Matteo Oleodotto ospite della serata. Il Sud è niente di Fabio Mollo martedì 19, mercoledì 20 sarà la volta di Più buio di mezzanotte di Sabastiano Riso che insieme a Pippo Del Bono saranno ospiti del dopo film. Pippo Del Bono sarà presente anche giovedì 21 con il suo film Sangue. Pulce non c’è di Giuseppe Bonito venerdì 22 agosto, Un castello in Italia sabato 23, Le meraviglie di Alice Rohrwacher presente con la sorella Alba alla serata,  Come il vento martedì 26 agosto con Valeria Golino, Song’e Napule di Antonio e Marco Manetti, sabato 30 Il terzo tempo con Pier Giorgio Bellocchio che chiuderà la rassegna.

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SCARAVAGGI: “SPERO CHE LA FONDAZIONE NE ESCA SALVA”

Oltre alla documentazione contabile richiesta dalla Guardia di Finanza su delega della Procura della Repubblica, anche il Ministero del Tesoro vuole andare a fondo, in particolare, per capire a quanto ammonta attualmente il patrimonio della Fondazione e soprattutto scavare per risalire a quali investimenti hanno pesato maggiormente su di esso. Il ministero chiede all’ente un’ampia documentazione in merito a investimenti, titoli, contratti, derivati, polizze, immobilizzazioni finanziarie dal 2000 ad oggi.  Al Tesoro risulta che l’attivo immobilizzato sia pari a quasi il 90% del totale attivo. Quindi cosa rimane al territorio? Il Collegio dei sindaci dovrà fornire un quadro preciso degli investimenti, ma anche un’analisi accurata sulle modalità di gestione dei processi decisionali della Fondazione. “Se tutto questo può servire per far voltare pagina alla Fondazione, ben venga” ha detto il presidente dimissionato Francesco Scaravaggi che fino al prossimo consiglio generale, previsto per l’inizio di settembre, sarà in regime di prorogatio svolgendo nulla più che l’ordinaria amministrazione. “Tutto è nato quando il Collegio dei sindaci ha inviato al Ministero un esposto su presunte irregolarità nella convocazione del consiglio generale che avevo precedentemente fissato per il 26 luglio – spiega Scaravaggi – da lì il Tesoro ha risposto con due lettere: una indirizzata a me nella quale si diceva che avrei rivestito il ruolo di presidente fino alla nomina del nuovo, l’altra indirizza al collegio sindacale a cui si chiede dettagliatamente ogni investimento dal 2000 ad oggi. Ho l’impressione – prosegue con un pizzico di ironia – che con quell’esposto il collegio dei sindaci abbia gettato un sasso in piccionaia”. Lo staff della Fondazione, che chiuderà per la pausa estiva da venerdì fino alla fine di agosto, ha già cominciato stamattina a raccogliere la documentazione che il ministero ha richiesto per terminare, probabilmente, a settembre.

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PALAZZO EX ENEL, DIETROFRONT SUI REPERTI?

La risposta ufficiale della Sovrintendenza in merito ai reperti di Palazzo ex Enel è chiara: il progetto attuale di demolizione della struttura non è mai stato portato a conoscenza delle Belle Arti. Sconvolgente? Eclatante? Eppure è così. Il soprintendente Minoja non è mai stato a conoscenza dell’attuale progetto. L’unico è quello che risale al febbraio del 2009 che prevedeva la scopertura e la valorizzazione dei reperti che si trovavano (e si trovano tutt’ora) sotto una soletta di cemento. Poi la proprietà decise di fermarsi al primo piano seminterrato e tutto rimase come è oggi. Questa risposta però oggi ribalta decisamente le carte in tavola, nel senso che le associazioni firmatarie della petizione (tra cui il gruppo di ricerca Piacenza Romana e Archistorica) chiedono a gran voce una correzione. “Non entriamo nel merito del progetto – ha detto l’architetto Manrico Bissi presidente del gruppo di ricerca – ma una correzione rispetto a quello che sta avvenendo oggi, credo sia più che dovuto. Chiediamo che venga adottato un atteggiamento diverso da parte delle istituzioni, ditta esecutrice e progettista, modificato in base al parere della Sovrintendenza. Intanto – prosegue – credo si dovrebbe chiedere scusa alla città e fare un passo indietro. La situazione ci sembra risolvibile rendendo visibili i reperti che oggi sono incapsulati sotto una soletta di cemento armato. L’idea sarebbe quella di romperla in alcuni punti – spiega – e perimetrarli in modo da poterli vedere attraverso un parapetto che non prevede una accessibilità”.

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LA GUARDIA DI FINANZA ARRIVA IN FONDAZIONE

A due giorni dalle dimissioni in blocco del cda e del presidente, la Fondazione rimane al centro dell’attualità cittadina con la visita negli uffici di via Sant’Eufemia della Guardia di Finanza. Il quotidiano Libertà scrive che le fiamme gialle avrebbero acquisito documenti su molte operazioni eseguite dall’ente negli ultimi anni, quelli finiti nell’occhio del ciclone e riportati anche dal Corriere della Sera e dal settimanale L’Espresso. La Procura, su delega dei sostituti procuratori Antonio Colonna e Roberto Fontana,  sta verificando se in alcune operazioni vi siano o meno violazioni al codice penale. In questa fase non vi sono iscritti nel registro degli indagati. Tutto sarebbe partito da un esposto presentato dall’ex Presidente Giacomo Marazzi e dal suo cda nel 2013 in cui si puntava il dito contro i continui attacchi all’allora gruppo dirigente.

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RDB TERRECOTTE, CASSA INTEGRAZIONE PER 25 LAVORATORI

Cassa integrazione di 12 mesi per i 25 lavoratori degli stabilimenti Rdb Terrecotte di Cadeo e Borgonovo. L’accordo è stato firmato in Provincia.  Anche in questo caso la cassa integrazione è rimasta l’unica possibilità per i dipendenti di due siti storici che oggi, di fatto, non esistono più. “Un accordo positivo e importante per i lavoratori – hanno commentato i sindacati – che si somma all’impegno da parte del curatore fallimentare di attivarsi al più presto per procedere alla vendita dei complessi aziendali”. Il curatore fallimentare che sta seguendo il caso Rdb Terrecotte dovrà arrivare nel più breve tempo possibile ad una cessione degli stabilimenti e al ricollocamento dei lavoratori.

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SPEZIA:”STRATEGIE DI RILANCIO PER LA FONDAZIONE”

“La Fondazione è come un’azienda in crisi per la quale va ridisegnato un preciso piano di azioni e rilancio”. E’ il commento di Mario Spezia, membro del consiglio della Camera di Commercio, da sempre occhio attento e critico osservatore  delle dinamiche interne della Fondazione di Piacenza e Vigevano. “Dopo anni di isolamento – continua Spezia – ora il tema è che la Fondazione è parte integrante del territorio che deve favorire con le sue azioni”. In che modo? E’ qui che sta il nodo. “Occorre fare il punto della situazione – spiega Spezia – capire a quanto ammonta effettivamente il patrimonio e quanto di questo si può utilizzare per il territorio. La Fondazione è nelle condizioni di proseguire con azioni di sostegno oppure no?”. Il nuovo presidente, insieme al cda e al parlamentino avranno il gravoso compito di elaborare precise strategie per il futuro. “In sostanza -prosegue – operare quella che si chiama due diligence ovvero un’attività finalizzata alla raccolta e alla verifica di informazioni di natura patrimoniale, finanziaria ed economica in modo da avere una fotografia chiara della realtà”.

In questo contesto saranno fondamentali la figura del nuovo presidente, che con ogni probabilità sarà il notaio Massimo Toscani, il cda (i nomi che circolavano in attesa di conferma erano quelli di Cesare Betti, Lucia Favari, Stefano Pareti, Roberto Rovero e Carlo Ghisoni) e il parlamentino con i 25 consiglieri. E gli altri organi istituzionali come il collegio dei sindaci, ma anche il direttore generale verranno confermati o il presidente avrà la facoltà di cambiare? Saranno i temi del rientro, di quello che si prospetta un autunno caldo per la Fondazione.

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PALAZZO EX ENEL, A BREVE LA RISPOSTA DELLA SOVRINTENDENZA ALLA PETIZIONE

Si entra nel vivo con i lavori di demolizione di Palazzo Ex Enel. Stamattina ha preso il via la seconda fase dell’intervento concentrato su viale Risorgimento e via X Giugno. Quello che l’impresa sta seguendo è il cronoprogramma presentato nell’incontro pubblico in Sant’Ilario con la fine dei lavori di demolizione prevista per il  15 settembre con l’avvio dell’anno scolastico. Un intervento che ha visto opporsi varie associazioni culturali, il Fai, Italia Nostra, il gruppo di ricerca Piacenza Romana in merito alla mancata valorizzazione dei reperti archeologici presenti nel sottosuolo. Per questo hanno presentato una petizione indirizzata proprio alla Sovrintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia Romagna che, in queste ore, è in procinto di elaborare una risposta ufficiale in merito alle sollecitazioni presentate dalle associazioni. Ma a quando risale l’ultimo pronunciamento della Sovrintendenza? Nel 1981, data in cui venne costruito palazzo ex Enel, l’ente decise di “incapsulare” i reperti. In una seconda fase quando la proprietà decise la realizzazione di un nuovo immobile la Sovrintendenza chiese di presentare un progetto per il recupero dei reperti per valutare cosa fare. Il progetto però non venne mai presentato, perchè la proprietà decise di realizzare solo un piano interrato e non due. L’ipotesi progettuale quindi tramontò. Ora la discussione si è riaccesa ma “l’intervento – ha detto l’assessore all’Urbanistica Silvio Bisotti – è in fase molto avanzata. Il consiglio comunale ha approvato, non senza difficoltà il progetto nel 2010, sarebbe stato opportuno che la discussione fosse sollevata allora”. Dopo la demolizione nell’area sorgeranno una quarantina di appartamenti, due palestre, uno sportello bancario e uffici polifunzionali del Comune. La parola definitiva ora è della Sovrintendenza.

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FONDAZIONE, DIMESSI PRESIDENTE E CDA. SCARAVAGGI COMMOSSO

E’ stato il consiglio generale più atteso degli ultimi mesi, quello più carico di aspettative e di tensioni, per alcuni quello della svolta. In poco più di due ore hanno presentato le dimissioni ufficiali il presidente e tutto il cda, l’unico assente il vice Beniamino Anselmi. E’ un Francesco Scaravaggi commosso quello che si è presentato alla stampa al termine della seduta, un po’ per la tensione accumulata nell’ultimo periodo, un po’ perchè forse, nonostante le pugnalate alle spalle delle ultime settimane, non si aspettava che il clima, tutto sommato, si distendesse e si arrivasse alla soluzione più opportuna per tutti. Rimandata al prossimo consiglio, che verrà convocato per l’inizio di settembre, la nomina del nuovo presidente per dare spazio ad altre candidature oltre che il già noto notaio Massimo Toscani, che ad oggi gode di largo favore dei consiglieri. 

Clima sereno, costruttivo, come se una collettiva ventata di responsabilità avesse investito il consiglio per arrivare finalmente ad una svolta costruttiva. Certo rimangono le lettere del Ministero, gli accertamenti e le valutazioni dell’effettivo patrimonio di cui dispone la Fondazione e che puo’, dunque, utilizzare per il territorio.

Il servizio completo con le interviste del presidente Scaravaggi e dei consiglieri su www.zerocinque23.tv 

 

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