E’ un colpo duro da riassorbire, forse per sempre. Piacenza è stata ferita e con lei ogni cittadino che, fino a ieri , si è cullato nell’illusione di essere “pulito”. Eppure quelle indagini pesanti che scoperchiano i clan legati alla mafia, quelle che nessuno vorrebbe mai sentire nella propria città, sono arrivate anche qui. Ancora più grave, mi permetto di scrivere, se le indagini riguardano un esponente pubblico della realtà politica. Perché la figura del presidente del consiglio comunale dovrebbe essere super partes, sì proposta da un partito, ma garante della correttezza e della legalità.
I capi d’imputazione per Giuseppe Caruso sono associazione mafiosa e truffa aggravata perché avrebbe aiutato alcune aziende ad ottenere finanziamenti europei nell’ambito dell’agricoltura in modo illecito. Sarebbe stato, insieme al fratello Albino anche lui arrestato, in costante sinergia con in vertici del clan Grande Aracri Francesco e Salvatore.
Oggi i cittadini cosa si aspettano? E’ questa la domanda a cui occorre dare una risposta. Se lo chiedessero a me risponderei: senso di responsabilità. Da parte del diretto interessato, dimettendosi dalla carica di presidente del consiglio comunale, e anche della politica. Sì perché, benché i fatti contestati risalgano al 2015 precedenti alla carica rivestita nel 2017, Caruso ha comunque rivestito un ruolo istituzionale. “Non c’entra nulla con l’inchiesta il ruolo politico che ricopre ora” ha detto il procuratore Amato. Un concetto che ha sottolineato anche il sindaco Barbieri nella nota diffusa a fine giornata “Ribadiamo la totale estraneità dell’amministrazione e del Comune di Piacenza da questa vicenda, per cui non accettiamo alcun tipo di bassa speculazione politica, e valuteremo ogni azione a tutela del buon nome e della trasparenza dell’attività dell’Ente”. Tutto vero, ma un uomo che veste un ruolo pubblico lo rappresenta sempre, con coerenza e senso di responsabilità, altrimenti perché sarebbe lì?
Per questo anche la politica deve prendersi le sue responsabilità e ammettere di aver sbagliato. I cittadini non si prendono in giro; solo così forse ci si può rialzare e ripartire.
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