La privatizzazione della gestione del servizio idrico divide. Divide i gruppi consiliari dei comuni della provincia. La delibera del 3 luglio scorso, in cui l’assemblea di Atersir ha deciso di privatizzare, di fatto, la gestione del servizio idrico attraverso gare, sta creando profonde rotture. E proprio dai consigli comunali parte la lotta per cambiare questa decisione. Secondo i comitati a favore dell’acqua pubblica e i partiti, come Rifondazione Comunista che da sempre è a favore della pubblicizzazione, la decisione presa dai sindaci, con la sola astensione del comune di Ottone, viene giudicata antidemocratica e – si legge in una nota “in spregio del voto della maggioranza assoluta degli elettori italiani (27 milioni) e piacentini (106.000) espresso nel referendum del 2011, con il quale i cittadini hanno dichiarato apertamente di volere un affidamento diretto del servizio idrico ad una società pubblica senza scopo di lucro, fuori dalle logiche del mercato e del profitto, in quanto l’acqua non è una merce come le altre, ma un bene comune essenziale alla sopravvivenza di ogni essere vivente, e pertanto non può essere oggetto di speculazione”. Viene denunciata anche una sorta di spinta verso una decisione presentata da Atersir come urgente sostenendo che i comuni non sarebbero stati in grado di gestire una azienda di servizi di profilo industriale. Una evidente falsità secondo i comitati e rifondazione. “Lo dimostrano, in Italia, le tante società interamente pubbliche e affidatarie in house del servizio idrico (nel 43% dei comuni italiani) che gestiscono l’acqua, nella stragrande maggioranza con bilanci in attivo e con elevata efficienza”. “L’ affidamento in house ad una azienda pubblica potrebbe costare sui 35-40 milioni di euro – spiegano – un investimento che, come verificato in altre esperienze, non avrebbe interessato direttamente i Comuni, ma solo l’Azienda Pubblica, che avrebbe goduto nei 25 anni di concessione di un flusso di cassa dalle bollette ampiamente sufficiente alla restituzione del debito, oltre che coprire le spese di gestione, e garantire un dividendo di utili a favore degli stessi comuni”. Contro la decisione dei sindaci e di Atersir perte la mobilitazione dei consigli comunali, con la presentazione di mozioni da discutere e votare in cui si chiede una marcia indietro sul voto espresso a favore della delibera votata in Atesir del 3 luglio. Mozione già fatta propria e presentata da Consiglieri Comunali di Piacenza, Pontenure, Monticelli, Fiorenzuola, Villanova sull’Arda, e che altri consiglieri di altri comuni presenteranno nelle prossime settimane.
ACQUA E RIFIUTI AI PRIVATI. M5S: “SPAZZATO VIA L’ESITO DEL REFERENDUM”
Dopo il voto dei sindaci della Provincia che hanno detto sì alla gara per l’affidamento dei servizi idrici e della gestione dei rifiuti, le reazioni della politica non si sono fatte attendere. In particolare è il Movimento 5 Stelle a rompere il silenzio che in una nota, il capogruppo in consiglio comunale Mirta Quagliaroli scrive “Spazzato via l’esito referendario dai sindaci, largo ai privati nella gestione dei servizi di acqua e rifiuti. Abbiamo buttato tre anni, abbiamo buttato tempo, denaro, abbiamo illuso i cittadini che votare serva ad esprimere la democrazia. Quella democrazia tanto declamata in campagna elettorale, quanto tradita nell’operato politico dei partiti. Come faranno i partiti a chiedere ancora fiducia ai cittadini e aspettarsi che gli stessi gliela concedano? L’astensionismo crescerà e la credibilità di queste classi politiche andrà sempre diminuendo.A cosa servono le intenzioni espresse nei programmi elettorali?” si domanda la capogruppo M5S. La nota prosegue: “Ho sentito cose all’assemblea di Atersir che voi umani non potete immaginare. E ve ne elenco qualcuna in modo che tutti possano trarre le dovute conclusioni: ll solo pensiero della gestione pubblica mi fa venire la pelle d’oca, Mai più gestioni pubbliche dei servizi, Diciamocelo il pubblico è inefficiente, I comuni non hanno validi strumenti di controllo, ma percorreremo la strada della gara. Credo che i cittadini si sentano beffati e inutili, così come una beffa e inutile è stato il loro voto”. La decisione è stata fortemente criticata anche dal Comitato Acqua Bene Comune che ha definito la decisione presa dal consiglio locale di Atersir un “tradimento verso i cittadini che si sono espressi un modo opposto attraverso il referendum”.