QUANDO LA SCRITTURA RENDE LIBERI, IN CARCERE. A TUTTO TONDO

Anche in carcere si può scoprire il piacere della scrittura. È accaduto a Giuseppe Carnovale che, nel corso della sua detenzione, da semianalfabeta ha pubblicato un libro di poesie “Nessuna pagina rimanga bianca”. È questo il senso della scrittura autobiografica: dare un senso all’esistenza, prendere consapevolezza della pena e sentirsi uomo o donna e non solo detenuto. E’ emblematico in questo senso l’esperienza di Ristretti Orizzonti la testata redatta all’interno del carcere Due Palazzi di Padova. A Piacenza invece Sosta Forzata è stata sospesa.

La marcia dei 1000 ha fatto centro: il serpentone colorato e allegro per dire no al progetto del cementificio Buzzi Unicem di utilizzare il Carbonext ha colpito nel segno. Oltre mille i cittadini che hanno partecipato alla marcia da Lugagnano fino al piazzale della Buzzi. Ancora una volta forte e chiara è arrivata la richiesta alla Provincia, a cui spetta l’ultima parola, di effettuare la valutazione di impatto sulla salute.

I cambiamenti quando arrivano portano con se conseguenze anche imprevedibili. Un vero e proprio salto di civiltà. Potrebbe accadere anche con le nuove famiglie? È una domanda alla quale hanno cercato di dare una risposta due voci diverse per formazione: una bioetica, l’altra filosofica. Un tema particolarmente attuale considerato il dibattito che sta creando il sì da parte dell’Irlanda ai matrimoni omosessuali.

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RISTRETTI ORIZZONTI: “CI DICANO SE DOBBIAMO ESISTERE OPPURE NO”

La sospensione di Sosta Forzata, il giornale scritto dai detenuti dalla casa circondariale di Piacenza, pone molte domande soprattutto tra gli operatori, giornalisti e non solo, che credono nella funzione rieducativa della scrittura autobiografica. Sosta Forzata non è nato come un giornale di notizie, ma come luogo di crescita e presa di coscienza attraverso il racconto delle proprie esperienze. Sull’argomento interviene anche la redazione di Ristretti Orizzonti il giornale dei detenuti del carcere Due Palazzi di Padova, con una lunga lettera. Alcuni passaggi sono molto significativi e ci sembra doveroso riportarli.  La redazione chiede “ai rappresentanti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di sedersi intorno ad un tavolo con le redazioni e di dirci chiaramente se vogliono che esistiamo oppure no. E se hanno l’onestà di riconoscere l’importanza della nostra presenza nelle carceri, ci devono offrire delle garanzie chiare, devono permetterci di lavorare con la serietà e l’onestà che hanno caratterizzato in questi anni l’attività di tanti giornali nati in carcere”. “Osserviamo quotidianamente gli sforzi messi in campo da chi vorrebbe che le carceri diventassero davvero luoghi trasparenti e dignitosi per chi vi abita e per chi vi lavora, ma sappiamo anche quanto sia difficile riuscire a fare passi avanti, quando il cambiamento viene contrastato perché garantire i diritti a volte viene percepito come perdita di controllo, come perdita di potere. Cambiamento significa conquistare diritti, ma anche spazi di autonomia che bisogna gestire con responsabilità da parte di tutti, naturalmente anche da parte delle persone detenute, che sono spesso poco abituate ad avere occasioni di responsabilizzazione. Chi conosce le carceri sa che, in situazioni di privazione, ci sarà sempre quello che “farà il furbo” e approfitterà degli spazi guadagnati per ottenere qualcosa per sé, e tuttavia questo non può e non deve essere motivo di restrizione, e tantomeno di chiusura”.

“Se fare informazione dal carcere è un’attività complessa, sapere che la direzione di un carcere può decidere di sospendere una redazione in qualsiasi momento rende tale attività estremamente precaria. E dato che la redazione di un giornale in carcere è importante e preziosa quanto qualsiasi altro giornale del territorio, questa precarietà non dovrebbe esistere”. La redazione di Ristretti Orizzonti ha intenzione di riunirsi al più presto per decidere il da farsi, “perchè – si legge – la sospensione di Sosta Forzata ci deve far riflettere e invece che indebolirci deve darci nuova forza e idee per rendere il nostro lavoro più libero e meno precario”.

sosta forzata