“Fuori luogo il contesto ma il contenuto è fortemente vicino alla verità”. Abbiamo chiesto allo scrittore Gabriele Dadati un commento su quanto accaduto in merito alle parole utilizzate dalla giudice Modica sulle motivazione della sentenza Levante; quel “poteri vischiosi” con malaffare che ha fatto sobbalzare alcuni e riflettere altri.
“TRADITORI DELLO STATO”. CHIESTI 16 ANNI PER MONTELLA
“Traditori dello Stato”. Il procuratore capo Grazia Predella ha definito così i carabinieri della caserma Levanti accusati di vari reati, tra cui tortura e spaccio di droga. Queste le richieste di pena: 16 anni, un mese e 10 giorni per l’appuntato Giuseppe Montella, 14 anni, 5 mesi 10 giorni per l’appuntato Salvatore Cappellano, 13 anni per l’appuntato Giacomo Falanga, 7 anni e 8 mesi per l’appuntato Daniele Spagnolo, 5 anni per il maresciallo Marco Orlando. L’udienza si è tenuta a porte chiuse a Piacenza Expo.
I cinque carabinieri imputati hanno scelto il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena; il 37enne Montella, Falanga e Cappellano si trovano in carcere, Spagnolo e Orlando ai domiciliari.
Le richieste delle parti civili vanno da 4mila a 300mila euro
INCHIESTA ODYSSEUS: GLI INDAGATI SFILANO DAVANTI AL GIP. “COLLABORATIVI E PROVATI”
Sfilano ad uno ad uno davanti al Gip per l’interrogatorio. Gli indagati dell’inchiesta Odysseus stanno comparendo davanti al giudice per le indagini preliminari alcuni in carcere altri in procura accompagnati dai propri avvocati.
Collaborativi, molto provati e per lo più estranei alle pesanti accuse che gli vengono mosse. Insomma l’impressione è che la banda della Levante non sia più così inarrestabile e monolitica. La linea difensiva degli avvocati si sta delineando: c’è chi ha risposto alle domande del gip Milani e del pm Colonna, chi ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere almeno per il momento, chi ha rilasciato dichiarazioni spontanee.
Sta di fatto che le intercettazioni parlano chiaro e confermano un modus operandi collaudato, indiscriminatamente violento e senza scrupoli dedito ad incrementare il numero degli arresti e al guadagno. Dall’inchiesta appare una macchina ben oliata, in cui ognuno ha un ruolo ben preciso, una struttura apicale di comando da cui, oggi, gli indagati tendono a smarcarsi. Come se quel filo che le avesse legati tutti per anni si fosse spezzato all’improvviso.
Non poche marce, ma un generale sistema che evidentemente non funziona a dovere e questo lo testimonia il fatto che la condotta illecita si sarebbe perpetrata dal 2017. Perché nessuno è mai intervenuto? Chi avrebbe dovuto dire Basta? Sono domande a cui qualcuno deve rispondere, per i cittadini, per quel senso di civiltà, moralità e dovere che vengono meno proprio da chi invece dovrebbe farsene portacolori.