CONFINDUSTRIA, CGIL, CISL E UIL PER LA ROMAGNA: ATTIVATO IL FONDO DI SOLIDARIETA’

Confindustria e Cgil Cisl e Uil hanno sottoscritto, a Roma, un accordo di solidarietà per l’Emilia-Romagna, a seguito dell’alluvione che ha colpito la Regione.

È stato attivato un “Fondo di intervento per la popolazione dell’Emilia-Romagna”, nel quale confluiranno contributi di carattere volontario da parte dei lavoratori pari ad un’ora di lavoro, che verranno raddoppiati da un contributo equivalente da parte dell’impresa.

Il contributo si sostanzia nella firma di una delega da parte del lavoratore, nel quale autorizza la trattenuta di una somma equivalente ad un’ora della retribuzione netta mensile, che verrà versata sull’apposito conto corrente indicato dai promotori.

I contributi verranno raccolti tramite il c/c con Codice IBAN: IT69B0103003201000007100093 attivato presso Monte dei Paschi di Siena intestato a: CGIL CISL UIL CONFINDUSTRIA FONDO SOLIDAR. ALLUVIONE EMILIA ROMAGNA, con la firma congiunta di un rappresentante per organizzazione appositamente delegato dal rappresentante legale di ciascuna di queste.

Confindustria e Cgil, Cisl e Uil effettueranno una valutazione puntuale sulle modalità dell’intervento a sostegno della popolazione e del sistema produttivo duramente colpiti dall’alluvione, nei modi e con le forme che ne garantiscano la certezza della destinazione e la più rapida utilizzazione. La raccolta dei fondi avrà termine il 31 dicembre 2023.

 

CGIL VERSO IL CONGRESSO: GRAZIE AL SINDACATO SALVATI 10MILA POSTI DI LAVORO IN DUE ANNI”

“Persi 2500 posti di lavoro, ma il rischio era di perderne 13mila tra prima e dopo pandemia. La nostra provincia ha tenuto in termini occupazionali grazie al lavoro del sindacato, al blocco dei licenziamenti e agli ammortizzatori sociali”. E’ la posizione del segretario della Cgil di Piacenza Ivo Bussacchini che ha presentato il 19esimo Congresso provinciale in programma il 9 e 10 gennaio.

Oltre 400 assemblee nei mesi di novembre e dicembre, che hanno portato al voto oltre 5300 iscritti e coinvolto oltre 12mila persone nei luoghi di lavoro e nelle leghe dei pensionati in tutta la provincia di Piacenza. “Questi numeri la dicono lunga sul radicamento della Cgil sul territorio piacentino, siamo qui da 132 anni e vogliamo affrontare le sfide di equità e giustizia come sempre insieme, con forza, dal basso e per raddrizzare un mondo del lavoro sempre più precario con un intollerabile gap salariale tra donne e uomini, con le prime pagate in media il 17% in meno”.

Il Congresso sarà l’occasione per presentare i dati dell’Osservatorio Economia e Lavoro a cura di Ires Emilia Romagna. “Nel 2023 le previsioni elaborate su dati Istat dicono che la crescita sarà di poco superiora allo zero, se leghiamo questo dato con un’inflazione a doppia cifra abbiamo serie preoccupazione in termini di prospettiva”  ha anticipato Bussacchini. Nel rapporto si analizza anche il Reddito di cittadinanza. “A Piacenza le famiglie che lo hanno chiesto sono il 2,2%, in Regione il 2,7, in Italia la media è del il 6,7%. Qui la media del RdC è di 464 euro a famiglia al mese, e un quinto di queste ha disabili nel nucleo familiare. Bisogna smetterla di prendere di mira ideologicamente questo strumento dicendo che le persone non hanno voglia di lavorare. Si usino strumenti più efficaci di politiche attive del lavoro, siamo di fronte a situazione di reale bisogno”.

 

SEI DOMANDE DEI SINDACATI AI CANDIDATI PIACENTINI: “TEMI CRUCIALI PER LA TENUTA SOCIALE”

Potere d’acquisto, occupazione, energia, demografia, sanità e clima: sono i temi cruciali con cui la politica si deve misurare, a rischio c’è la tenuta dell’intero paese. Ancora di più, oggi, a poche settimane dal voto politico.

Cgil Cisl e Uil hanno elaborato sei domande proprio relative a queste tematiche rivolte ai candidati e alle candidate che aspirano ad un seggio nei collegi che riguardano il territorio piacentino. Domande chiare su temi di vitale importanza nate dagli iscritti ai sindacati confederali, che rappresentano un quarto degli elettori. Esiste la concreta possibilità che in piazza scendano anche gli imprenditori non solo i lavoratori, in quello che si preannuncia uno degli autunni più caldi degli ultimi decenni.

DONNE CGIL: “NON SIAMO STRUMENTI DI LOTTA POLITICA. QUANTI EPISODI DI VIOLENZA DOMESTICA SI FA FINTA DI NON SENTIRE?”

Dei gravissimi fatti di via Scalabrini parlano anche le Donne della Cgil: Perché invece di convogliare l’attenzione sul colore della pelle e provenienza dell’aggressore, non ci si concentra sul mancato impegno di politiche di sostegno alle donne?

Ecco il testo del comunicato

La violenza sulle donne non conosce differenze in base al colore della pelle, al ceto sociale, al permesso di soggiorno o alla cittadinanza. La questione non può e non deve tradursi in un dibattito sull’ordine pubblico o sulle politiche immigratorie – di cui occuparsi solo in determinate circostanze – arrivando a valutare la gravità stessa della violenza in base alla nazionalità di chi la commette. Giù le mani dalle donne che subiscono violenza: non siamo strumenti di lotta politica, e chi ha responsabilità istituzionale non utilizzi l’ultimo episodio avvenuto qui a Piacenza come argomento di polemica considerate le imminenti elezioni.
Il grave episodio avvenuto nei confronti della signora ucraina vittima di uno stupro consumato in strada, porta ad interrogarci e a fare riflessioni rispetto ad un tema che per il Coordinamento Donne Cgil è sempre centrale: il contrasto della violenza sulle Donne.

Perché invece di convogliare l’attenzione sul colore della pelle e provenienza dell’aggressore, non ci si concentra sul mancato impegno di politiche di sostegno alle donne? Politiche che riguardano la nostra vita: autonomia lavorativa ed economica, autonomia nelle decisioni personali e sul proprio corpo, sul proprio futuro e dei figli.
Quanti episodi di violenze domestica si fa finta di non “sentire” attraverso muri, finestre e qualsiasi fessura che getti uno sguardo dentro i focolai italianissimi? Sarebbe auspicabile la medesima attenzione ad episodi di violenza domestica ascoltata attraverso i muri e forse si riuscirebbe a prevenire il tragico epilogo di situazioni famigliari nascoste. Gli ultimi dati forniti dalla Questura di Piacenza sono sconfortanti e denotano un deciso incremento delle violenze: nel 2021 le violenze domestiche a Piacenza sono quasi raddoppiate, da 45 a 77 (32 in più), così come le violenze sessuali, raddoppiate. Solidarietà e vicinanza da parte della nostra Confederazione alla donna vittima di questi gesti e il ringraziamento di cuore al cittadino che tramite la segnalazione ha consentito un tempestivo intervenuto delle forze dell’ordine.
Biasimo e commiserazione per chi vuole SPECULARE e SPETTACOLARIZZARE, mostrando urbi et orbi un video che non fa altro che ferire di nuovo la donna stritolata dalle mani violente di un uomo e di un certo sistema politico macista e ipocrita. I temi irrisolti che stanno a cuore alle donne sono lì, tutti sul tavolo della politica. Si colga l’occasione di questo battage mediatico per affrontarli.

INCHIESTE LOGISTICA: CGIL “MASSIMA CHIAREZZA PER I LAVORATORI”. RAPPRESENTANTE SINDACALE SICOBAS “SI PERSEGUE CHI FA RISPETTARE LA LEGGE, SI LASCIANO LIBERI QUELLI CHE SFRUTTANO”

La Cgil di Piacenza chiede chiarezza e celerità nell’inchiesta che riguarda i sindacati autonomi SiCobas e USB. “Le inchieste degli ultimi giorni – si legge nella nota della segretaria della Cgil – dimostrano quindi come una regia territoriale che possa governare e prevenire certe storture non sia più rinviabile per Piacenza. Ecco il testo

I lavoratori del settore della logistica piacentina sono da molti anni impegnati, assieme al sindacato, a lottare contro lo sfruttamento, per la legalita’ e il miglioramento delle loro condizioni di lavoro. E’ per loro, e con la massima fiducia nel sistema giudiziario italiano, che chiediamo chiarezza e celerità nell’inchiesta in corso. La necessità di rafforzare, tramite l’azione sindacale, il protagonismo e i diritti dei lavoratori è un tema centrale oggi, come lo era ieri e come lo sarà domani: i conflitti tra lavoratori e aziende sono diffusi ed evidenti in un settore cresciuto in modo incontrollato e spesso a scapito dei diritti dei lavoratori. Grandi aziende della logistica hanno fatto affari grazie a una catena di appalti e subappalti formata da cooperative, mini appaltatori e microaziende il cui unico fine è abbassare il costo del lavoro. Ed è in questa “catena degli appalti” che le responsabilità sociali sono diluite e i lavoratori, per la maggior parte immigrati, sono più deboli. Questa deriva deve essere fermata.

Le inchieste degli ultimi giorni dimostrano quindi come una regia territoriale che possa governare e prevenire certe storture non sia più rinviabile per Piacenza.

 E’ quasi superfluo dire che la Prima Camera del Lavoro “sorta sotto i cieli d’Italia” ormai 131 anni fa si batte per la tutela dell’esercizio delle funzioni sindacali, per la libertà di espressione e la democrazia in tutti i luoghi di lavoro e per difendere il diritto di lavoratrici e lavoratori di scioperare e manifestare, così come sancito dalla nostra Costituzione nata dalla Resistenza partigiana.

Rivendichiamo oggi come abbiamo sempre fatto il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, il rispetto della dignità di lavoratrici e lavoratori e la piena attuazione della democrazia in ogni luogo di lavoro – sottrarre lavoratori e lavoratrici – spesso tra i più deboli e ricattabili – alle logiche dello sfruttamento.

Pubblichiamo anche la lettera firmata di una rappresentante sindacale SiCobas del magazzino Nippon di Piacenza. Una lettera dai toni molti duri nei confronti dell’indagine in corso, “se l’intento era quello di screditare il sindacato agli occhi dei suoi iscritti – si legge – dopo questa operazione lo sosterremo con ancora maggiore convinzione” e ancora “Credo non ci sia bisogno di commentare ulteriormente rispetto alla mala fede dell’impianto accusatorio”. Chiaro il riferimento ai sindacati confederali, in particolare alla Cgil nel passaggio “suggerisco infine alla Procura di spendere i soldi pubblici non in indagini contro le uniche persone che hanno dato un po’ di giustizia a noi operaie piacentine, ma contro quei sindacati confederali (non faccio
nomi ma credo che tutti possiate dedurre a chi mi riferisco) che anche nel nostro posto di lavoro esercitavano un ferreo caporalato discriminando chi non aderiva alla loro sigla” . Ecco il testo

Scrivo per comunicare quanto sia rimasta interdetta dagli arresti dei miei dirigenti sindacali e da come la vicenda è stata presentata dai media locali.
Leggendo i principali siti di informazione, infatti, viene ripresa senza alcun approccio critico la versione a mio avviso farsesca fornita dalla Procura al momento degli arresti. Negli atti si legge chiaramente che il S.I.Cobas “estorcerebbe” contratti migliorativi rispetto al contratto nazionale per i suoi iscritti. Credo che questa frase dica già tutto: quale altro dovrebbe essere il compito di un sindacato? Si legge poi che il sindacato “lucrerebbe” sulle tessere. Nella realtà, questa frase andrebbe corretta in “come ogni altro sindacato, il sostentamento dell’organizzazione deriva dagli introiti delle tessere”. E anche qui non vedo nulla di male. Si parla infine di “ricavi personali”, e questo è il punto che mi ha fatto più arrabbiare. Conosco personalmente le persone arrestate, e le loro condizioni di vita sono al limite della povertà. Quanto all’utilizzo che ogni operatore sindacale ha deciso di fare dei suoi introiti (siano essi lo stipendio che percepiscono o il valore delle conciliazioni) chiunque sa che ciò non ha alcuna rilevanza penale (che infatti non viene contestata negli atti). Che uno decida di comprare una casa per i suoi genitori al paese di origine, giocarseli alle macchinette o risparmiarli per le vacanze è del tutto irrilevante, e darvi pubblicità serve solo a creare una patina di sospetto intorno agli stessi. Come donna, infine, sono particolarmente offesa dal fatto che si “incrimini” il fatto che il S.I.Cobas ha utilizzato parte dei suoi introiti per finanziare numerosi pullman diretti a manifestazioni nazionali, come
quella che ogni 25 novembre si svolge a Roma contro la violenza di genere.
Credo non ci sia bisogno di commentare ulteriormente rispetto alla mala fede dell’impianto accusatorio, e posso assicurare che se l’intento era quello di screditare il sindacato agli occhi dei suoi iscritti, dopo questa operazione lo sosterremo con ancora maggiore convinzione.
Suggerisco infine alla Procura di spendere i soldi pubblici non in indagini contro le uniche persone che hanno dato un po’ di giustizia a noi operaie piacentine, ma contro quei sindacati confederali (non faccio nomi ma credo che tutti possiate dedurre a chi mi riferisco) che anche nel nostro posto di lavoro esercitavano un ferreo caporalato discriminando chi non aderiva alla loro sigla e che, proprio sino all’intervento del S.I.Cobas, ci hanno tenuti per anni con livelli di inquadramento e paghe più basse di quanto previsto dalla legge. Il mondo al contrario: si persegue chi fa rispettare la legge, si lasciano liberi quelli che sfruttano.

 

LAVORO: NEL 2020 AUMENTANO LE DONNE INATTIVE RISPETTO AGLI UOMINI

E’ certamente un quadro con pochissime luci e molte ombre quello che emerge dai dati del 12esimo Osservatorio su Economia e Lavoro a cura dell’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali dell’Emilia Romagna commissionato dalla Cgil di Piacenza.

Un ritratto fortemente condizionato, quello del 2020, dalla pandemia da Covid 19 per cui Piacenza ha pagato il prezzo più alto di vittime, seconda solo a Lodi.

Soprattutto il mercato del lavoro offre lo spaccato più significativo di quanto accaduto: la diminuzione degli occupati, che nel 2020 sono 127mila e dei disoccupati (7mila) portano ad un incremento dell’inattività che arriva al 27 per cento.

Se si guarda dentro questo dato, già di per sé preoccupante, si osserva una forte disparità di genere: nel 2020 variano positivamente gli occupati maschi (+1%) e negativamente le occupate femmine (-4.4%). Il tasso di occupazione maschile è il più alto dal 2004 ad oggi (77.9%), quello femminile, invece, è del 59.5%.

LANDINI: “OCCORRONO LAVORO STABILE E CONTRATTI SERI”

Lavoro, pensioni, contratti seri per i giovani. Sono i temi caldi che scatenano gli applausi di una platea partecipata e partecipe oggi più che mai impegnata nel sociale e nel mettere in primo piano i diritti dei lavoratori. Sono gli iscritti al sindacato della Cgil, che quest’anno celebra i 130 anni della Camera del Lavoro di Piacenza, la prima nata sotto il cielo d’Italia nel 1891. E poi c’è lui, il segretario Maurizio Landini, ospite speciale di questa giornata di celebrazione, intervistato dal direttore di sky tg 24 Giuseppe De Bellis.

CGIL: “SLOGAN INSOPPORTABILI. LA NOSTRA, UNA RISPOSTA CIVILE E PACIFICA”

In una nota la Filt Cgil di Piacenza risponde alle accuse del sindacato Si Cobas che si è riunito in presidio davanti alla Camera del Lavoro.

“La nostra è stata una risposta ferma, democratica e responsabile di fronte a una manifestazione annunciata contro la chiusura dello stabilimento FedEx che si è trasformata in una contestazione alla Cgil dai toni inaccettabili: abbiamo ascoltato per 60 volte in 2 ore l’accostamento “Cgil-mafia”. E’ insopportabile sentire certi slogan per chi, come la Cgil, si è costituita parte civile nei processi contro le mafie e che ha avuto, a cominciare da Placido Rizzotto (1948), compagni ammazzati o minacciati nella difesa dei diritti contro i fenomeni mafiosi”.

“Non siamo e non saremo minimamente interessati ad alimentare una contrapposizione tra sindacati e lavoratori che altri hanno voluto e cercato, e proseguiremo l’impegno nel far tornare sui propri passi FedEx che con una scelta inaccettabile ha deciso, dall’oggi al domani, di chiudere l’impianto di Piacenza. Un sentito ringraziamento lo rivolgiamo ai colleghi di Cisl e Uil e a quel largo orizzonte di associazioni, partiti e singole personalità pubbliche e semplici cittadini che non hanno fatto mancare il loro sostegno alla Cgil”.

“Vogliamo rivolgere il nostro profondo senso di gratitudine a chi questa mattina ha voluto testimoniare la solidarietà alla Cgil con la sola forza delle proprie idee. Non aver reagito a insulti, provocazioni e slogan indegni di chi vorrebbe rappresentare i lavoratori ha dimostrato ancora una volta il senso di responsabilità della nostra gente”  

(In Foto, Argentina Bonetti Altobelli che arringa i braccianti a Podenzano nel )

SI COBAS CONTRO LA CGIL: AL CENTRO LE TENSIONI PER LA CHIUSURA FEDEX-TNT

Un sindacato contro l’altro: si cobas e Cgil proprio davanti alla camera del lavoro. Fa effetto vedere la protesta non contro i vertici di una multinazionale ma tra gli stessi lavoratori appartenenti a due sindacati, che fino a poco tempo fa, qualcuno definiva uno la costola dell’altro.

Una presa di posizione netta e decisa contro i sindacato di via 24 Maggio: “la Filt- Cgil – è il testo della nota – deve smetterla di utilizzare il suo ruolo per contrastare le rivendicazioni operaie agendo un ruolo filo padronale. Tutti gli interventi hanno rimarcato il danno subito nelle loro vite lavorative e manifestato insofferenza verso gli ulteriori colpi portati in questi giorni con la collaborazione alla chiusura del sito Fedex-Tnt”.

A PIACENZA PERSI QUASI TREMILA POSTI DI LAVORO, L’INDAGINE DELLA CGIL

E’ una Piacenza a tinte molto fosche quella che esce dall’undicesima edizione dell’Osservatorio Economia e Lavoro della Cgil curato da Davide Dazzi. Una fotografia cupa a partire dalla demografia: solo tra marzo e giugno 2020 a Piacenza ci sono stati 2481 decessi, vittime del Covid, + 109% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel periodo 2011 2020 Piacenza perde lo 0.7% della popolazione, creando una sorta di staticità demografica. A crescere è la popolazione over 55, perde l’8.3% la fascia 35-54 e cresce la fascia over 75. Aumentano le famiglie formate da un solo componente spesso over 75, questo impone un ripensamento del welfare. Cresce la percentuale di stranieri; oltre 20% nel 2020 rispetto a dieci anni fa.

Economia: Piacenza ha un ritardo strutturale, già i segnali erano evidenti nel 2019. Tutte le province dell’Emilia Romagna hanno recuperato il livello pre crisi 2007, tranne Piacenza e Ferrara.

Lavoro: a Piacenza la retribuzione è la più bassa in totale della regione, -5.7%. La più bassa anche se si confrontano solo donne o solo uomini. Tra marzo e maggio si sono persi quasi 3000 posti di lavoro a tempo determinato, soprattutto nel commercio e ristorazione. Le partite iva crollano del -27.4% tra gennaio e giugno.

Ambiente: il consumo di suolo è più contenuto (7,7%) rispetto alla media regionale (8,9%). Migliora la posizione di Piacenza se si considera il consumo di
risorse e soprattutto la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda la qualità ambientale Piacenza è in condizioni di debolezza.