CONTRO LA CHIUSURA DEGLI UFFICI POSTALI SCATTA LA PROPOSTA DEI SINDACI

La proposta verrà formalizzata a breve e necessità di risposte più che tempestive. Nel corso del vertice nella sede centrale delle Poste, i sindaci hanno fatto quadrato contro la chiusura degli 8 uffici postali periferici: Santimento, Biana, Settima, San Giuliano, Godi, Rezzano, Vicobarone e San Nazzaro. Ma contro la chiusura nulla si può fare perchè Poste Italiane ha deciso di ridimensionare gli uffici periferici, in Emilia Romagna sono 53 gli uffici destinati a chiudere. “Abbiamo registrato l’indisponibilità delle Poste a trattare – ha detto il sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani, anche coordinatore provinciale di Anci – e quindi ci siamo chiesti come fare per garantire, in modo seppur essenziale, il servizio. Abbiamo chiesto di ridurre da 27 a 8 i giorni al mese di apertura degli uffici decentrati”. In sostanza si tratta di un giorno a settimana di apertura, ad eccezione dell’ufficio di San Nazzaro che resta aperto 6 giorni. “In questo modo – spiega Venaziani – verrebbe garantita l’azione sociale degli uffici postali, indispensabili soprattutto per gli anziani nel ritiro della pensione. Se Poste Italiane accetterà, per noi non sarebbe comunque una vittoria, ma almeno la soluzione meno penalizzante”. La proposta verrà inviata dal coordinatore provinciale Anci, Veneziani, a Poste e Agcom. La risposta dovrà arrivare giocoforza in tempi brevi, perchè la chiusura degli uffici è prevista per il 7 settembre. La decisione di Poste di ridurre su scala nazionale gli uffici decentrati non è riconducibile al pagamento degli affitti, bensì ad una ricollocazione più redditizia del personale.

ufficio postale

ALBERGO ROMA, DA OGGI SI CHIUDE L’ERA PRATI

Da oggi per  il Grande Albergo Roma si è chiuso un capitolo. Un capitolo durato 29 anni.  Il 30 giugno infatti è stato l’ultimo giorno di apertura al pubblico della struttura gestito da Elena e Piero Prati. L’hotel resterà chiuso per un paio di mesi, per riaprire a settembre sotto la nuova gestione del gruppo Incerti. Sulla pagina Facebook, i fratelli Prati hanno salutato virtualmente tutti gli amici augurando buon lavoro al nuovo gestore.  “Si chiude la ” ELPI ” che in una sigla pur cosi banale ( non sono altro che le prime due lettere di Elena e Piero) – scrive nel post Elena Prati – racchiude pero’ 20 e più anni di collaborazione, condivisione e lavoro svolto spesso in coppia senza litigi di sorta ma con grande passione.” Nelle ultime righe un augurio che suona come un  arrivederci della ELPI magari sotto un’altra forma. Dal punto di vista occupazionale 14 lavoratori su 25 verranno riassunti con le stesse precedenti mansioni; i restanti hanno trovato un accordo consensuale con la proprietà per sospendere il rapporto di lavoro. In questi due mesi la famiglia Incerti procederà ad alcuni interventi di manutenzione nelle parti comuni per proseguire in autunno nelle stanze, quando già l’albergo sarà regolarmente aperto al pubblico. 

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CARREFOUR, PER 22 LAVORATORI OTTENUTA LA CASSA INTEGRAZIONE

Il 24 aprile il supermercato Carrefour ha chiuso i battenti anche a Piacenza. Ventidue dipendenti sono rimasti senza lavoro. I sindacati di categoria, nel corso di un incontro con l’azienda, hanno ottenuto al cassa integrazione per un anno e la mobilità. Se il lavoratore sceglierà la mobilità entro il 24 ottobre avrà diritto ha 12 mensilità, se la chiederà entro il 15 dicembre le mensilità scenderanno a 9. “Un buon accordo -ha commentato Giuliano Zuavi della Filcams Cgil – a cui si aggiunge l’impegno che abbiamo ottenuto anche dall’amministrazione. Abbiamo incontrato il sindaco Dosi, il vice Timpano e l’assessore al Commercio Tarasconi affinchè si impegnino a valutare se altri insediamenti produttivi necessitano di nuova forza lavoro in modo da ricollocare i 22 lavoratori e per capire se sono fondate le voci di interesse di altri noti marchi ad entrare nel centro commerciale che prima ospitava Carrefour”. Un altro problema che si aggiunge a quello occupazionale, è quello dello spopolamento del centro commerciale Farnese in via Atleti Azzurri d’Italia che ospitava il supermercato. E’ da tempo infatti che numerosi altri negozi sono vuoti. “Se non arrivano risposte anche dalla politica – ha detto Zuavi – il commercio è in agonia”. In due anni Carrefour ha avuto 800 mila euro di perdite, motivo che sta portando il marchio a lasciare l’Italia. Non se la passa meglio Mercatone Uno in passivo per 600 milioni di euro a livello nazionale; oggi il marchio è in amministrazione controllata dagli ispettori ministeriali. A Fiorenzuola 35 lavoratori rischiano di trovarsi, a breve, senza occupazione. Una situazione che si sta estendendo a macchia di leopardo che vede il commercio in forte sofferenza.

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SANDVIK, “LICENZIATI PER TROPPA EFFICIENZA”

Da oggi i cancelli della Sandvik di San Polo si sono ufficialmente chiusi. È il bilancio del braccio di ferro tra azienda, istituzioni e sindacati dopo l’annuncio, lo scorso aprile, della chiusura dello stabilimento da parte della direzione. Su 57 lavoratori, 8 sono stati ricollocati, alcuni con profili allineati ai precedenti, altri in un contesto di vendita, altri specialisti di area. Per questi la sede principale sarebbe Milano; San Polo dovrebbe diventare la sede distaccata per 2, 3 persone, ma ad ora non è ancora operativa. Per i restanti lavoratori il futuro è la cassa integrazione, una decina ha fatto domanda per la mobilità. Altri, quelli prossimi alla pensione, hanno chiesto ed ottenuto incentivi all’esodo. Buoneuscite cospicue, che pero’ non pagano la delusione e l’amarezzadi aver perso il lavoro in un’azienda leader nel settore e in ottima salute. “Ci hanno licenziato per troppa efficienza” dice qualche lavoratore deluso e amareggiato per come si è conclusa la storia decennale della Sandvik.

SANDVIK, CANCELLI CHIUSI DAL 14 LUGLIO

La trattativa per salvare la Sandvik di San Polo è durata poco meno di tre mesi. A metà aprile l’annuncio improvviso della chiusura del sito piacentino da parte della direzione generale entro metà luglio. E così è stato.  Nel frattempo si sono svolti numerosi tavoli di  concertazione tra rsu, sindacati, Confindustria e direzione. I lavoratori avevano aperto le porte dello stabilimento di San Polo per dimostrare che le ommesse erano in aumento, le linee attive e la produzione perfettamente funzionante e operativa.  Adeso vien da dire che tutto questo è servito a poco. Nelle settimane successive all’annuncio della chiusura, tra i lavoratori era palpabile la rassegnazione, sia tra i veterani con alle spalle 30 anni di servizio sia tra i neo assunti. Stamattina l’epilogo: in Provincia la firma per la cassa integrazione per 12 mesi per 50 lavoratori,  la mobilità per i dipendenti e incentivi all’esodo suddivisi per fasce d’età. Alcuni di essi ferranno impiegati nella fase di dismissione,  altri verranno ricollocati in altri stabilimenti. Resta comunque confermata la data del 14 luglio come l’ultimo giorno di attività della Sandvik, un altro marchio storico che lascia Piacenza.

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