NUOVO OSPEDALE: DECIDA LA POLITICA, IN FRETTA

E’ un botta e risposta tra comitati ormai da qualche giorno. Al centro c’è l’ex Pertite che potrebbe ospitare il nuovo ospedale. La partita relativa alla nuova struttura che dovrebbe sostituire l’attuale Polichirurgico si gioca su due fronti: quello amministrativo, ovvero confermare o meno la volontà politica di lavorare per il nuovo ospedale accaparrandosi quei 100 milioni di euro messi a disposizione della Regione, e quello sulla collocazione. Due fronti che si intrecciano fortemente, quasi che il primo dipenda dal secondo. Ad ingarbugliare ancora di più la situazione è la nascita di un nuovo comitato a favore dell’ospedale nuovo all’interno del parco della Pertite. Un gruppo molto nutrito, i cui promotori sono per lo più professionisti del campo sanitario. Gli stessi che sette anni si erano espressi favorevolmente per la Pertite a parco. Una contraddizione? No, è la risposta. Anzi “per tanti concittadini la realizzazione del polo sanitario in quella locazione consentirà di passare dai sogni alla realtà di un parco non solo sognato”.

Dall’altra parte il comitato Partite Bosco in città fa leva proprio sulla volontà popolare del referendum del 2011, e sul fatto che l’ospedale in quel luogo eliminerebbe l’unico polmone verde in città. E’ qui che si scatena la guerra dei numeri: secondo il comitato a favore l’area dell’ospedale andrebbe a occupare lo spazio attualmente occupato da piste, aree cortilizie, edifici di 114 mila metri quadrati; dati ben diversi quelli del comitato pro parco che riducono l’area attualmente edificata a circa 35 mila quadrati.

Che fare a questo punto? Occorre che la politica prenda una decisione, seria e nel bene della comunità considerando molteplici variabili che finiranno comunque per scontentare qualcuno.

PERTITE A PARCO: OGGI TUTTO E’ IN DISCUSSIONE

Nel 2011 in 30 mila si erano espressi, attraverso un referendum, perché diventasse un parco. Nel 2017 il consiglio comunale ha approvato la destinazione a parco nel piano regolatore. L’oggetto del contendere, di questa vicenda che si sta ingarbugliando sempre di più, è l’area della Pertite, che negli ultimi tempi pare catalizzare l’attenzione per il nuovo ospedale. Certo non da parte del comitato di cittadini Pertite Bosco in città che da anni si battono perché l’area possa ospitare un parco.

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GALVANI: “SI FACCIA UN PASSO INDIETRO SU VILLANOVA”

Se non sarà possibile un ritorno al passato sull’ospedale di Fiorenzuola, almeno si valuti un passo indietro sull’unità spinale di Villanova. Lo chiede il Comitato Amici dell’ospedale di Villanova sull’Arda a poche settimane dell’ultima conferenza socio sanitaria a cui ha partecipato anche l’assessore alla sanità Sergio Venturi. Tutto è partito il 31 marzo scorso che ha dato, di fatto il via, al riordino delle rete ospedaliera con una maggioranza dello 0,67%. Questo impone il trasferimento dell’unità spinale da Villanova nel nuovo ospedale di Fiorenzuola. Un riordino che viene da lontano, ovvero risponderebbe al decreto in materia di sanità dall’ex ministro Balduzzi.

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COMITATO NO RIFIUTI CADEO, DOMENICA MANIFESTAZIONE

Si chiama “Comitato NO RUFIUTI CADEO”, nato, pochi giorni fa, da un gruppo di cittadini che vogliono preservare la qualità dell’ambiente del territorio e la salute dei cittadini non solo di Cadeo ma anche dei paesi limitrofi. nella nota si legge che “Il conseguimento di tale scopo avrà come principali conseguenze la tutela della qualità della vita della popolazione, la salvaguardia del valore del settore immobiliare/agricolo e il sostegno al futuro sviluppo economico della zona. Questo obiettivo sarà perseguito attraverso il coinvolgimento della cittadinanza del comune di Cadeo e di altri comuni limitrofi interessati ad opporsi, in maniera democratica e legale, a qualsiasi iniziativa atta a favorire il proseguimento del progetto di sviluppo di un Impianto di trattamento rifiuti e produzione di Mps ed Energia nell’area dell’ex RDB”. Il comitato sostiene che questo impianto sarà alimentato con diverse tipologie di rifiuti che potrebbero avere gravi ripercussioni sull’ambiente circostante. Il comitato, i cui referenti sono Doriana Surgo, Alessandro Vincini e Nicola Scocca, è stato istituito in modo spontaneo in seguito alla decisione da parte del sindaco Bricconi e della giunta di considerare la possibilità di dichiarare il proprio interesse a questa iniziativa industriale, l’impegno ad avviare la valutazione della proposta e la disponibilità ad accogliere l’insediamento dell’attività sul territorio comunale, una volta ottenute le autorizzazioni. Nel corso dell’ultimo consiglio comunale, il comitato è intervenuto ottenendo un rinvio della votazione per permettere di procedere agli opportuni approfondimenti. A questo proposito il comitato ha organizzato una manifestazione pacifica per domenica 9 aprile dalle 10.30 circa a Cadeo.

 

PALAZZO EX ENEL, COMITATO: “RESTANO RISPOSTE INEVASE”

Un passo avanti seppur piccolo c’è stato rispetto al passato, certo forse con un po di ritardo. E’ quanto sostengono i membri del comitato contro il cantiere di Palazzo ex Enel a pochi giorni dall’incontro a Bologna con il sovrintendente Luigi Malnati. Il passo avanti consiste nel piano di valorizzazione che la Sovrintendenza ha proposto all’amministrazione per la tutela del patrimonio archeologico con l’elaborazione di una carta delle potenzialità archeologiche, l’allestimento e apertura al pubblico delle sezioni dedicate all’Età del Ferro e periodo romano della città all’interno del Museo Archeologico, l’analisi non distruttiva, effettuata con georadar e altri strumenti, di altri tratti di mura romane in una o più aree libere da edifici in modo da poter effettuare un intervento mirato in grado di fornire dati aggiornati e attendibili, alla luce delle moderne tecniche di scavo. Questo quanto riporta la nota della sovrintendenza, questo quanto concesso ai cittadini che, comunque non sono pienamente soddisfatti. “Non siamo del tutto soddisfatti – ha riferito l’architetto Manrico Bissi – perchè abbiamo chiesto di vedere il progetto tecnico e ci è stato detto che non è nella disponibilità della Sovrintendenza, allora abbiamo chiesto il verbale del sopralluogo del 2014, ci è stato risposto che non ve n’era copia”.

Il museo non si può fare, è la posizione della Sovrintendenza che apporta una serie di ragioni di conservazione, opportunità e utilità sostenendo che i dati di uno scavo effettuato con le tecniche di 34 anni fa sono scarsamente utilizzabili. “Non si può dire che non ci sono i soldi per portare alla luce questi reperti, quando non si fa neppure una stima di quanto costerebbe questa operazione – spiega Bissi – restano forti dubbi di carattere interpretativo”.

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EX ENEL, SOVRINTENDENZA: IL MUSEO NON S’HA DA FARE

Il museo non s’ha da fare, le procedure sono corrette. E’ la sintesi del parere espresso dal Sovrintendente Luigi Malnati che ha incontrato i rappresentanti del comitato contro il cantiere di Palazzo ex Enel. Malnati, si legge in una nota “ha chiarito l’assoluta trasparenza, coerenza e legittimità delle procedure seguite dalla Soprintendenza”. È stato spiegato che la trasformazione dei manufatti in sito musealizzato e fruibile dal pubblico non è praticabile per almeno tre ragioni di conservazione, utilità e opportunità. Ragioni che non convincono i membri del comitato che ricordano che “il proprietario acquistò l’area sapendo che vi era un vincolo di destinazione pubblica, che solo dopo subì una variazione a causa di un cambio di destinazione. I reperti erano stati accertati dalla Sovrintendenza di Bologna; il vincolo del 1981 prevedeva di lasciare coperti i reperti ma di mantenere la possibilità di lavorarvi”. Un risultato importante il comitato l’ha ottenuto: dare avvio all’istruttoria di vincolo per tutelare i beni in via definitiva. La Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna proporrà all’amministrazione di Piacenza un piano per la tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico strutturato su tre punti: 1) l’elaborazione di una carta delle potenzialità archeologiche (analoga a quella redatta a Modena o Cesena) in grado di mappare e valutare previsionalmente i depositi archeologici presenti in area urbana 2) l’allestimento e apertura al pubblico delle sezioni dedicate all’Età del Ferro e periodo romano della città all’interno del Museo Civico Archeologico, da troppi anni chiuse al pubblico non certo per volontà della Soprintendenza. 3) l’analisi non distruttiva, effettuata con georadar e altri strumenti, di altri tratti di mura romane in una o più aree libere da edifici in modo da poter effettuare un intervento mirato in grado di fornire dati aggiornati e attendibili, alla luce delle moderne tecniche di scavo

EX ENEL CANTIERE AEREO

BIOGAS BORGOTREBBIA, IL TAR RESPINGE IL RICORSO DEI CITTADINI

Il Tar ha scritto la parola fine alla diatriba sull’impianto biogas di Borgotrebbia. La sentenza ha respinto il ricorso presentato dai cittadini che nei mesi scorsi avevano organizzato incontri pubblici e assemblee per illustrare i pericoli che, a loro avviso, sarebbero derivati dalla realizzazione dell’impianto. A questo proposito era sorto proprio un comitato di residenti che aveva presentato il ricorso. In una sentenza di una trentina di pagine però il Tribunale amministrative scrive di non aver riscontrato irregolarità.

Questa la nota del comune

Gran parte dei motivi formulati dai ricorrenti può condensarsi in un’unica sostanziale censura: gli enti che hanno preso parte alla Conferenza dei servizi non avrebbero svolto un’adeguata istruttoria, non avendo approfondito le tematiche della tutela del parco, dell’aumento del traffico, delle immissioni inquinanti, delle garanzie inerenti il ripristino dell’area dopo la dismissione dell’impianto. Si contrappone il dato documentale per cui, gli Enti e le Autorità che hanno partecipato al procedimento, dopo aver chiesto integrazioni e chiarimenti, si sono espressi tutti favorevolmente sul progetto per la realizzazione dell’impianto a biogas con potenza. L’Ente Parco – si legge nella sentenza – si è espresso in termini di coerenza con le finalità istitutive del parco in quanto tendente a promuovere la multifunzionalità di un’azienda agricola locale, mediante un’attività economica connessa, che differenzia il proprio reddito e che si basa sull’uso sostenibile delle risorse naturali, risultando le conclusioni il frutto di una attenta analisi e ponderata valutazione di tutti gli aspetti coinvolti nel progetto assentito: dalla viabilità all’assenza di rischio per l’ambiente, dalla compatibilità del progetto con l’area parco alla non interferenza con i vicini Siti di Interesse Comunitario. I ricorrenti, nella sostanza, non condividono le valutazioni espresse dalle varie amministrazioni coinvolte, sostituendo proprie valutazioni di opportunità a quelle dell’amministrazione. Anche le censure rivolte al Piano del Traffico sono infondate. Le amministrazioni coinvolte – è scritto – nel procedimento non hanno rilevato problemi di viabilità o di emissioni atmosferiche generate dai mezzi di trasporto. La tesi dei ricorrenti è che detto progetto andrebbe sottoposto a procedura di Valutazione di Ambientale, Invece, l’impianto che produce biogas da biomasse non smaltisce, nè tratta rifiuti e non è in alcun modo qualificabile come industria insalubre. Si tratta di un impianto che produce energia, mediante un particolare procedimento – viene sottolineato – che si concreta nel cosiddetto biogas, per cui vengono introdotti elementi organici che procedono ad un’attività riproduttiva rispetto alle sostanze immesse, pertanto tali elementi non sono rifiuti, utilizzati per essere smaltiti o in qualche modo trattati, ma servono per iniziare l’attività di decomposizione delle sostanze immesse, ai fini della produzione energetica. Non può essere condivisa neanche la tesi per cui detta legge regionale andrebbe dichiarata incostituzionale. Non risulta la presenza in zona di altri progetti analoghi, non è prevista la produzione di rifiuti, non si tratta di un impianto inquinante, è contemplata l’utilizzazione esclusiva di risorse naturali e non è ragionevole ipotizzare significativi disturbi ambientali atteso che l’impianto sorgerà in zona agricola e non a ridosso di un agglomerato urbano ad alta densità”. Come osservato dalla difesa del Comune, che la Regione Emilia Romagna ha posto particolare attenzione alle tematiche ambientali, con riferimento a progetti quali quello in discorso, minimizzando i potenziali impatti degli impianti a biogas sull’ambiente e sulla cittadinanza. Infine il Tar ha respinto la domanda di risarcimento dei danni dell’Azienda Nuca e condanna i ricorrenti alle spese del giudizio a favore di ogni parte costituita. I ricorrenti erano difesi dagli avvocati Paolo Michiara di Parma e Augusto Ridella di Piacenza, il Comune da Elena Vezzulli dirigente della Avvocatura Comunale, la Provincia da Silvia Natalini e Federico Silvestrini, l’Arpa Regionale–Ente Gestione Parco e il Ministero per i Beni Culturali dall’Avvocatura di Stato, l’Asl di Piacenza da Aida Fogliazza e l’Azienda Agricola Nuca da Laura Recchioni e Simone Mazzoni.

NO BIOGAS