NASCE CASA LILLA, PER LA CURA DEI DISTURBI ALIMENTARI

I disturbi alimentari e nutrizionali sono un fenomeno in crescita con un preoccupante abbassamento dell’età d’esordio che può arrivare a scendere sotto gli 11 anni. Sono disturbi psichiatrici complessi dell’area psicosomatica che possono portare a gravi conseguenze fino alla morte nei casi più gravi. Per questo è nata Casa Lilla, il centro dedicato alla all’assistenza e la cura di persone affette da disturbi della nutrizione e alimentazione (DNA). L’inaugurazione è avvenuta alla presenza della direttrice generale Paola Bardasi, delle autorità cittadine, del direttore del dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche Massimo Rossetti affiancato dalla coordinatrice Alessandra Squicciarini e dagli altri professionisti che lavorano nella struttura, nonché del presidente eletto del  rappresentanza del presidente Luigi Swich, e della presidente dell’associazione Puntoeacapo Mara Negrati.

I disturbi legati all’alimentazione colpiscono per lo più il mondo femminile, ma si stanno diffondendo anche nel panorama maschile. Uscire dal tunnel è possibile, a patto che tutte le tessere del mosaico prendano il loro posto e facciano la loro parte dalla sanità fino alla famiglia e alla scuola. “L’Azienda Usl di Piacenza – ha sottolineato Bardasi – è da sempre impegnata su questo delicato tema con un percorso dedicato e iniziative di supporto a pazienti e famiglie: un percorso integrato e multidisciplinare guidato dal direttore del dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche, Massimo Rossetti, dove lavorano insieme equipe ospedaliere e territoriali per curare sia il corpo sia la psiche”.

“La struttura di Casa Lilla – ha aggiunto il direttore – è collocata in una porzione dell’area monumentale del nucleo antico dell’ospedale di Piacenza che l’Azienda ha riqualificato grazie al supporto dal Rotary Club Piacenza che ha operato in stretta collaborazione con l’associazione Puntoeacapo diretto da Mara Negrati, per anni responsabile di Nutrizione clinica dell’ospedale di Piacenza, che, a sua volta, ha lavorato con il dottor Augusto Pagani, past president del Rotary e già presidente dell’Ordine provinciale dei Medici. Per la sede di Casa Lilla è stato prescelto il prezioso appartamento dell’abate dei monaci benedettini olivetani del Santo Sepolcro, opera dell’architetto rinascimentale Alessio Tramello”.

Casa Lilla è pensata come un luogo familiare e confortevole: una casa in cui si svolge tutta l’attività di riabilitazione psiconutrizionale delle persone affette da anoressia, bulimia o altri disturbi della nutrizione e alimentazione e in cui hanno trovato sede ambulatori e servizi dedicati, ma anche una zona soggiorno e una cucina. Pur essendo collocata all’interno dell’ospedale di Piacenza, è dotata di un accesso indipendente da via Campagna e di spazi esterni con aree verdi e uno spazio con porticato riservato alle persone che frequentano il centro.

La struttura fa capo al dipartimento di Salute mentale e dipendenza patologiche diretto da Massimo Rossetti e, come ha ricordato il professionista, “ha come mission porre in atto programmi terapeutici, assistenziali e riabilitativi per pazienti affetti da disturbi della nutrizione e alimentazione quali anoressia, bulimia o alimentazione incontrollata portando la persona a un grado di relazione con il cibo, con se stesso e i familiari il più possibile vicina alla normalità. Per fare questo Casa Lilla si avvale di un’equipe multiprofessionale composta da medici nutrizionisti, psicologi, dietiste, un coordinatore infermieristico e le staff di infermieri che collaborano, all’interno del percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) con altre figure professionali: psichiatra, neuropsichiatra infantile, medici di famiglia e psicologi dei servizi territoriali”

L’accesso ai servizi di Casa Lilla può avvenire in diversi modi: attraverso il pronto soccorso quando viene riscontrato un sospetto caso di disturbi della nutrizione e alimentazione o tramite una consulenza richiesta da altri reparti che attiva il medico dell’ambulatorio Dna adulti. Tramite il medico di famiglia che sospetta la presenza di un disturbo può contattare l’ambulatorio e prenotare una visita di valutazione che viene garantita entro una settimana.
Attraverso la chiamata diretta da parte del paziente che può contattare l’ambulatorio inviando una email all’indirizzo casalilla@ausl.pc.it oppure tramite prenotazione CUP.

SEMPRE PIU’ MASCHI NELLA RETE DEI DISTURBI ALIMENTARI

Sono sempre di più i ragazzi che celano o nascondono forme parziali di disturbi del comportamento alimentare. E’ il dato che emerge dalla ricerca effettuata dall’associazione piacentina Il Vaso di Pandora Onlus che da anni agisce sul territorio nel campo dei disturbi dell’alimentazione nell’età evolutiva. Anoressia, bulimia, senso di inadeguatezza del proprio corpo coinvolgono sempre di più anche gli adolescenti maschi che per lo più cercano di nascondere il problema.

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L’ANORESSIA NON E’ UN CAPRICCIO, DAL TUNNEL SI PUO’ USCIRE

Non è un capriccio e nemmeno una questione puramente estetica, dietro al rifiuto di nutrirsi, si nasconde una vera e propria patologia. Dall’anoressia nervosa, dalla bulimia e dai disturbi dell’alimentazione si può uscire, ma occorre prima di tutto rendersi conto del problema, prenderne coscienza e farsi aiutare. All’ambulatorio dei disturbi del comportamento alimentare all’interno dell”ospedale di Piacenza lavora un’equipe formata da più professionisti, dal medico, al nutrizionista fino alla psicologa.

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LE DUE FACCE DEL CIBO: NUTRE E DISTRUGGE

Le due facce della stessa medaglia: il cibo che nutre ma che può anche distruggere. In un momento storico in cui tutti parlano di cibo, dai programmi televisivi che spopolano, alle diete più improbabili, soprattutto i più giovani sono bombardati da messaggi non sempre positivi. Il ciclo di incontri promosso dell’Università Cattolica di Piacenza A tutto campus Expo Edition, Dire fare e mangiare, vuole comunicare il cibo buono che fa bene. “Non c’è solo il cibo che nutre – spiega Ettore Capri coordinatore degli incontri – ma anche quello che uccide che si manifesta attraverso i disturbi alimentari classici e più moderni, come la ricerca di un cibo che talvolta non esiste”.

Silvia, una delle protagoniste del documentario Ciò che mi nutre mi distrugge, prodotto in collaborazione con RAI 3, è arrivata a compiere gesti di autolesionismo perchè il corpo da portarsi appresso è diventato insostenibile. Molte ragazze, in età sempre più preadolescente, vedono nella bulimia e nell’anoressia le uniche vie che rispondono al loro canone di perfezione. Storie di disagio, sofferenza, inadeguatezza, ma anche di speranza, che si esprimono attraverso il tragico tentativo di dominare il proprio corpo. “I fattori di rischio esterni sono molto potenti – spiega Flavio Bonfà psichiatra – non tutti per fortuna sviluppano comportamenti a rischio, ma le persone più vulnerabili sono quelle più esposte. L’età dei giovani che soffrono dei disturbi alimentari è sempre più bassa speculare ad un processo di adultizzazione delle ragazze; si vedono sempre più modelle bambine e comportamenti adulti, come il trucco, in età pre pubere”. 

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