TELEFONO ROSA: IN RETE CONTRO L’ISOLAMENTO DELLE DONNE

A Piacenza quasi una donna al giorno si rivolge al Telefono Rosa; in montagna o in collina uscire dall’isolamento è ancora più difficile. Per questo è nato il progetto “Altri Passi” formazione in movimento.

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COOP OPERAIO: QUANDO SI SCEGLIE DI PUNTARE SUGLI ULTIMI

Investire sul carcere è una scelta difficile, soprattutto se a farlo sono quattro giovani soci. Ci hanno provato, una scommessa forti dell’efficacia del loro progetto. Nell’agosto scorso, Rachele Greco, Filippo Politi, Marco Piccoli e Andrea Colonna si sono costituti in una società cooperativa “OperaIO” per avviare un progetto di rieducazione all’interno del carcere delle Novate. La loro formazione è variegata: scienze della formazione, giurisprudenza, agraria ed economia, si sono messi insieme perchè hanno condiviso un’idea. Rachele ha già fatto alcune esperienze formative negli istituti penitenziari di San Vittore e a Padova, “ogni volta che entravo nelle carceri, uscivo diversa e lo raccontavo ai miei amici che oggi sono i miei soci – racconta – anche loro sono rimasti colpiti dai racconti, così abbiamo pensato a come dar forma al progetto di lavorare con i detenuti. Abbiamo preso contatti con la direttrice del carcere di Piacenza, Caterina Zurlo, che si è dimostrata molto disponibile ed entusiasta della nostra idea”. L’idea è quella di insegnare ai detenuti a coltivare le piante officinali e piante da piccoli frutti per la produzione di prodotti erboristici e confetture all’interno delle mura del carcere.  “Il progetto ha quattro obiettivi – spiega Rachele – valorizzare i detenuti considerandoli una risorsa e non un problema per la società attraverso l’esperienza lavorativa favorendo il reinserimento come forma di rieducazione e redenzione della pena; formazione professionale con il conseguimento di una qualifica; continuità dell’esperienza lavorativa anche all’esterno del carcere una volta che il soggetto ha scontato la pena; realizzazione di prodotti con marchio del carcere per arrivare alla produzione di confetture, tisane ed infusi”. Un percorso rieducativo che può portare i detenuti a considerarsi lavoratori infondendo loro fiducia nelle loro capacità. “Dopo la formazione – spiega Rachele – cambia il modo di comportarsi dello stesso carcerato, spesso c’è il desiderio di ricontattare la famiglia, perchè si sentono capaci di offrire qualcosa, migliori”. La scelta di lavorare di e con il carcere, spesso, è accompagnata da polemiche e perplessità. “A parte le convinzioni e la formazione che ognuno di noi possiede – risponde – è prima di tutto una questione di sicurezza: se un detenuto non trova nulla per cui valga la pena mettersi in gioco, una volta fuori delinque ancora. La recidiva in Italia raggiunge il 98%. Se si impara un lavoro invece ci si riscopre e quando si esce ci si può proporre con una qualifica professionale. Poi c’è una motivazione che ci spinge di carattere personale – continua Rachele – chi sbaglia ha il diritto di riprovarci, ci vuole un’altra possibilità. Ho incontrato persone con una creatività che sarebbe stato un peccato non valorizzare”. A novembre partiranno i corsi con 12 detenuti maschi.

Dopo il concerto di musica irlandese al teatro Verdi di Castel San Giovanni, ci sono in programma altre iniziative di autofinanziamento, come un aperitivo con la degustazione di vini abbinati alla musica.

rachele

 

CONSULTA SCUOLA:”TOGLIERE LA MERENDA DECISIONE AFFRETTATA E INADATTA”

Per la Consulta Servizi Educativi, scuola, formazione e giovani la scelta di togliere le merendine dalle scuole materna è “inadatta e affrettata”. La nota redatta dalla Consulta è critica verso la scelta dell’amministrazione sia perchè non sarebbe stata condivisa pienamente e discussa sia perche verrebbe meno ad alcuni principi cardine come l’importanza di una “corretta alimentazione per determinare un soddisfacente stato di salute e benessere soprattutto tra i bambini in età prescolare”.

Qui sotto il testo integrale:

Con la presente, la Consulta servizi educativi, scuola, formazione, giovani, trasmette parere riguardante la recente scelta di togliere la merenda in alcune scuole per l’infanzia, soluzione che è parsa immediatamente inadatta e affrettata, tanto che non ha stimolato, da parte dell’amministrazione, la richiesta di un parere, anche puramente rappresentativo, delle Consulte cittadine, la cui funzionalità dovrebbe esprimere, quanto più pienamente possibile, una costruzione partecipata delle scelte operative della città, anche laddove insistono i tagli. 

In tal senso, e ravvisando una certa insoddisfazione, per le aspettative di partecipazione, in questo caso lasciate inattese, le seguenti considerazioni, rappresentano un parere spontaneo, con il desiderio che le posizioni dell’amministrazione siano riviste, o perlomeno valutate più esplicitamente con le rappresentanze delle Consulte cittadine.

Il ruolo dell’alimentazione, per un’educazione civica

Una corretta alimentazione è fondamentale per determinare un soddisfacente stato di salute e di benessere. L’educazione alimentare rappresenta lo strumento più efficace che permette di ottenere comportamenti alimentari corretti e indurre scelte consapevoli. Questo è vero quando le strategie vengono messe in atto a partire dalla prima infanzia. E’ questa una fascia di età particolarmente importante, perchè sono proprio i bambini in età prescolare, i soggetti fisicamente più vulnerabili ed esposti a potenziali rischi provocati da una alimentazione quantitativamente e qualitativamente non adeguata. In quest’ottica, assume particolare importanza, il momento della ristorazione scolastica che con il suo duplice obiettivo, nutrizionale ed educativo riveste un ruolo primario per la salute e il benessere fisico dei bambini. Una corretta ed equilibrata alimentazione costituisce, infatti, per i bambini, un indispensabile presupposto per uno sviluppo psico-fisico ottimale. Cardiopatie, obesità, diabete, sono alcune delle conseguenze di una scorretta alimentazione cui possono incorrere i nostri bambini una volta raggiunta l’età adulta.

Secondo la definizione proposta dall’OMS e dalla FAO: l’educazione alimentare è il processo informativo ed educativo, per mezzo del quale si persegue il generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui, attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione di comportamenti non soddisfacenti, l’utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli alimenti e un efficiente utilizzo delle risorse alimentari. L’alimentarsi non è soltanto l’espressione del bisogno di nutrirsi, ma anche il risultato di determinanti psicologiche, sociali, culturali,che insieme concorrono a formare l’atteggiamento alimentare.

Sono sempre più numerose le iniziative promosse da comuni ed enti locali sull’educazione alimentare nelle scuole, tema che sta avendo grande diffusione, a partire dalla scuola primaria, fino alla scuola superiore.

Per Expo 2015, l’Italia sarà capofila di un grande piano internazionale che ci permetterà di lasciare un’eredità culturale fondamentale, dando ai nostri bambini gli strumenti adatti per approfondire lo stretto legame che esiste tra cibo e ambiente. L’educazione alimentare è una vera e propria educazione civica.

Alla luce di queste premesse ci chiediamo come sia possibile che lo stesso Assessore Piroli (Assessore all’Istruzione) possa aver pensato di risparmiare denaro pubblico ai danni dei bambini?

Come sempre, con la certezza di avere fatto scelta gradita, relazionando un parere non richiesto, e tuttavia fondamentale, per i futuri rapporti consultivi e propositivi, e pur comprendendo gli sforzi dell’amministrazione e la forte risposta mediatica cui certe scelte vanno incontro, la Consulta servizi educativi, scuola, formazione, giovani ringrazia anticipatamente per l’attenzione che sarà posta al caso, e porge cordiali saluti.

per il comitato esecutivo della Consulta

Nicolò Morelli

scuola materna