“LA VITA NON E’ UN VIDEOGIOCO. LA MORTE E’ DRAMMATICAMENTE REALE”

Hanno disegnato i loro volti, i loro occhi, i sorrisi e le loro passioni. Un tratto di matita leggero nei modi ma intenso nella sostanza, di quei disegni insomma che ti rimangono impressi. Gli amici di Elisa, Costantino, William e Domenico, hanno trovato la forza per raccontare, un’altra volta, chi erano quei quattro ragazzi che non ci sono più, perché qualcosa di inspiegabile se li è portati via per sempre.

“È drammaticamente reale: la morte arriva. Anche se non ci pensiamo, anche se allontaniamo ogni segno che la richiami”. “C’è solo un amore che è più forte di ogni avversità e addirittura della morte. È l’amore di Cristo. Questo Amore tiene uniti noi a Lui e, in Lui, ci tiene uniti, tra di noi”. Sono le parole pronunciate nell’omelia dal vescovo mons. Adriano Cevolotto in Cattedrale. “La vita non è un videogioco”.

IL RITRATTO SINCERO DI FIORI VERSO L’AMICO CACCIATORE. “TALENTO, COMPETENZA E SPIRITO DI COESIONE. UNA GRAVE PERDITA PER PIACENZA”

Senza retorica e profondamente votato a tracciare un ritratto fedele di ciò che è stato, sia come uomo che come amministratore. Così Paolo Fiori ha preso la parola nel corso dell’orazione funebre ai funerali di Francesco Cacciatore. Suo amico fraterno fino all’ultimo, l’avvocato Fiori ha ripercorso le tappe politiche dell’ex vice sindaco senza esimersi dal pronunciare parole taglienti dirette proprio agli allora colleghi di partito del PD, davanti a centinaia di persone riunite alla “Porta del Cielo” per dare l’ultimo saluto a Cacciatore. Accanto alla moglie e ai figli, i colleghi della Provincia e del Comune, gran parte dei rappresentanti del mondo politico piacentino, le società sportive con cui aveva lavorato negli anni di assessorato allo sport. I parlamentari piacentini Pier Luigi Bersani e Paola De Micheli, Maurizio Migliavacca, gli ex primi cittadini Paolo Dosi e Roberto Reggi, ma anche avversari politici come il sindaco Patrizia Barbieri e l’assessore Jonathan Papamarenghi.

“Talento, spirito di coesione, competenza, talento per controllo e dominio della macchina amministrativa”, così Fiori nel descrivere le doti di Cacciatore ma anche “marito e padre esemplare”. L’amicizia con Fiori inizia nel 1994 con l’elezione in consiglio comunale nelle file del PdS, poi le strade si sono separate, nel senso che Fiori non si è più ricandidato, per Cacciatore invece è stato l’inizio dell’esperienza politico-ammnistrativa. Ma l’amicizia è proseguita costante fino all’ultimo, ed è proprio a questo punto che le parole dell’avvocato picentino si fanno pesanti nei confronti di chi ha lavorato fianco a fianco con l’ex vice sindaco. “Non sempre venne ricambiato – ha rimarcato Fiori – ma è sempre stato persona leale e corretta. Non era solo amministratore tecnico, ma politico abile e consumato. I suoi capisaldi sono sempre stati la razionalità e il profondo convincimento che la politica c’è solo se c’è coesione, un valore che ha sempre perseguito. Non è mai stato un settario, radicale, ha sempre cercato un punto di incontro con gli avversari, senza venire meno alle sue idee”.

Nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento della politica cittadina “e non senza problemi” sottolinea Fiori “invidia e ostilità nei suoi confronti, perché non a tutti era gradita questa sua posizione, ci sono stati vari tentativi anche di basso livello per contrastare il suo ruolo. Ma nonostante i torti subiti, non è mai venuto meno al suo spirito di servizio. Avrebbe meritato ben altro che la sfera dell’amministratore locale”.

In particolare Fiori ha fatto riferimento a due fatti: nel 2010 la mozione di sfiducia dell’ex sindaco Vaciago in merito alla pratica di riqualificazione dell’ex palazzo Enel di viale Risorgimento “quella denuncia alla procura della repubblica – ha detto Fiori – si rivelò un coacervo di malignità e farneticazioni, ui magistrati dichiararono la totale inconsistenza di quelle accuse, subito dopo cadute nel ridicolo e nell’oblio”. L’altro fatto a cui ha fatto riferimento è stato quello che risale al 2014, l’estromissione dalla giunta Dosi i cui Cacciatore aveva l’incarico di vice sindaco e assessore ai lavori pubblici. “Una parte del centro sinistra non aveva digerito il suo ruolo eminente”. Una estromissione che, secondo Fiori, il centro sinistra pagò caro, perdendo sonoramente le elezioni del 2017.

 

 

IN CATTEDRALE L’ULTIMO SALUTO A VACIAGO: “HA FATTO POLITICA PER IL BENE COMUNE”

Giacomo Vaciago uomo, padre, nonno, uomo di cultura, innovatore. È stato ricordato così dal vescovo Gianni Ambrosio nell’omelia in cattedrale dove Vaciago fu battezzato e dove, in tanti, gli hanno reso l’ultimo commosso saluto. “Una fede sincera, non ostentata”, ha ricordato mons. Ambrosio,  così come è stata tutta l’esistenza di Vaciago, primo sindaco di Piacenza eletto direttamente dai cittadini, politico, economista, uomo di cultura, con un profondo senso di appartenenza alla sua città e alle realtà in cui ha vissuto; l’università dove era docente, in Duomo erano presenti numerosi studenti, ma anche il Comune, dal 1994 al ’98,  dove ha rivestito la carica di primo cittadino portando quella sferzata di innovazione e lungimiranza che ancora oggi si ricorda. In prima fila per l’ultimo saluto c’erano la moglie, i figli e i dodici amatissimi nipoti. Toccanti le parole di uno dei figli che ha ricordato l’impegno sociale del padre. “Da piccoli ti vedevamo partire il lunedì e tornare il venerdì, non capivamo il perchè, oggi invece sì. La presenza di tutti voi, qui oggi, è una testimonianza di quello che mio padre era ed ha fatto. Ringrazio i presenti perchè ci restituite un uomo che amiamo, un padre, un insegnate, un amico, un collega, un sindaco”.

Anche Mino Politi, assessore nella giunta guidata da Vaciago, ha preso la parola: “Giacomo ha dato un contributo alla crescita culturale di ognuno di noi, è stato capace di muovere le nostre coscienze verso orizzonti più alti. I suoi lati deboli si facevano perdonare, spesso neanche si notavano tanto erano soverchianti le sue qualità umane e morali, la sua cultura e le sue capacità. Ciò che colpito molto in questi giorni è stata la spontaneità nei ricordi di tutti per quello che ha fatto per la nostra città. Già questo è un grande risultato. Nei suoi anni da sindaco ha portato lavoro, verde, parcheggi per i pendolari, ma anche crescita culturale in ognuno di noi. Ha sempre avuto gratitudine anche nei confronti di chi lo ha osteggiato politicamente anche in modo scorretto. Chi ha avuto la fortuna di lavorare con Giacomo – ha concluso – difficilmente ha conosciuto altri leali come lui e capaci di motivare, chi ha avuto la fortuna di fare politica con lui ha toccato con mano che questa può essere fatta nell’esclusivo interesse delle comunità. Chi l’ha conosciuto non ha potuto non volergli bene”.

 

 

L’ULTIMO SALUTO A PROSPERO CRAVEDI “UN UOMO CHE SAPEVA VOLERE BENE”

“Ora Prospero sarà il fotografo del cielo”. Così Don Pietro Cesena ha concluso l’omelia nel corso dei funerali di Prospero Cravedi, scomparso domenica a 80 anni. Nella chiesetta di Borgotrebbia c’era tutta Piacenza, dai colleghi, agli amici di una vita e tanta gente comune. Semplice ma toccante la cerimonia, iniziata con il ricordo della collega e amica Maria Vittoria Gazzola “Prospero era una persona che sapeva volere bene – ha letto – un bene che lo faceva giocare con i bambini dell’Uganda, Prospero ha voluto molto bene a quel paese, alla sua gente, ai suoi bambini”. Al termine della funzione il ricordo commosso dei nipoti Luca, Davide e Bruno. All’uscita il feretro è stato accompagnato da un lungo applauso.

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