LA CITTA’ ABBRACCIA AURORA. IL VESCOVO: “UN BOCCIOLO STRAPPATO ALLA VITA. REALIZZIAMO I SOGNI DEI GIOVANI CON ALLEANZE EDUCATIVE”

Un sorriso limpido, uno sguardo innocente. Il viso di Aurora, ritratto in una grande fotografia, era sul sagrato del duomo, insieme a fiori bianchi e argentati, ad accogliere chi le ha voluto portare un ultimo commosso saluto.
Tantissimi ragazzini come lei, compagni di classe e amici, ma anche tanti adulti. Perché per tanti di noi Aurora è come una figlia: “Basta chiamarla per nome – ha detto nell’omelia il vescovo Cevolotto – è diventata figlia, sorella, nipote e amica di tutti”. La sua morte è davvero una tragedie collettiva. Una morte assurda, per cui, oggi è in carcere il 15enne, accusato di averla spinta nel vuoto dal balcone di casa.

In cattedrale è stato il giorno delle esequie, dove tanti hanno pianto e l’hanno ricordata “sei una stellina luminosa” ha letto una compagna “manchi come l’aria, manca la tua risata” ha ricordato un’altra.

All’esterno uno striscione a ricordare a tutti che “Aurora vive, questo non è un addio ma un arrivederci” accompagnato da quella maledetta data 25 ottobre 2024. e poi tante rose bianche che al termine della messa sono state depositate sul feretro bianco.
“Eventi come questo accorciano le distanze e ci fanno sentire parte gli uni degli altri – ha detto mons. Cevolotto – Aurora è stata strappata alla vita. C’è voglia di fuggire: qualcuno non vuole farsi toccare da questa tragedia, altri si comportano da investigatori morbosi. Invece noi vogliamo lasciarci toccare e interrogare: vogliamo riflettere” ha detto il vescovo.
E ancora “E’ doveroso capire cosa è successo ma è fuorviante la ricerca di colpevoli su cui scaricare le responsabilità. Perché non si possono spegnere i sogni di un’adolescente, né permettere che vengano spenti da altri, ma – è il monito del vescovo – ci è chiesto di evitare, anzi censurare, termini impropri come relazione o fidanzamento. Chiamiamo ogni cosa con il proprio nome”.

Al termine delle esequie, il silenzio ha accompagnato il feretro fuori dalla chiesa, spezzato solo dai singhiozzi di pianti strazianti. Poi i palloncini bianchi sono stati liberati in cielo seguiti da un lungo applauso.

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FUNERALI AURORA: PROCLAMATO IL LUTTO CITTADINO

Bandiere a mezz’asta in tutte le sedi comunali e negli edifici pubblici a partire dalla mattinata di domani, martedì 5 novembre, e lutto cittadino dalle 15 alle 16,30 in occasione dei funerali di Aurora Tila.

Un raccoglimento sancito dall’ordinanza che la sindaca Katia Tarasconi ha firmato questa mattina proclamando il lutto in concomitanza con la celebrazione delle esequie in Cattedrale.
Il provvedimento invita inoltre ad osservare, nella giornata dei funerali, un minuto di silenzio nei luoghi di lavoro e negli istituti scolastici, richiamando l’osservanza del cordoglio anche da parte di attività commerciali e pubblici esercizi.
Non dovranno essere attuate iniziative o comportamenti che, sottolinea la sindaca Tarasconi, contrastino “con il senso di un lutto sincero e profondo, che ciascuno di noi sente come proprio”. “Ringrazio sin d’ora – prosegue – tutte le persone che vorranno rendere omaggio ad Aurora esprimendo, con vicinanza e con rispetto, il dolore che in questi giorni ci unisce, così come le diverse realtà che, ciascuna nel proprio ruolo, permetteranno che questo momento di dolore sia partecipato da tutta la città proteggendo e onorando il ricordo di una giovane vita”.

IN CATTEDRALE L’ULTIMO SALUTO AL RETTORE ANELLI. “SILENZIO E RISPETTO DAVANTI ALL’IMPONDERABILE”

Sul feretro i simboli della sua professione: il tocco da rettore e l’ermellino, adagiati accanto ad un cuscino di rose rosse.
Tutto il mondo accademico ha reso omaggio al Magnifico Rettore Franco Anelli nella cattedrale di Piacenza, la sua città dove abita ancora l’anziana madre.

A presiedere la cerimonia mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
“Non possiamo nascondere il turbamento per una vita che si è spezzata in modo così drammatico, ma siamo consapevoli che ci sono soglie che non sono valicabili e di fronte alle quali dobbiamo assumere l’atteggiamento più consono e appropriato – ha detto monsignor Giuliodori – Il silenzio e il rispetto innanzi tutto per una vicenda umana che ci ha posto di fronte ad una situazione inaspettata e imponderabile. Ci siamo trovati improvvisamente davanti al mistero più profondo e insondabile dell’esistenza umana. Abbiamo toccato con mano, come insegna la Scrittura, che un bàratro è l’uomo e il suo cuore un abisso”

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L’ULTIMO SALUTO ALL’AVVOCATO SFORZA FOGLIANI. SGARBI “GLI DEDICHEREMO UN PREMIO ANNUALE”

C’erano le autorità, i sindaci, rappresentanti delle istituzioni e tanti liberi cittadini che hanno voluto esserci. In Santa Maria di Campagna per l’ultimo saluto all’avvocato Corrado Sforza Fogliani, banchiere ed esponente dei Liberali Piacentini. Oltre 700 persone hanno riempito la basilica che Sforza Fogliani si sentiva intimamente a casa, molte hanno atteso all’esterno il termine della cerimonia.

Sulle note di “La vie en rose” di Édith Piaf il feretro è entrato nella chiesa, al termine un lungo applauso ha accompagnato l’uscita. A presiedere la celebrazione il vescovo emerito Gianni Ambrosio, insieme a padre Secondo Ballati, custode del santuario di Santa Maria di Campagna, e il vicario generale diocesano don Giuseppe Basini. Nelle prime le autorità civili: la sindaca Katia Tarasconi, il prefetto Daniele Lupo, la presidente della Provincia Monica Patelli, la parlamentare Paola De Micheli, il presidente del Cda della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna, il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi, il presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri, idealmente stretti alla moglie Maria Antonietta e alla figlia Maria Paola.

Era presente anche il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi “un uomo coerente, buono e colto, per Piacenza una risorsa insostituibile. Tutte le mostre e gli eventi culturali che abbiamo fatto in questo decenni sono state memorabili, a partire dalla salita in cupola di Santa Maria di Campagna. La rimozione del suo volto dagli affreschi nel porticato del convento dei frati minori ha rappresentato uno sfregio inaccettabile. Ne ho parlato con il dirigente del ministero. Dovremo risarcire la sua memoria con iniziative e dedicargli annualmente un premio per la città, per l’Italia e per la cultura”.

 

TANTA COMMOZIONE PER L’ULTIMO ABBRACCIO A KRISTOPHER. GLI AMICI “VIVREMO A MILLE COME TU AVRESTI VOLUTO”

“Lasciava il suo marchio di fabbrica in ogni cosa”, “qualsiasi cosa che farò lo farò per lui, mi ha dato così tanto che anche in mezzo a questo dolore non posso non sorridere pensando a lui”, “sei la persona migliore che abbia mai conosciuto”. Sono i messaggi pieni d’amore e commozione che gli amici e i compagni di classe della VB del Colombini hanno scritto per Kri nel giorno più triste, quello dell’ultimo saluto. Eppure, nonostante il dolore devastante del distacco e della perdita, la sensazione era quella di essere legati tutti quanti dall’amore per quel sorriso contagioso, quel “marchio di fabbrica” che solo Kristopher aveva. Sul prato illuminato dal sole caldo adiacente alla chiesa di San Lazzaro, in migliaia hanno sentito il desiderio di stringersi intorno a mamma Katia, consigliere regionale e ai familiari. Al centro il feretro chiaro coperto dalla bandiera americana.
Presenti tutte le autorità cittadine a partire dal sindaco Patrizia Barbieri, quelle regionali, i compagni di squadra del Gotico Garibaldina. “Il perché davanti a questa tragedia non c’è- ha detto Don Silvio Pasquali che ha officiato le esequie insieme a Don Piero Bulla – il tema è quello dell’apertura a Dio, solo così si hanno le risposte. Istintivamente la risposta sarebbe un’altra perché la rabbia è comprensibile davanti a ciò che è accaduto, ma il passaggio dopo è l’umiltà di rivolgersi a Dio”.

DON CESENA: “ELISA, LA PICCOLA STELLA OGGI HA UN CIELO”

La bara bianca avvolta da un cuscino di rose rosa è entrata nella chiesetta di Borgotrebbia sulle note di piccola stella senza cielo, la canzone che Elisa amava e che ha accompagnato ogni momento importante della sua giovane vita.

La  famiglia l’ha voluta anche per il giorno dell’ultimo saluto, arrivato un esattamente un anno dopo la sua morte atroce e assurda per mano di Massimo Sebastiani che oggi si trova nel carcere delle Novate.

Tantissime le persone riamaste all’esterno; le norme anti assembramento hanno permesso ad un numero limitato l’accesso in chiesa. Occhi lucidi, sofferenza e sgomento, bocche increspate dalle lacrime nascoste dietro le mascherine.

“Da questo fatto di ingiustizia – ha detto don Pietro Cesena durante l’omelia – ci rendiamo conto che esiste un bene enorme che ci fa andare avanti, oltre la sofferenza atroce di questo momento. Oggi quella stella ha un cielo, è nel cielo e illumina la nostra vita”.

“GAIA LA LUCE CHE ENTRAVA NEI CUORI”

“Gaia era la luce che entrava nei cuori delle persone”. Lo ha detto commossa la mamma, Valentina Carraro, al termine della cerimonia per l’ultimo saluto alla figlia. Parole spezzate dal dolore che ancora una volta hanno descritto chi era Gaia Molinari, quella bella ragazza, solare, che con il suo sorriso scaldava i cuori. La chiesa di San Martino di Rivalta era gremita, tantissime le persone che hanno preso parte alla celebrazione sul sagrato. “Esistono persone per le quali la vita vale poco più di trenta monete” ha detto il parroco nel corso dell’omelia facendo riferimento al brano del Vangelo e all’omicidio della 29enne – gli inquirenti prima o poi ci diranno chi ha commesso quel gesto atroce verso Gaia, tutti gli interrogativi troveranno una risposta. Gaia si era presa un anno sabbatico per impostare la sua vita – ha detto il parroco – Dio per lei avrà il volto degli amici, dei bambini a cui insegnava le lingue, dei suoi cari”. Al termine dell’omelia ha riportato le parole del Vangelo rivolgendo un invito alla famiglia: “non sia turbato il vostro cuore, non cedete alla disperazione nè alla paura”. Il feretro di Gaia, giunto in Italia dopo quasi un mese dalla sua morte a Jericoacoara, è stato accompagnato dal volo in cielo di tanti palloncini colorati. Li tenevano in mano delle ragazze, le sue amiche quelle che magari con lei hanno condiviso l’esperienza del volontariato. Ognuno aveva scritto una frase, una dedica “Ciao Gaia”, “fiore di loto”, per salutare l’amica che aveva un sorriso che riempiva il cuore.

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FUNERALI DI PIETRA, DOPO IL DOLORE SI ATTENDONO RISPOSTE

Dopo le lacrime e la disperazione di una famiglia che ha perso un figlio, un marito e un padre, è il tempo della riflessione. Il tempo di capire se si può morire mentre si sta svolgendo il proprio lavoro, su una strada, con tutti i pericoli che questo comporta. L’appuntato Luca Di Pietra, 39 anni, sposato e padre di due bambini, è morto così mentre stava inseguendo un’auto probabilmente rubata che non si è fermata all’alt, ma che al contrario è fuggita a folle velocità.

Non è il momento del valzer delle colpe, ma delle domande questo sì, dopodichè ognuno ricevute le risposte, potrà farsi la propria opinione. Il funerale è il momento del dolore, del pianto, come ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti che ha partecipato alle esequie del carabiniere, ma poi bisogna agire e lo stato, in questo, svolge un ruolo fondamentale: cosa sta facendo per tutelare chi ogni giorno rischia la vita per fermare un delinquente? Con un filo di voce il ministro risponde tutto il possibile. Dall’altra parte però ci sono le forze dell’ordine costrette ad intervenire sulle strade con mezzi vecchi, auto non adatte all’inseguimento di veri e propri bolidi. Ma mancano le risorse per un ammodernamento generale. Qualcuno prima o poi una risposta la dovrà dare, una priorità la dovrà pur stabilire, prima di piangere un altro eroe.