L’ANGOSCIA DEL POPOLO UCRAINO E L’ABBRACCIO DEI PIACENTINI

Hanno gli occhi e il cuore gonfi di angoscia, perché là in Ucraina hanno i loro affetti. Oltre al dolore per una guerra che è sempre assurda, ci sta anche l’impotenza di essere lontani e di non poter stare vicini a condividere un momento di sofferenza collettivo

Sono composte le donne ucraine che si sono radunate in San Savino per la preghiera del sabato che oggi ha un altro sapore. Pregano e cantano perché questo gli è rimasto, affidarsi alla preghiera e alla speranza. E chiedono che tutti facciano così, cercano solidarietà e ringraziano commosse i piacentini per i gesti e le parole che ricevono. Anche il vescovo Adriano Cevolotto ha voluto portare la sua solidarietà, quella dell’intera comunità cristiana di Piacenza Bobbio.

La solidarietà al popolo ucraino è arrivata forte anche dalle oltre mille persone che hanno partecipato alla manifestazione sul pubblico passeggio. A sventolare vicine le bandiere arcobaleno e quelle giallo blu, un segnale forte, un segnale bello. Hanno partecipato numerose associazioni piacentine, sindacati e partiti, tanti ragazzi, e molti ucraini per dire no all’aggressione russa e per chiedere il cessate il fuoco.

GUERRA IN UCRAINA: L’ANGOSCIA DI UNA MADRE CHE NON PUO’ ABBRACCIARE LA FIGLIA E I NIPOTI

E’ l’angoscia a dominare queste lunghe giornate. Giornate che cominciano all’alba e non finiscono più, sembrano infinite come questa assurda guerra. Dall’altro capo del telefono c’è Alessia, una donna ucraina che vive in un paese delle provincia di Piacenza, dove da anni è occupata come badante. Lavora sodo, si da fare perché sa che in Ucraina ci sono sua figlia e gli adorati nipoti che, grazie al suo lavoro, piò aiutare economicamente. Piange mentre racconta le ultime concitate ore.

Dal ieri i contatti con la figlia sono costanti, anche pochi secondi, solo per dire “tutto bene, stai tranquilla mamma”. Ma Alessia tranquilla non la è per niente. “Mia figlia, insieme ai miei nipoti di 11 e 14 anni, vive a Odessa. Ha studiato in quella meravigliosa città e poi ha deciso di stabilirsi lì con la sua famiglia – ci racconta – le bombe non sono ancora arrivate, ma io sono angosciata, ho tanta paura per loro”.

Dopo il primo attacco all’alba di ieri, i bombardamenti sono proseguiti, in queste ore si registrano esplosioni a Kiev, le truppe russe sono entrate nella capitale. I carri armati dell’unità Z dell’esercito russo, senza insegne, starebbero avanzando in centro città, dove si susseguono esplosioni. Intanto il bilancio delle vittime è destinato tristemente a salire, sia tra i militari che i civili. E mentre il mondo occidentale e l’Unione Europea condanna fortemente Putin la gente vive sulla propria pelle il terrore delle guerra.

Alessia ci dice “me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa di brutto, ho detto più di una volta a mia figlia di venire qui da me in Italia, ma lei mi ha sempre rassicurato che non sarebbe successo niente, invece non è stato così. Stamattina i miei nipoti si sono spaventati quando hanno sentito in lontananza il suono della sirene. Mi sono raccomandata che stiano in casa e non escano, io pregherò per loro. Putin non ha detto niente, ha attaccato di nascosto, all’alba. Un’azione ancora più vigliacca. Questo lo devono sapere e denunciare tutti, Europa compresa”. Alessia si sfoga, mentre noi possiamo lontanamente immaginare il dolore di questa mamma che può vedere gli occhi della figlia e dei nipoti solo attraverso lo schermo di un telefono.