A PIZZAUT SUCCEDONO COSE MERAVIGLIOSE, PERCHE’ SI COLTIVANO I SOGNI, NON SI CALPESTANO

“Da noi succedono cose meravigliose”. Noi è PizzAut, lui è Nico Acampora il fondatore. Un gigante, che ha creduto nei sogni, senza calpestarli, valorizzandone le persone e mettendone a sistema le potenzialità.
Insieme a Elisabetta Soglio, è stato l’ospite del festival Incontri alla Camera del Lavoro, dove ha presentato il suo libro Vietato calpestare i sogni.

I sogni sono quelli di Matteo, Francesco, Letizia, Simone, Lorenzo e tanti altri. Sono 41 ragazzi autistici che lavorano nelle due pizzerie di Nico Acampora, a Monza e Milano a Cassina de Pecchi. A PizzAut accadono cose meravigliose, come racconta Acampora, perché i ragazzi autistici hanno imparato a fare la pizza, a prendere le comande, a lavorare al bar a parlare con i clienti. Succede che chi affetto da mutismo selettivo, dopo 24 anni inizi a parlare, accade che chi ha timore perfino nello sfiorare l’altro, si sciolga in abbracci calorosi. Tutte queste storie sono raccontate nel libro, a partire proprio da quella di Nico, papà di Leo, oggi adolescente, a due anni la diagnosi di autismo.

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GABRIELE DADATI: “LE ALI DEL PICCOLO PRINCIPE” UNA STORIA CHE HA TENUTO IL MONDO COL FIATO SOSPESO. VENERDI’ LA PRESENTAZIONE

Si intitola Le ali del piccolo principe, il nuovo libro libro dello scrittore piacentino Gabriele Dadati che verrà presentato venerdì 28 giugno alle 19 alla biblioteca Passerini Landi. Insieme all’autore dialogheranno Stefano De Bellis ed Edgardo Fiorillo.

L’ultima fatica di Dadati edita da Solferino racconta la vera storia Antoine di Saint-Exupery, che precipitò nel deserto e incontrò il suo eroe. Siamo a Parigi nel dicembre del 1935. Antoine de Saint-Exupéry è una celebrità: come pilota è stato un pioniere che ha compiuto audaci trasvolate oceaniche, mentre come scrittore ha firmato un paio di romanzi molto amati dai lettori. Eppure le cose non vanno bene. Lui e la moglie Consuelo vivono come non dovrebbero, continuando ad accumulare debiti. Per risolvere il problema, Tonio intende tentare il record di velocità nel raid Parigi-Saigon. C’è in palio una grossa somma di denaro e così, all’alba di domenica 29, decolla con il suo biposto
dall’aeroporto di Le Bourget insieme al meccanico André Prévot. Mentre sorvolano il Sahara, però, i due precipitano. L’aereo è distrutto, ma loro sono vivi. Con poco da mangiare e quasi niente da bere. Come faranno a salvarsi, visto che nessuno sa dove sono?
Nel frattempo l’Hotel Pont Royal, in cui i Saint-Exupéry si sono trasferiti dopo l’ultimo sfratto, viene preso d’assalto dai giornalisti. Consuelo e Marie, la madre di Tonio che ha raggiunto la nuora perché possano farsi forza a vicenda, hanno come unica difesa gli amici di lui. Tra questi ci sono l’editore Gaston Gallimard, l’intellettuale ebreo Léon Werth, il pilota Jean Lucas, che è in contatto diretto con l’Air France, e il diplomatico Henry de Ségogne, che scopre dai piani alti
del ministero degli Esteri che sono già pronte le bare. Mentre al Pont Royal cresce l’angoscia, per le strade i parigini si preparano a festeggiare il Capodanno…

“E’ una vicenda incredibile, accaduta alla fine del 1935 – commenta l’autore –  da una parte ci sono due uomini che combattono per la vita. Dall’altra gran parte del mondo che trattiene il fiato”.

E per saperne di più, l’appuntamento è venerdì alla biblioteca Passerini Landi

“DI COSA E’ FATTA LA SPERANZA” IL ROMANZO SU CECILY SAUNDERS CHE SI E’ PRESA CURA DEGLI INCURABILI

Verrà presentato venerdì 10 maggio alle 18.30 all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il romanzo Di cosa è fatta la speranza di Emmanuel Exitu che descriverà la figura di Cecily Saunders, l’ideatrice degli hospice e precursore delle cure palliative. Fu proprio lei a creare il primo hospice a Londra nel 1960, fu sempre lei a compiere fondamentali studi sulla morfina around the clock, che viene utilizzata oggi nelle cure palliative.

Una figura coinvolgente, aderente alla realtà che deve essere conosciuta non solo da chi si occupa di medicina. La presentazione del romanzo va proprio in questa direzione. Saranno presenti, oltre all’autore, Raffaella Bertè, direttore UOC Cure Palliative e Rete delle Cure Palliative e Valentina Vignola psicologa e psicoterapeuta UOC Cure Palliative.

https://fb.watch/rVGkm46LY0/

CASO VANNACCI: “MAI MI SOGNEREI DI AGGREDIRE UNA PERSONA SE HA IDEALI DIVERSI DAI MIEI”

Intorno al grave e increscioso episodio che si è consumato la settimana scorsa, all’esterno del teatro President, in occasione della presentazione del libro del generale Vannacci (https://fb.watch/pd4YLUH7ZR/), chi era presente sente la necessità di raccontare come è andata e di denunciare, senza se e senza ma, la violenza che si è consumata all’esterno. Quella che pubblichiamo qui sotto è firmata da una ragazza di 16 anni che frequenta il Liceo Artistico di Piacenza, insieme ad alcuni amici era presente alla manifestazione autorizzata organizzata dal Collettivo Contro Tendenza e R-Esisto.

Ecco il testo

Sono una studentessa di 16 anni del Liceo Cassinari. Scrivo questa lettera perché anche io ero presente alla contestazione di Vannacci e voglio raccontare la verità su quello che è successo a me e ai miei compagni durante quella sera dove uno di noi è stato colpito in faccia da una cinghiata.
Sono andata alla contestazione perché ho ritenuto giusto esprimere il mio dissenso all’iniziativa di aprire le porte di Piacenza a un uomo che ha scritto un libro molto controverso, un uomo che dice che “il pianeta è fascista perché si salva da solo”, cosa che in quanto attivista di Fridays For Future a Piacenza e referente nazionale del movimento mi ha colpito molto e non in senso positivo, che dice “cari omosessuali, normali non siete, fatevene una ragione” o ancora dichiara che i femminicidi non andrebbero chiamati così perché se viene ucciso un commerciante non lo chiamiamo commercianticidio.
Io e i miei compagni quella sera ci siamo incontrati in un bar poco distante dal President per mangiare qualcosa prima della manifestazione pacifica (che, ci tengo a specificare, era una manifestazione autorizzata ovviamente) e poi in circa una dozzina ci siamo incamminati verso il luogo della contestazione. Mentre stavamo ancora camminando per raggiungere il posto prestabilito, all’angolo tra la Santissima Trinità e il President, dal nulla sono sbucati sei fascisti, che hanno urlato contro di noi mentre si sfilavano le cinte dai pantaloni. Appena questi soggetti hanno iniziato a colpirci senza badare a niente e nessuno, due miei compagni più grandi mi hanno presa e messa dietro di loro per proteggermi, spostandomi in fondo al gruppo e mostrando grande coraggio, mentre davanti succedeva il pandemonio. Calci, pugni, cinghiate e alcuni ragazzi sono stati anche lanciati contro macchine parcheggiate li di fianco, e nel mentre noi urlavamo per far smettere quegli uomini. Per fortuna, gli aggressori sembravano visibilmente alterati da droghe e alcol e soltanto in quattro contro uno, cifra della loro vigliaccheria, sono riusciti a far del male a un signore, mentre per il resto i nostri compagni più grandi li hanno costretti a una fuga precipitosa quando si sono resi conto che in parità numerica non sarebbero riusciti a cavarsela. Certo, con tutte quelle cinghie che roteavano è un miracolo che nessun altro si sia fatto male!
Dopo poco è uscito il primo articolo online dove non si parlava però di un’aggressione a sangue freddo, ma di una rissa. Sui social poi hanno iniziato ad accusarci di “essercela cercata”, perché evidentemente secondo loro era normale che le persone andate per manifestare venissero aggredite. Persone che, per la precisione, stavano ancora camminando per andare al posto scelto per la contestazione, non avevamo neppure ancora iniziato a manifestare!
Questi uomini che ci hanno aggrediti erano li apposta per farci male, ci hanno teso un agguato bello e buono, noi eravamo indifesi, loro erano armati e hanno fatto del male a molti miei compagni tanto che uno di loro, a causa della cinghiata in faccia, si è ritrovato a concludere la serata in ospedale. In uno stato dove la libertà di pensiero e di opinione dovrebbero essere tra i diritti più importanti, questi uomini che ci hanno aggredito pensavano di farci stare zitti facendoci paura, proprio come ha fatto il fascismo in Italia: teneva le persone sotto controllo intimidendole e incutendo timore tra la gente. Però io non ho paura, so di essere nel giusto, perché una violenza del genere, totalmente ingiustificata, è da punire e noi non abbiamo fatto niente per meritarla se non camminare per strada. Sui social si è parlato anche di una provocazione da parte nostra, ma camminare in un gruppo di amici per strada significa forse provocare? E alle provocazioni, anche se poi effettivamente non ci sono state, è forse giusto rispondere con la violenza?
Ho solo 16 anni ma non mi sognerei mai in tutta la mia vita di aggredire una persona fisicamente, anche se i suoi ideali non corrispondessero ai miei. Il fatto che poi queste persone siano le stesse che da vent’anni vengono riconosciute perché compiono atti di violenza in città e nonostante ciò siano ancora libere di circolare indisturbate forse dovrebbe farci interrogare sul perché questi gesti siano sempre rimasti impuniti.

EFFETTO VANNACCI: CONTESTAZIONE E UN FERITO ALL’ESTERNO. “CONTENTO DI ESSERE DIVISIVO”

Tensione alle stelle. Mentre il generale Roberto Vannacci fa il suo ingresso al cinema President, fuori è pura contestazione. È il collettivo Contro Tendenza e R-Esisto, in modo del tutto lecito e autorizzato, ad accendere la protesta contro l’arrivo del generale e delle tesi proposte nel libro Il mondo al contrario, 230 mila copie vendute da agosto.

La situazione si fa tesa, ancora di più, quando nei pressi del parcheggio della Santissima Trinità, uno dei contestatori del collettivo, che stava raggiungendo il gruppo è stato aggredito e colpito, pare con una cinghia, da alcuni sostenitori del generale, probabilmente ultras. La polizia è al lavoro per l’identificazione dell’aggressore. Intanto la gente ha continuato a defluire e in pochi minuti ha riempito il teatro.

FEDERICA ANGELI: “NON E’ DETTO CHE VINCANO SEMPRE LORO”. SUGLI ORRORI DELLA LEVANTE SI PRODURRA’ UN FILM

Sono state l’ossessione per il risultato e la spudorata sfrontatezza a creare quella che è stata ribattezza la caserma deli orrori. La caserma Levante di Piacenza. L’autrice Federica Angeli ha presentato il suo ultimo libro alla biblioteca Passerini Landi, davanti ad un platea nella quale sedevano anche alcuni degli avvocati dei militari coinvolti.

L’indagine è partita nel 2020 coordinata dalla procura di Piacenza,  condotta non dall’Arma dei Carabinieri, ma dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia Municipale. Tre anni dopo le sentenze per i cinque militari coinvolti. Per quattro di loro occorre attendere un nuovo Appello per gli anni di condanna definitivi.

Ma i fatti sono noti e atroci,. Di quelli che fanno rabbia e tolgono il fiato. I diritti del libri sono già stati acquistati per creare un film.

https://fb.watch/o_m0pdKume/

TUTTO PRONTO PER LA GIORNATA PIACENTINA DI PATRIK ZAKI. ECCO LE TAPPE

E’ tutto pronto per l’arrivo a Piacenza di Patrik Zaki, che arriverà a Piacenza già dalla mattinata di lunedì 11 dicembre. L’iniziativa è stata organizzata dalla Camera del Lavoro – Cgil di Piacenza, Amnesty International e casa editrice La Nave di Teseo.

“Viste le tante richieste di informazione anche da fuori provincia e per garantire a tutti la partecipazione all’incontro con Zaki – fanno sapere gli organizzatori – si è deciso di attivare una diretta streaming dell’evento, che sarà visibile online sul sito nazionale di broadcasting della Cgil, www.collettiva.it, sul canale Youtube sempre di Collettiva e sulle pagine Facebook della Cgil Emilia-Romagna, della Cgil di Piacenza, della Cgil di Rimini e sul profilo Instagram di Amnesty International Piacenza”.

Alle 18, presso il salone Nelson Mandela della Camera del Lavoro è prevista la presentazione del libro Sogni e Illusioni di Libertà. LA mia Storia” di Zaki. Chi volesse partecipare in presenza è pregato di presentarsi alle 17.30, mezz’ora prima dell’inizio.

Zaki arriverà a Piacenza in treno al mattino dopo le presentazioni del suo libro a Ginevra, Basilea, Roma e Milano; ad accoglierlo, oltre al segretario della Camera del Lavoro di Piacenza, Ivo Bussacchini, alla responsabile di Amnesty Piacenza, Lidia Gardella, e al giornalista piacentino Mattia Motta che lo intervisterà, ci saranno attivisti e scolaresche. Nel corso della giornata, Zaki incontrerà anche dei lavoratori e delle lavoratrici della logistica negli spazi della Camera del Lavoro. E’ previsto un saluto anche alla sindaca Tarasconi, dopo le polemiche dei giorni scorsi sull’opportunità o meno di portare Zaki in Comune, e un “ringraziamento” alla stampa con un saluto con il Comitato di Redazione (Cdr) e i giornalisti dell’editoriale Libertà in rappresentanza dei colleghi del mondo dell’informazione che hanno fatto da “scorta mediatica” sul suo caso.

E’ previsto un punto stampa (con interprete dall’inglese) alle 16:45 in sala Guido Rossa presso la Camera del Lavoro di Piacenza. Al termine dell’iniziativa, l’autore e attivista sarà disponibile per il classico “firma copie”.

L’iniziativa pubblica sarà incentrata sulla presentazione del libro, edito dalla Nave di Teseo, in cui per la prima volta è Zaki stesso a raccontare il periodo della detenzione nelle carceri egiziane, dal 7 febbraio 2020 all’8 dicembre 2021. Una restrizione avvenuta a causa di alcune sue prese di posizione sui social network e per le sue opinioni. Al momento dell’arresto Zaki era studente di un master all’Università di Bologna, e la sollevazione accademica, le iniziative civili e la “scorta mediatica” dei mezzi di informazione giocarono un ruolo chiave nella sua liberazione: si passò dalla cittadinanza italiana votata da Camera e Senato alla successiva amnistia del presidente egiziano Al-Sisi. E da tutto questo arrivò la sua liberazione.

“È stato il mio modo di resistere – scrive Zaky sulla quarta di copertina del suo primo libro – Anche quando attraversavo le situazioni peggiori, pensavo: un giorno scriverò questa cosa, un giorno denuncerò tutto.”

 

DANIEL: “L’INCONTRO CON DON CLAUDIO CHE MI HA CAMBIATO LA VITA”

Daniel Zaccaro ha trovato le parole per dare un nome al dolore e alla sofferenza. Oggi riesce a raccontare la sua storia ai ragazzi che incontra nelle scuole e nelle università, come oggi alla facoltà di scienze della formazione. Detenuto al Beccaria prima, a San Vittore poi, l’incontro con Don Claudio gli ha cambiato la vita.

Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano. Se non sei abbastanza forte, l’ambiente in cui vivi ti porta a fare delle scelte, spesso sbagliate. Daniel è arrivato a rapinare una banca. Ha sbagliato, ha pagato per gli errori, oggi è laureato ed è un educatore di comunità. Raccontare la sua storia lo mette in comunicazione con chi lo ascolta.

DE MICHELI: “SE TOCCA A ME IL PD LO CAMBIO DAVVERO”

“Sarà una campagna elettorale aperta, generosa e pocp tattica”. Così Paola De Micheli si prepara all’ultimo mese a mezzo prima del voto delle primarie che la vede candidata alla segretaria del Partito Democratico.
Ieri alla presentazione del suo libro, allo spazio Volumnia, Concretamente – prima le persone, ha detto “non ho mai promesso niente che non ho potuto fare, se tocca a me il PD lo cambio davvero”.

LA BUONA SCUOLA: DOVEVA ESSERE LA LEGGE RIVOLUZIONARIA, INVECE …

Doveva essere una riforma rivoluzionaria, ripristinare concorsi e assunzioni, introdurre premi ai docenti, invece ha portato alla più grande mobilitazione degli ultimi anni. La cosiddetta Buona Scuola, è le legge che senz’altro ha segnato, negativamente, più di altre il governo di Matteo Renzi, nel senso che chi la legge l’aveva pensata si è ritrovato il paese contro.
Alessandro Fusacchia, era, all’epoca, capo di gabinetto al Miur e ha avuto un ruolo chiave nell’ideazione e nell’attuazione della legge. Nel libro Lo Stato a nudo, storia intima della Buona Scuola, cerca di portare il cittadini che sta fuori i palazzi romani all’interno, per fari un’idea di quel che accade.