CASO CARBONEXT, FACCIAMO IL PUNTO

Una nuova serata per parlare della vicenda del Carbonext. La Conferenza dei Servizi, l’estate scorsa, ha redatto il Rapporto Ambientale conclusivo dei propri lavori, la competenza decisionale finale è passata alla Giunta Regionale che ha poi approvato il progetto; nell’incontro di venerdì 30 settembre al Teatro comunale di Lugagnano verranno esaminati i contenuti della decisione presa dalla Regione. 
I comitati Aria pulita in Val d’Arda”, “Basta Nocivita’ in Val D’arda“, “Cittadini per l’Ambiente rurale” e Legambiente Piacenza vogliono ancora lottare contro l’approvazione del progetto attraverso un procedimento legale. 

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CARBONEXT: 4122 FIRME PER CHIEDERE LA VALUTAZIONE DI IMPATTO SULLA SALUTE

In cinque giorni sono state raccolte 4.122 firme. Cittadini che chiedono, attraverso una petizione, la valutazione di Impatto sulla Salute relativa la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e modifica dell’AIA inerenti al progetto per l’utilizzo di “CarboNeXT ®” nell’impianto di cottura del cementificio di Vernasca. I cittadini, insieme agli amministratori locali, chiedono uno studio approfondito che dia un quadro completo sul tema, facendo chiarezza partendo dai dati negativi diffusi e che fornisca elementi utili che oggi non esistono. La richiesta molto precisa che ha riunito trasversalmente tante persone invita il Presidente della Provincia Rolleri, che è l’Autorità Amministrativa chiamata a rilasciare o meno l’autorizzazione finale per l’avvio dell’impianto, subordinare la conclusione della V.I.A. ad una procedura di VIS per approfondire, confrontando gli enti istituzionali alle altre voci autorevoli che sollevano importanti censure sul progetto additandone le pericolosità, tutti gli aspetti sanitari dell’impianto all’oggi ed in caso di ricorso alle CSS. Troppi sono i timori in merito, suffragati da dati autorevoli, per poter soprassedere sulla necessità di studi più approfonditi.

Ecco il testo della petizione:

I Sottoscritti Abitanti dei comuni dell’Alta val d’Arda

Richiamando la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale avviata dalla Provincia di Piacenza in merito al progetto per l’utilizzo di CarboNeXT® nell’impianto Buzzi Unicem di Vernasca;  Alla luce delle preoccupanti informazioni elaborate anche da autorevoli fonti in merito all’impatto sulla salute a breve e lungo termine dell’utilizzo di CSS in impianti di cottura del cemento; Vista la crescente tensione ed i timori generati sul territorio che non vengono in alcun modo attenuati dalle informazioni ad oggi disponibili nonché vista la mancanza di dati univoci ed incontrovertibili;  Considerato che lo strumento della Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS) ha per sua natura lo scopo di accertare i potenziali impatti del progetto sulla salute della Val d’Arda;Considerato che pur non essendo obbligatorio per progetti quale quello di cui in oggetto, l’utilizzo dello strumento della VIS è ampiamente caldeggiato soprattutto in quei processi ad importante impatto ambientale; Ritenuto indispensabile avere un monitoraggio affidabile e completo che sia basato su prove scientifiche, mentre ad oggi non esiste una sperimentazione ritenuta esaustiva e strettamente legata alla fattispecie, anche territriale, dell’impianto di Vernasca; Considerate le motivazioni più dettagliatamente specificate dai comuni di Lugagnano Val d’Arda, Castell’Arquato e Morfasso che hanno ufficializzato la richiesta con PEC del 13 febbraio 2013; Richiamata la richiesta di avvio della VIS avanzata dal Sindaco di Lugagnano Val d’Arda in sede di Conferenza dei Servizi del 12 febbraio 2015

CHIEDONO

Al Presidente della Provincia di Piacenza Francesco Rolleri di dare positivo seguito alla richiesta ufficiale avanzata dal Sindaco di Lugagnano Val d’Arda unitamente ai Sindaci di Castell’Arquato e Morfasso ed avallata da alcune altre Pubbliche Amministrazioni affinché sia avviato immantinente e contestualmente alle Conferenze dei Servizi il processo di Valutazione di Impatto sulla Salute (V.I.S.) come supporto ai percorsi di pianificazione e di decisione; Che a tale Valutazione possano partecipare i portatori di interesse territoriali indicando anche loro tecnici di fiducia; Che ogni decisione in merito all’utilizzo di CSS nell’impianto di cui in oggetto sia subordinata e coerente agli esiti della Valutazione di Impatto sulla Salute più volte citata.

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ITALIA, IL PAESE DELLE OPERE PUBBLICHE INCOMPIUTE

Sono quasi settecento le piccole o grandi opere che vengono lasciate a metà, semplicemente incompiute in uno stato più o meno avanzato di esecuzione. Nel lungo elenco, suddiviso per Regioni, pubblicato sul sito Linkiesta se si da un’occhiata all’Emilia Romagna la provincia di Piacenza non è messa male. Nel senso che risulta solo il comune di Lugagnano Val d’Arda con la realizzazione di un servizio di aggregazione a Rustigazzo. Un’opera completa al 97,31%, allo stato di esecuzione C, ovvero lavori ultimati ma non collaudati nel termine previsto in quanto l’opera non risulta rispondere a tutti i requisiti previsti dal capitolato e dal progetto esecutivo. L’importo complessivo dell’opera è di quasi 435 mila euro, gli oneri necessari per l’ultimazione sono stati stimati in 11.900 euro. “L’opera è praticamente conclusa – spiega il sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi – si sta lavorando al completamento del solaio. Sono stati aggiunte alcune migliorie per 30-40 mila euro in più rispetto al capitolato, che hanno portato a concludere l’intervento qualche mese dopo. Verosimilmente il centro dovrebbe essere pronto per il mese di ottobre. Qui troveranno sedi – prosegue il sindaco – le attività sanitarie dell’alta Val Chero e l’Avis di Rustigazzo, realtà molto importanti per il territorio. Tra l’altro l’età media della popolazione di queste zone è molto elevata, questo centro permette agli anziani di avere un punto di riferimento importante che altrimenti dovrebbero spostarsi a Lugagnano o Carpaneto. E’ davvero curioso – riflette Papamarenghi – che in questo elenco non compaia un’opera davvero incompiuta, ovvero la tangenziale di Carpaneto, i cui lavori sono fermi da almeno 3 anni, per cui sono stati stanziati 10 milioni di euro, che oggi non bastano per completare l’opera”.

Messa molto peggio la cugina Parma, che risulta nell’elenco pubblico con numerose opere da completare, alcune delle quali con uno stato di avanzamento appena del 20%.

A livello nazionale quanto valgono questi scheletri di cemento sparsi per l’Italia? Un patrimonio da 2,6 miliardi di euro che necessita almeno di 1,4 miliardi per essere completato e messo in funzione. In tutto 4 miliardi di euro, che secondo alcuni sarebbe sottostimato perchè nell’elenco mancherebbero i dati della Regione Calabria.

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DANESI, LA CRISI DEL MATTONE PASSA ANCHE DA QUI

Dopo la sentenza del tribunale  di Piacenza che di fatto ha decretato il fallimento della Rdb Terrecotte, un altro marchio storico, un tempo leader del settore manufatti e laterizi rischia di perdersi nella morsa della crisi del mattone.  Stamattina alla Danesi di Lugagnano è stato proclamato uno sciopero di 8 ore con presidio dei lavoratori per denunciare una situazione che porta a pensare che non ci sia la volontà di salvare l’azienda. Ad agosto dell’anno scorso la Danesi ha avviato un procedimento di cassa integrazione ordinaria, a marzo la cassa è diventata straordinaria per un anno. E dopo quale futuro si paventa? C’è la possibilità di una ripresa della produzione? I 24 dipendenti se lo chiedono ma hanno il sentore che le risposte siano negative. A fine giugno doveva esserci un tavolo di confronto con dirigenza e istituzioni saltato all’ultimo minuto e rimandato a settembre. “Se le cose vanno avanti così – ha riferito Roberto Varani della Filcam Cisl – abbiamo poche speranze anche in questo incontro, i lavoratori si stanno dando da soli le risposte.  Manca la volontà di ripartire da parte dell’azienda, abbassando la qualità del prodotto il mercato a cui ci si rivolge non è più quello di una volta. Con il presidio di oggi – continua – vogliamo sensibilizzare l’opione pubblica”. La Danesi ha uno stabilimento madre a Soncino che non ha mai subito interduzioni nella produzione,  oltre che altri siti sparsi per l’Italia. La sensazione è che si voglia sacrificare lo stabilimento di Lugagnano, abbassare la qualità del prodotto per venderlo a prezzi più competitivi.

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