E’ un sacrificio grande, non c’è dubbio. Ma se siamo arrivati a questo punto significa che il momento è grave, anzi forse di più. Essere a una manciata di chilometri dalla prima zone rossa certamente ha pesato, ma oggi bisogna solo andare oltre, guardare avanti ed adeguarsi. Senza se e senza ma. Il sacrificio richiesto avrà ricadute pesanti, pesantissime sull’economia, ma ora quello che bisogna scongiurare è il collasso delle strutture ospedaliere. Se i contagiati che necessitano di terapia intensiva sono più dei posti letto disponibili, il danno potrebbe essere irreparabile. Perché tutti, nello stesso modo, hanno il diritto di essere curati. Parlare di zona rossa è improprio, si tratta di un nuovo sistema di di prescrizioni per una “mobilità ridotta” per far sì che il virus non si propaghi ancora di più di quello che già è. Dobbiamo ancora una volta fare appello al senso civico di ognuno, per rendere tutto meno gravoso basta pensare al gran lavoro del personale medico, sanitario, infermieristico che da settimane, senza sosta, stanno lavorando allo spasimo. Eppure anche loro avranno una famiglia, figli, genitori, da quali torneranno con il timore di aver contratto il virus. Per loro ma anche e soprattutto per evitare il tracollo della rete ospedaliera, rispettiamo quello che ci viene prescritto. Da Cittadini onesti, con la C maiuscola.