L’epilogo è quello che nessuno avrebbe voluto leggere ma che tanti pensavano fin dall’inizio. Il più atroce, il più ingiusto, il più doloroso. La morte di una giovane donna per mano di un uomo di cui lei si fidava, che considerava un amico.
E mentre ancora si cercava flebilmente di nutrire quella fiammella di speranza di trovare Elisa ancora viva, il suo corpo era già sepolto sotto terra, in una zona impervia, difficile da raggiungere e da identificare.
Massimo Sebastiani a questo ci ha pensato; dopo aver commesso un delitto atroce anziché costituirsi ha occultato il corpo di Elisa ed è fuggito. Una fuga durata tredici giorni nei luoghi che conosceva palmo a palmo.
Era nascosto mentre Elisa da tredici giorni aveva smesso di vivere. Gli investigatori sostengono che sia stata uccisa poco dopo il pranzo del 25 agosto, quello in cui tutto sembrava ancora normale. O forse di normale non c’è mai stato nulla.
Saranno gli investigatori a stabilire come Elisa è morta, a ricostruire i fatti, a ricomporre i pezzi di quella tragica domenica di fine agosto.
La realtà nuda e cruda è che una ragazza è stata strappata alla vita, all’amore della sua famiglia, di un madre e un padre a cui oggi hanno tolto un pezzo cuore e che nonostante tutto devono sopravvivere.
È il momento del rispetto, quello vero, fatto di calore silenzioso e di preghiera.
GETTATA DALLA FINESTRA DAL FIDANZATO GELOSO
Fin da subito c’era qualcosa che non quadrava, a cominciare dalla posizione del corpo riverso a terra esanime dopo un volo dal terzo piano di una palazzina. E’ l’epilogo di una brutta storia di violenza, degrado e soprusi culminata con la morte della parte più debole. Il 14 giugno scorso Daniela Puddu, 37 anni di Iglesias, non si è gettata dalla finestra di casa sua, ma da quella finestra è stata gettata. Dal suo compagno. Il fatto avvenne a Fiorenzuola dove la donne viveva in una casa popolare. I litigi con il compagno erano frequenti, i vicini li sentivano spesso urlare, lui era violento. Quella sera, l’ennesima lite legata a motivi di gelosia, è culminata con la morte della donna. La Procura, che ha ricostruito il fatto, è certa che Daniela sia stata defenestrata. Per due mesi il fidanzato, pur essendo stato iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto, ha pensato di farla franca con la tesi del suicidio. Ma gli indizi, le testimonianze dei vicini e di una terza persona presente al momento del litigio della coppia, hanno portato gli inquirenti ad arrestarlo per omicidio volontario.