“CASO BURKINI”, HAJAR: “NON C’E’ LIBERTA’ SE C’E’ IMPOSIZIONE”

Se il simbolo della Francia è quella Marianne a seno nudo e scarmigliata portatrice dei valori di liberté, égalitè e fraternité, la cui iconogradia deriva dal celebre quadro di Eugène Delacroix, perché il “caso Burkini” continua a far discutere? Pochi giorni anche  l’Alto Commissario delle Nazioni Unite ha difeso lo stop imposto dal consiglio di Stato francese commentando positivamente la decisione da parte di alcuni sindaci di vietare il costume che copre anche testa braccia e gambe usato in spiaggia dalle donne musulmane. “Queste scelte non migliorano la situazione della sicurezza e tendono invece ad alimentare l’intolleranza religiosa e la stigmatizzazione delle persone di fede musulmana in Francia, soprattutto le donne” è il commento dell’Onu. Abbiamo chiesto ad Hajar Boulakcour, giovane musulmana che da poco si è trasferita in Marocco ma che fino a pochi mesi fa ha vissuto e studiato a Piacenza, un commento rispetto a questa situazione. “Attualmente vivo e lavoro ad Agadir – ci racconta Hajar – e qui i turisti di tutto il mondo si mettono il costume per fare il bagno, le donne musulmane mettono il burkini. Tutti insieme fanno il bagno nel mare senza alcuna costrizione o legge che li obbliga a coprirsi o scoprirsi. A volte mi chiedo davvero se ci sia più libertà in occidente o in oriente. Mi chiedo soprattutto come mai la Francia che sventola destra e sinistra il suo motto sulla libertà fa passare una legge che impone alle donne di scoprirsi. Non c’è libertà se c’è imposizione” conclude Hajar.

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