Progettualità slegata o figlia di una pianificazione ragionata? In altre parole, quando si approvano progetti come quello recente di via Conciliazione nel quale sorgeranno un supermercato a pochi metri da uno già esistente, una nuova palestre a pochi metri da una già funzionante h 24 e nuovo abitativo, sorgono della domande, per altro più che lecite. La sensazione, sulle prime, è che manchi una visione generale di progettualità. Solo una sensazione, perchè se esistono norme che permettono al privato di costruire è giusto che lo faccia; se a monte la procedura attuativa è stata rispettata e le legge applicata, quale è il problema? Vista così non fa una piega. Ma proviamo a fare un passo avanti: cosa serve davvero alla città? “Il vero problema è: dove vuole andare Piacenza? si domanda Giuseppe Baracchi, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Piacenza – cosa vogliamo fare e possiamo fare per dare alla città una visione legata e sensata nel suo sviluppo”.
Vent’anni fa attorno alla logistica si sono sviluppate le più grandi trasformazioni: oggi rincorrere quella progettualità non è più attuale. Non lo è neppure puntare sull’implementazione abitativa dal momento che gli studi ci confermano che Piacenza non è destinata a crescere numericamente. Di cosa allora ha bisogno la città? Dall’Ordine arriva una proposta, quella di sedersi intorno ad un tavolo per un incontro collegiale: architetti nel ruolo di collaboratori dell’amministrazione insieme ai cosiddetti stakeholder per dialogare su Piacenza, bisogni e necessità. “Mi piacerebbe, e qui lancio la proposta – spiega Baracchi – metterci intorno ad un tavolo e farci promotori di un incontro collegiale magari partendo proprio da quel manifesto Piacenza 2020, di cui sono una quindicina di proposte ne sono state realizzate forse solo un paio, perchè il mondo è cambiato da allora. Proposta concrete fattive, coinvolgendo anche i soggetti economici, Industriali, Camera di Commercio e poi i privati che vogliono investire”.
Altro capitolo Palazzo ex Enel intorno al quale si sono alzate alte barricate tra cittadini, associazioni da una parte ad amministrazione dall’altra. Baracchi si spinge ad un monito deciso verso la categoria che rappresenta. “E’ un richiamo che mi sento di fare al rispetto deontologico della professione – ha spiegato il presidente dell’Ordine – nei confronti di colleghi prima iscritti all’Ordine e oggi non più che garantiscono progettualità gratuite e partecipano e fanno proclami, criticando l’operato di un collega. Credo sia una mancanza di rispetto nei confronti di un tecnico, collega, progettista, come mettere in dubbio che abbia sviluppato male la propria attività. Il mio – continua Baracchi – è un richiamo ad un rispetto deontologico della professione, poi ognuno è libero di esprimere la propria opinione, nella massima libertà. Per chi invece è iscritto all’Ordine, mi sento di dire che ammiro molto la passione di questi colleghi che dimostrano nel perorare la causa di mettere in luce i reperti, ma se pensiamo di poter valorizzarli senza un costrutto più ampio, più condiviso, in modo da verificare ciò che esiste e metterlo a conoscenza di tutti, mi trovo in disaccordo”.
Il servizio con l’intervista nella prossima puntata di A Tutto Tondo