Sono una decina i casi di violenza verso gli operatori sanitari accaduti all’ospedale di piacenza; una realtà che, in particolare nell’ultimo periodo, ha fatto registrare parecchi casi su tutto il territorio nazionale.
L’azienda sanitaria locale e FIASO hanno deciso di affrontare il problema ponendo l’accento sulle misure e sulle iniziative da attuare per la difesa dei professionisti. In particolare ad essere prese di mira, soprattutto professioniste donne perché numericamente superiori, nei reparti di emergenza urgenza e di salute mentale, ma anche personale amministrativo. Il fenomeno è aumentato nel post pandemia ma anche a seguito dell’obbligo vaccinale, a causa della mancata percezione dell’importanza dei vaccini.
L’incontro con il comitato Salviamo l’ospedale ci sarà, perché “un incontro non si nega a nessuno “. Così la sindaca Tarasconi ha acconsentito alla richiesta del comitato di un incontro pubblico sul tema dell’ospedale. Per la verità, il comitato, che ha raccolto oltre 400 firme, attendeva da mesi una risposta arrivata solo oggi su sollecitazione di alcuni consiglieri.
“Conosco bene sia l’avvocato Ridella che il dottor Zurla – ha detto Tarasconi – è ovvio che noi non cambieremo idea, è da otto anni che siamo favorevoli al nuovo ospedale. L’incontro deve essere ben organizzato, con medici e infermieri che, ogni giorno, vivono l’ospedale. Incontrerò anche gli abitanti adiacenti all’area 5, ma non prima di vedere il risultato della comparazione delle due aree, la 5 e la 6”.
La sindaca Tarasconi è tornata anche sui disagi avvenuti, lo scorso giovedì, presso l’ufficio ztl di piazza Cittedella. “Mi sono scusata con i cittadini , era doveroso – ha detto la sindaca – i disservizi sono stati causati dal cambio di gestione che pensavamo fosse meno problematica. A questo proposito, confermo che il rinnovo dei pass potranno avvenire anche per via telematica, ci stiamo predisponendo a questo. I pass giornalieri invece saranno acquistabili in tabaccheria o in edicola”.
Nessun contatto. Questo l’attuale stato dei fatti. L’avvocato Augusto Ridella rappresenta il comitato Salviamo l’Ospedale, che nel mese di agosto ha raccolto 450 firme per portare l’attenzione sull’attuale struttura e chiedere un incontro pubblico con l’amministrazione su questo tema. Perché non lavorare sull’attuale polichirurgico che di anni ne ha 28, piuttosto che su una nuova struttura se le criticità che emergono, sostiene il comitato, sono la carenza di parcheggi, la difficoltà di accesso, la configurazione a padiglioni e la carenza di spazi? Forti criticità sono espresse anche in merito ai costi: 260 milioni di euro l’ammontare della nuova opera, per lo più coperti dalla regione Emilia Romagna, ma da qui a dieci saranno ancora sufficienti? E poi, il destino di via Taverna e del polichirurgico quale sarà? Domande a cui il comitato vorrebbe che l’amministrazione rispondesse in un dibattito pubblico.
Ecco la nuova risonanza magnetica, attiva già da qualche settimana, presso la radiologia dell’ospedale di Piacenza. Una vera eccellenza nella qualità delle immagini e del risparmio energetico, tra i primi esempi in Italia a fornire prestazioni straordinarie oltre che procedure più sostenibili grazie all’assenza di elio.
La nuova apparecchiatura è stata introdotta a noleggio attraverso una gara d’appalto aggiudicata per circa 2milioni e mezzo di euro.
Grande attenzione al confort del paziente: l’ambiente è dotato di luci colorate e di un’immagini con soggetto naturale. Inoltre è tra i pochi esempi presenti sul mercato con architettura completamente digitale che riduce il rumore avvertito dalle persone del 40 per cento.
Si chiama Sala del Sollievo e si trova nel pronto soccorso dell’ospedale. Una stanza particolare dedicata alla persone che arrivano nel reparto in condizione di fine vita. La sala è già attiva e utilizzata da qualche settimana ma per rendere ancora più accogliente lo spazio, lAusl ha chiesto all’associazione Il Pellicano un aiuto concreto. La presidente Maria Angela Spezia ha accolto con entusiasmo la proposta e si è subito attivata per acquisire gli arredi, tanto che entro l’autunno il progetto sarà completato e presentato alla cittadinanza.
La Sala del Sollievo nasce da un profondo senso di rispetto nei confronti del fine vita ed è un luogo dove viene preservata la dignità del paziente, evitando cure sproporzionate e non appropriate.
In attesa dell’allestimento completo, l’idea ha già trovato riscontri molto positivi tra medici e sanitari, essendo uno dei primi esempi in Italia di cure palliative in un dipartimento d’Emergenza.
La dottoressa Erika Poggiali, medico del Pronto soccorso di Piacenza, ha dedicato al tema anche un articolo apparso nei giorni scorsi sul blog della Società italiana di Medicina dell’Emergenza urgenza (https://www.simeu.it/blog/). L’esperienza piacentina è stata già citata come best practice da Luciano Orsi, direttore della Rivista Italiana di Cure Palliative e membro della Società Italiana di Cure Palliative (SICP): l’esperto lo ha definito “un pregevole esempio di corretta gestione del fine vita del malato allo stadio terminale nell’ambito dell’emergenza urgenza”.
L’obiettivo del progetto non è solo quello di mettere a disposizione dei pazienti una sala riservata, dove poter rimanere insieme ai familiari, ma anche quella di poter contare su una sedazione palliativa che possa controllare la loro sofferenza. Per essere in grado di gestire al meglio questa procedura, il personale del Pronto soccorso è stato formato dai colleghi dell’unità operativa di Cure Palliative. I professionisti hanno inoltre redatto insieme alcune linee guida per garantire al malato allo stadio terminale i trattamenti più adeguati alla sua specifica condizione clinica.
In particolare, la Sala del Sollievo è dedicata ai pazienti affetti da patologie croniche e invalidanti, che si presentano in Pronto soccorso con sintomi resistenti alla terapia e che necessitano di una sedazione palliativa profonda.
Ma può anche accogliere persone che si rivolgono al reparto per una sedazione di emergenza, come una grave emorragia, crisi respiratoria o uno stato di shock irreversibile.
Per tutte queste tipologie di pazienti, lo sforzo del personale è quello di garantire una presa in carico clinico-farmacologica adeguata al fine vita “Abbiamo cercato di creare uno spazio nel Pronto soccorso – evidenziano i sanitari – dove il fine vita potesse essere un momento vissuto in modo intimo dai familiari, lontano dai campanelli che suonano, il sovraffollamento delle aree, il telefono che squilla a ogni ora, e quella terribile luce artificiale che conosciamo bene e che è capace di annullare il giorno e la notte uniformando il tempo”.
Per questo la Sala del Sollievo è aperta ai familiari 24 ore su 24, senza limite numerico, ed è gestita dai medici, infermieri e operatori sociosanitari del Pronto Soccorso secondo un percorso codificato. I sanitari che vi operano hanno seguito un percorso formativo specifico gestito dalla psicologa della Rete delle Cure Palliative per migliorare le competenze comunicative indispensabili per stare accanto al paziente e alla sua famiglia.
La Sala del Sollievo garantisce silenzio, intimità, tranquillità, accudimento e ascolto, in accordo con il modello delle cure palliative, che richiedono una grande vicinanza e un basso impatto tecnologico.
Nella stanza non ci sono monitor ma solo un grande murales realizzato da un’infermiera del reparto, Eleonora Rossi. Il disegno rappresenta un momento di passaggio, un’attesa e un cambiamento. Al progetto, oltre alle equipe del Pronto soccorso (diretta da Andrea Vercelli e coordinata da Paola Nassani) e di Cure Palliative (diretta da Raffaella Bertè, con Davide Cassinelli come case manager), hanno partecipato la Bed manager Damiana Muroni e Maria Gaetana Droghi, responsabile Innovazione e sviluppo organizzativo professionale della Direzione delle Professioni sanitarie).
Non da ultimo, quando non è occupata, la stanza può anche accoglie le vittime di violenza.
Giacomo Biasucci, direttore del dipartimento Materno infantile dell’Ausl di Piacenza, è diventato nei giorni scorsi professore associato dell’Università di Parma. In questo modo, il reparto di Pediatria e Neonatologia da lui diretto diventa parte integrante dell’ateneo.
Prosegue quindi a pieno regime l’integrazione tra l’Azienda e l’Università di Parma, con l’obiettivo di “clinicizzare” le unità operative, ovvero creare all’interno degli ospedali piacentini le sedi per lo svolgimento delle attività didattiche. Questo percorso continua in parallelo all’attivazione del nuovo corso di Laurea in Medicine and Surgery in lingua inglese, partito nell’autunno 2021 a Piacenza.
La nomina a professore segna per Biasucci un ritorno all’ambiente universitario, nel quale lo specialista aveva mosso i suoi primi passi e con il quale, in realtà, ha sempre mantenuto legami e relazioni costanti in tutti gli anni di attività a Piacenza.
“Per il professor Biasucci – evidenzia Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl di Piacenza– si tratta di importante riconoscimento. Mi riempie di orgoglio essere qui oggi a condividere con lui e il dottor Magnacavallo questo risultato, che dimostra come Piacenza sia una realtà in crescita. Oltre a esprimere le mie personali congratulazioni al professionista, voglio condividere questo risultato anche con tutto il reparto di Pediatria e Neonatologia, che diventa a tutti gli effetti un reparto universitario. Il percorso che stiamo portando avanti per creare all’interno degli ospedali piacentini sedi per lo svolgimento di attività didattiche, ci aiuta a rendere la nostra realtà sempre più attrattiva per reclutare professionisti di alto livello e, quindi, per rispondere sempre al meglio ai bisogni di salute dei nostri concittadini”
L’hanno chiamata Visione Futura, pensando una parte centrale da qui ai prossimi vent’anni. Un’idea nata in pieno lock down, quando tutto era fermo e chiuso. L’architetto Giuseppe Baracchi, insieme ai giovani colleghi di studio, a distanza, ha pensato alla trasformazione della zona dell’ospedale una volta che questo verrà ricostruito. Cosa fare dell’esistente? Riqualificare? Abbattere? La domanda principale è come restituire ad uno spazio la funzione di utilità. Certo la mobilità demografica, da oggi al 2040 cambierà eccome, tuttavia questa visione futura resta sullo sfondo, con il recupero del nucleo antico e la demolizione dell’attuale polichirurgico a parco urbano.
“Se i ricoveri arrivassero a 200/220 l’ospedale andrebbe incontro ad altre trasformazioni”. A dirlo il dg Baldino che ha già pronto il piano della rimodulazione dell’ospedale, il tutto a parità di personale per cui “abbiamo deciso di sospendere, temporaneamente, alcune prestazioni, per le prossime 3/4 settimane”. In particolare sono sospese le prestazioni ambulatoriali di odontoiatria, medicina dello sport, ecografia e ortopedia all’interno delle Case della Salute. Sono state rimodulate le prestazioni di oculistica, terapia del dolore e dermatologia, oltre che la temporanea sospensione di alcuni punti prelievo territoriali.
E’ stata in parte ridotta anche l’attività chirurgica: temporaneamente sono stati tolti 7 slot operatori, passando da 55 a 48. “Si tratta di sedute operatorie che riguardano prestazioni non primarie – ha specificato Baldino – in compenso abbiamo potenziato il comparto operatorio di Castel San Giovanni”.
Il dottor Massimo Piepoli è il nuovo responsabile della Cardiologia dell’ospedale di Castel San Giovanni; “Il dottor Piepoli – ha evidenziato il dg Luca Baldino – ha una grande visibilità internazionale e una capacità scientifica di alto livello. È direttore della più importante rivista di prevenzione cardiologica europea, è autore di centinaia di lavori e abilitato all’insegnamento accademico. Qui potrà affiancare a queste competenze la conduzione di un reparto. Questo incarico va nella direzione di potenziare l’attività di Castel San Giovanni, come già abbiamo fatto con la scelta di definire un’ulteriore vocazione per questo presidio, identificato come l’ospedale delle donne”.
“È un onore per me lavorare qui – ha evidenziato il dottor Piepoli – dove ho trovato subito un gruppo di colleghi molto motivato. Questo è un reparto di eccellenza della sanità piacentina, dove già oggi la capacità diagnostica per esami non invasivi è di ottimo livello. Lavoreremo insieme per potenziare ancora la capacità di screening e l’attività di prevenzione primaria e secondaria e per crescere, dal punto di vista culturale, di progetti, di pubblicazioni, di contatti con le università. Negli ultimi anni la mia esperienza professionale si è caratterizzata in particolare per l’attività di clinica e ricerca scientifica sullo scompenso cardiaco”.
Sotto organico del 30%, tanto per essere chiari mancano una quindicina di professionisti nei pronto soccorso nazionali, così come all’ospedale di Piacenza. C’è anche il direttore del reparto, il dottor Andrea Magnacavallo nel sit-in di protesta indetto a livello nazionale da SIMEU per denunciare la carenza di organico. Ma non solo: sotto la lente anche le difficili condizioni di lavoro dettate dalla mancanza di ferie, il non riconoscimento di lavoro usurante e, non ultimo, il rischio di aggressioni.