Mons. Cevolotto ha rivolto il massaggio pasquale a tutti i piacentini. “Che sia una Pasqua di pace e fraternità – ha detto – quella fraternità che nei giorni corsi è stata ferita ma non sconfitta”, riferendosi alla chiusura momentanea della mensa della Caritas.
IL MESSAGGIO PASQUALE DEL VESCOVO CEVOLOTTO: “NON SIATE VITTIME DELLA PAURA”
Il Vescovo Adriano Cevolotto ha rivolo il consueto messaggio pasqualenai piacentini. “Prima di ogni altra cosa il mio pensiero va all’atteggiamento disarmato, di paura, che in questo momento storico spesso ci caratterizza. Non dobbiamo avere paura, perché la paura porta all’aggressività, alla difensiva. E se viviamo nella paura e quindi nell’aggressività molte prospettive, molte speranze ci vengono precluse”.
MONS. CEVOLOTTO: “NON RESTIAMO INCHIODATI AL DOLORE, ANDIAMO INCONTRO ALLA SPERANZA E ALLA VITA”
Riportiamo il messaggio pasquale del vescovo Adriano Cevolotto.
“È il Vangelo di Luca che quest’anno ci fa entrare nella Pasqua di Gesù e dei
discepoli. Il vangelo ci parla di una comunità smarrita dopo gli eventi del venerdì di passione e il silenzio mortale che ne è seguito. Una comunità alla ricerca di qualche frammento di Gesù: qualche ricordo, magari qualche reliquia da portare con sé. Le donne che vanno al mattino presto al sepolcro per ungere il corpo, per compiere così l’ultimo gesto di premura verso il cadavere del maestro. Non resta che la riconoscenza.
E i due di Emmaus in cammino a ritroso verso casa: frugano nella loro delusione. Scoprono che era troppo bello per essere vero.
Il venerdì (allora era tutt’altro che santo! Era maledetto/infausto, come diremmo noi: uno di quei giorni da cancellare dal calendario) con il suo carico di morte drammatica aveva tolto vita anche a chi era sopravvissuto. Niente era rimasto in piedi.
Quel venerdì e i tanti venerdì della storia: di ieri e di oggi. Nei quali il dolore si
acuisce, ancora di più, il sabato. Il giorno successivo, abitato dal silenzio e dalla
solitudine, dall’esperienza della assenza. Con Gesù era morta anche la promessa di Dio. È la fine di tante cose. Crolla tutto.
Questa esperienza umana l’abbiamo conosciuta in edizioni diverse. Ma sempre la stessa. Come quella che abbiamo vissuto negli anni scorsi e che si ripropone
anche oggi. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. È l’annuncio di Pasqua: cercate dalla parte giusta! Rovistare tra ciò che non c’è più è rimanere incagliati nel venerdì di passione. È restare impigliati nel silenzio del dolore.
Dio, con Gesù, ha introdotto una presenza di vita, di amore fedele. Ma il terzo
giorno. C’è uno spazio tra la morte e la risurrezione. Spazio temporale ed
esistenziale necessario perché si impari a riconoscere dove ora Lui è presente. E con Lui la vita.
Sono nostre le reazioni degli apostoli al racconto delle donne: “Quelle parole
parvero a loro come un vaneggiamento…”. Se aderiamo immediatamente al dolore, non così è verso la speranza, verso la Pasqua. Perché vorremmo avere la certezza di ciò che è incredibile. Invece è necessario (con Pietro) alzarsi e correre al sepolcro. Andare incontro alla speranza. Dare credito alla testimonianza che è giunta a noi è condizione perché i nostri occhi si aprano. E con gli occhi, il cuore si apra alla speranza.
Il venerdì non è l’ultimo giorno della settimana. Ma la domenica: l’ultimo a cui
tendono gli altri e il primo da cui tutto è generato. Di nuovo. L’augurio che rivolgo a tutte e a tutti: non restiamo inchiodati nei nostri venerdì di dolore, di delusione e di morte, c’è una domenica di Pasqua e di vita. Proprio per tutti. È giorno di Dio e del Suo amore. Buona Pasqua!”
VESCOVO AMBROSIO: “L’ULTIMO MESSAGGIO E’ LA VITA NON LA MORTE”
Ecco il messaggio di Pasqua del vescovo Ambrosio. “L’augurio di Pasqua è gioia – ha detto Mons. Ambrosio – in questi momenti è difficile far sgorgare gioia dai nostri cuori. Ma occorre che apriamo gli occhi per scorgere quella luce silenziosa che proviene da questo grande mistero di Cristo risorto che ha vinto la morte e l’ha vinta anche per noi; l’ultima parola è la vita”.