NUOVA PROVINCIA, SUL MODELLO DELL’UNIONE DEI COMUNI

Comunque la si pensi è una svolta. Fin da subito l’immagine che esce della nuova Provincia, quella della riforma a metà, quella eletta dagli amministratori e non più dal popolo, è decisamente diversa. “Due epoche diverse di un’unica storia – il presidente uscente Massimo Trespidi ha definito così il nuovo assetto  – una storia che continua affidata a buone mani di chi vive la responsabilità di amministrare il territorio ogni giorno”. Nel giorno del passaggio di consegne tra Massimo Trespidi e Francesco Rolleri, sancito da una stretta di mano nella sala che fino a ieri è stata dedicata alle riunioni di giunta, si respira aria di novità condita da parecchia incertezza. A partire da quei settori che rimarranno di competenza della provincia (sembra viabilità, edilizia scolastica e ambiente) e quelli che passeranno alle regioni. Ora Presidente, consiglio e assemblea dei sindaci eletti dovranno lavorare al nuovo statuto. Dalle prime parole di Rolleri nella vesti di presidente, anche la prospettiva sembra cambiata. “Vorrei uscire dal concetto di maggioranza e minoranza – ha detto – mi piacerebbe non sentire più parlare di opposizione. La nuova provincia deve prendere quelle che c’è di buono dell’esperienza dell’Unione”. Una sorta di indicazione al modo di lavorare, votato al fare squadra, maggiore flessibilità. Il presidente della Provincia dovrà continuare ad esercitare il ruolo di sindaco nel suo comune, così come il collegio dei 10 a cui verranno affidate deleghe precise, così come i consiglieri eletti. Nessuno percepirà compenso dalla nuova attività. Se il nuovo assetto piace al neo presidente, più critica è Patrizia Calza, consigliere eletto con 8214 voti ponderati:”Ritorno in Provincia con emozione – ha detto – sono stata consigliere, poi assessore e oggi sono vivrò direttamente questa trasformazione, ma la riforma non mi piace, anche se mi adeguo. Ha aspetti che non sono condivisibili – prosegue – ad esempio sugli aspetti viabilistici ci saranno difficoltà a prendere scelte che mettano tutti d’accordo. Viene chiesto un impegno in più, ma i sindaci devono continuare a lavorare così come gli assessori dei piccoli comuni, togliendo tempo alla propria occupazione. Sarà un impegno particolarmente gravoso. C’è il rischio che la nuova Provincia acquisti sempre più una connotazione tecnica a scapito di quella politica? “E’ il modello organizzativo quello che conta – ha spiegato Rolleri – occorre costruire obiettivi con i tecnici e realizzarli. Se siamo bravi nella fase di impostazione, si può fare tutto. Bisogna ragionare seguendo il modello aziendale”. Parte così l’avventura della Provincia di secondo livello, un soggetto ancora ibrido, che rischia di essere troppo tecnico e poco politico.

I consiglieri eletti sono Luca Quintavalla (10523 voti), Patrizia Calza (8214), Paolo Dosi (7662), Massimo Castelli (7062), Stefano Perrucci (5308), Alessandro Piva (3889), Filippo Bertolini (5007), Sergio Bursi (4824), Gloria Zanardi (4595), Paola Galvani (4046).

PROV. NUOVA

COOP OPERAIO: QUANDO SI SCEGLIE DI PUNTARE SUGLI ULTIMI

Investire sul carcere è una scelta difficile, soprattutto se a farlo sono quattro giovani soci. Ci hanno provato, una scommessa forti dell’efficacia del loro progetto. Nell’agosto scorso, Rachele Greco, Filippo Politi, Marco Piccoli e Andrea Colonna si sono costituti in una società cooperativa “OperaIO” per avviare un progetto di rieducazione all’interno del carcere delle Novate. La loro formazione è variegata: scienze della formazione, giurisprudenza, agraria ed economia, si sono messi insieme perchè hanno condiviso un’idea. Rachele ha già fatto alcune esperienze formative negli istituti penitenziari di San Vittore e a Padova, “ogni volta che entravo nelle carceri, uscivo diversa e lo raccontavo ai miei amici che oggi sono i miei soci – racconta – anche loro sono rimasti colpiti dai racconti, così abbiamo pensato a come dar forma al progetto di lavorare con i detenuti. Abbiamo preso contatti con la direttrice del carcere di Piacenza, Caterina Zurlo, che si è dimostrata molto disponibile ed entusiasta della nostra idea”. L’idea è quella di insegnare ai detenuti a coltivare le piante officinali e piante da piccoli frutti per la produzione di prodotti erboristici e confetture all’interno delle mura del carcere.  “Il progetto ha quattro obiettivi – spiega Rachele – valorizzare i detenuti considerandoli una risorsa e non un problema per la società attraverso l’esperienza lavorativa favorendo il reinserimento come forma di rieducazione e redenzione della pena; formazione professionale con il conseguimento di una qualifica; continuità dell’esperienza lavorativa anche all’esterno del carcere una volta che il soggetto ha scontato la pena; realizzazione di prodotti con marchio del carcere per arrivare alla produzione di confetture, tisane ed infusi”. Un percorso rieducativo che può portare i detenuti a considerarsi lavoratori infondendo loro fiducia nelle loro capacità. “Dopo la formazione – spiega Rachele – cambia il modo di comportarsi dello stesso carcerato, spesso c’è il desiderio di ricontattare la famiglia, perchè si sentono capaci di offrire qualcosa, migliori”. La scelta di lavorare di e con il carcere, spesso, è accompagnata da polemiche e perplessità. “A parte le convinzioni e la formazione che ognuno di noi possiede – risponde – è prima di tutto una questione di sicurezza: se un detenuto non trova nulla per cui valga la pena mettersi in gioco, una volta fuori delinque ancora. La recidiva in Italia raggiunge il 98%. Se si impara un lavoro invece ci si riscopre e quando si esce ci si può proporre con una qualifica professionale. Poi c’è una motivazione che ci spinge di carattere personale – continua Rachele – chi sbaglia ha il diritto di riprovarci, ci vuole un’altra possibilità. Ho incontrato persone con una creatività che sarebbe stato un peccato non valorizzare”. A novembre partiranno i corsi con 12 detenuti maschi.

Dopo il concerto di musica irlandese al teatro Verdi di Castel San Giovanni, ci sono in programma altre iniziative di autofinanziamento, come un aperitivo con la degustazione di vini abbinati alla musica.

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FARINETTI: “COPIARE E’ UNA DELLE ARTI MIGLIORI”

Quando parla ai giovani non lo ferma nessuno. Oscar Farinetti ormai a Piacenza è di casa. Ci torna ancora più volentieri quando è chiamato a parlare con gli studenti, con i ragazzi forieri di nuove idee che potrebbero diventare impresa. Alla Cattolica ha incontrato gli studenti in vista di Expo 2015, questa grande opportunità che va saputa cogliere nel modo migliore e nei tempi giusti. Non vuole dare consigli anche se i ragazzi lo ascoltano rapiti, presi dal suo modo informale e coinvolgente di portare esempio calzanti. “Porto ai ragazzi i segreti della mia vita, ad esempio credo che copiare sia l’arte più bella del mondo – spiega – significa che c’è qualcuno più bravo di te da cui puoi prendere spunto, non imitare”. Il successo dell’apertura di Eataly se lo aspettava? “Sì, anche se bisogna attendere che cali l’effetto novità, ma la botta è stata più grande di ciò che pensavo”. Grande amico e e grande estimatore del presidente del Consiglio Matteo Renzi, abbiamo chiesto a Farinetti un commento sull’abolizione dell’art. 18: “Bisogna fare in modo che quel 10% di imprenditori malandrini siano smascherati così come quel 10% di lavoratori pelandroni. Non può essere un giudice a decidere questo. L’art. 18 va mantenuto solo contro le discriminazioni”.

E’ IL GIORNO DELLA NUOVA PROVINCIA

E’ il giorno delle elezioni provinciale, quelle che consacreranno un nuovo presidente, un nuovo consiglio, in cui a votare, però, per la prima volta, non sono i cittadini. Sono elezioni di secondo livello, che costringono i cittadini a fare un passo indietro, perchè a scegliere saranno gli amministratori. I 48 sindaci dei comuni, i consiglieri uscenti e quelli comunali (583 complessivamente) avranno il compito di eleggere il nuovo presidente e i nuovi consiglieri. Per la verità il candidato alla poltrona dell’ente di via Garibaldi è solo uno, Francesco Rolleri, sindaco di Vigolzone sostenuto dal centrosinistra nella lista “Provincia Unita”. Il centrodestra invece è spaccato in due con altrettante liste: Forza Italia, NCD e UDC con la lista “Popolari Piacentini” , Lega Nord e Fratelli d’Italia con “Piacentini per il nostro futuro”.

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TRESPIDI SALUTA LA PROVINCIA: “DIALOGO E CONFRONTO SCHIETTO”

E’ stato un congedo informale quello che il presidente Trespidi ha riservato ai colleghi amministratori e ai cittadini a pochi giorni dalla rinnovo della nuova Provincia. Un saluto che non è stato un elenco delle cose fatte e ancora da fare. Un discorso breve intervallato da due video; uno di immagini dei momenti più significativi dei cinque anni appena trascorsi, l’altro che ha riassunto l’azione amministrativa dal giorno dell’elezione l’8giugno 2009. Immancabile il “libretto rosso” consegnato a tutti i presenti. Poi spazio ai primi cittadini di Fiorenzuola Giovanni Compiani, di Pianello Gianpaolo Fornasari e Castell’Arquago Ivano Rocchetta e a Don Pietro Cesena parroco di Borgotrebbia. Nel suo discorso Trespidi ha puntato sul metodo “uno sguardo sulla realtà che veramente guarda quello che c’è -ha detto – con un desiderio sincero di conoscere,  di approfondire le cose”. Come deve essere ricordata la Provincia di Piacenza? “Come una istituzione che ha dato ta to alla propria comunità – ha detto – valorizzando un metodo: il dialogo, il confronto leale e schietto ma sempre aperto a tutti. Non si chiude una parentesi – ha concluso – ma la storia va avanti fatta di uomini che camminano lì dove sono chiamati ad essere”.

LA STORIA SEPOLTA SOTTO I NOSTRI PIEDI

Sotto i nostri piedi c’è una città nascosta. Sembra incredibile, eppure è così. Sotto l’asfalto di piazza Sant’Antonino, una trentina di centimetri, ci sono i resti medievali della cappella di santa Lucia e dei sepolcreti, ad esempio. In pochi sapranno che in piazza Duomo, sotto la colonna della dell’Immacolata, esistono, nascosti, i mosaici e i resti del Battistero paleocristiano rinvenuti nel 1857. Una storia sepolta che tanti cittadini vorrebbero riportare alla luce, sull’onda di quanto è accaduto con la demolizione di palazzo ex Enel, o meglio, di quello che era. Sotto una soletta di cemento giacciono resti dell’anfiteatro e delle mura civiche repubblicane. Perchè Piacenza vuole rinunciare a queste ricchezze che fanno la storia della città? Se lo sono chiesti l’associazione Archistorica e il gruppo di ricerca Piacenza Romana che hanno organizzato un incontro pubblico per mostrare come altre città, nelle stesse condizioni di Piacenza, hanno operato. A Lucca dal 2012, dopo un paio d’anni di lavori, esiste un sito archeologico Domus romana Casa del Fanciullo sul Delfino. Nel corso degli scavi a palazzo Orsucci, per la realizzazione di un luogo dove degustare prodotti tipici mediterranei, sono stati rinvenuti resti romani che il proprietario ha voluto riportare alla luce.

TRENO VELOCE MILANO – PIACENZA, LO STOP DEL PIRELLONE

E’ una corsa ad ostacoli quella che hanno affrontato in questi mesi Comune, Provincia e Confindustria per ottenere un collegamento ferroviario di qualità tra Milano e Piacenza. Un collegamento efficiente in vista di un evento di portata mondiale quale è Expo 2015 che, a sei mesi dall’avvio, non c’è ancora. O meglio ci sarebbe stato se il progetto, di cui si parla da tre anni, non avesse subito stop forzati in particolare dalla regione Lombardia. Il rischio? Quello di ospitare i visitatori di Expo su treni che oggi hanno 50 anni, carrozze di vecchia concezione, parecchio datate, che segnarono una vera svolta nel mondo ferroviario, ma negli anni 60.  A luglio sindaco dosi, presidente Trespidi e presidente Bolzoni erano convinti di essere arrivati ad una proposta di giusto compromesso che prevedeva: il coinvolgimento dell’azienda ferroviaria regionale Tper, l’utilizzo di due nuovi treni noleggiati dalle ferrovie svizzere, l’aggiunta di 7+7 corse al giorno verso Milano Centrale con arrivo a Rogoredo in circa 35 minuti, la sostituzione di tutti i treni del 1965 con altri meno vecchi, più efficienti, più capienti prima di Expo e per sempre dopo Expo e l’esecuzione di questo servizio per 12 mesi. Tutto questo però è stato completamente messo in discussione nell’incontro del primo agosto scorso alla regione Lombardia: 4 corse in più in una direzione con treni noleggiati, 8 corse sempre con treni noleggiati in sostituzione dei vecchi esistenti, mantenimento di 12 corse con i mezzi del 1965, servizio fatto solo per il periodo dell’Expo e quindi solo 6 mesi, percorso lento con fermata in tute le stazioni e tempo di percorrenza di 50 minuti, cancellazione dell’impegno espresso dall’assessore lombardo Del Tenno per una partecipazione ai costi. Proposta semplicemente irricevibile.

E adesso cosa si devono aspettare i piacentini? Una ennesima proposta al ribasso? Salutare per sempre l’idea di avere a disposizione dei 2700 pendolari una linea ferroviaria di qualità al pari di altre città del nord distanti dal capoluogo lombardo come Piacenza? Il presidente Trespidi punta ai vertici di Expo con cui bisogna aprire una fase di dialogo e al comune di Milano.

Il consigliere di Fratelli d’Italia Tommaso Foti esorta gli amministratori ad un gesto eclatante come le dimissioni di massa, ecco il testo: E’ assurdo e, al tempo stesso, vergognoso: Piacenza, nonostante la sua vicinanza a Milano, rischia di continuare a non avere un collegamento veloce con il capoluogo lombardo. Eppure di Piacenza per Expo ci sarà bisogno, eccome. Di fronte ad atteggiamenti dilatori, nonostante la piena disponibilità piacentina, ribellarsi è giusto “, lo sostiene Tommaso Foti, consigliere comunale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.” Il presidente Trespidi, il sindaco Dosi e il presidente di Confindustria Bolzoni hanno fatto bene a continuare ad insistere per avere il collegamento. Ora – continua la nota – va posta in essere qualche clamorosa azione per obbligare anche il Governo ad intervenire. Le ferrovie sono degli italiani, che le mantengono con le proprie tasse, e – quindi – anche dei piacentini, non certo delle Regioni. Tanto più che il federalismo ferroviario fa veramente pena.” ” Expo 2015 a Milano non è frutto del caso, ma dell’impegno e delle risorse stanziate dai Governi che, negli ultimi anni, si sono succeduti. Piacenza – aggiunge Foti – non può continuare a restare l’ultima provincia dell’impero per l’Emilia-Romagna e la figliastra per la Lombardia. Certo, se fossimo collocati in quest’ultima Regione, il problema non sussisterebbe. Ma il fatto che non sia così non è una buona giustificazione per tenerci nell’isolamento.”” Di essere solo ascoltati i piacentini sono stufi: o qualcuno interviene e consente, seppure in una situazione di grave ritardo, che il collegamento veloce Piacenza-Milano sia istituito – conclude l’esponente di Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale – oppure dimettiamoci tutti in massa: sindaci, consiglieri comunali ed assessori. Una volta tanto, facciamo una battaglia per Piacenza a testa alta.”

FONDAZIONE, CDA DI SETTE COMPONENTI?

Sono giorni di lavoro intenso quelli che separano il neo presidente della Fondazione Massimo Toscani dal prossimo consiglio generale fissato per il 20 ottobre. Nonostante le intenzione di lavorare in un clima collaborativo nell’interesse comune, la composizione del cda qualche fibrillazione inevitabilmente la porta. Sedersi nel consiglio di amministrazione pare un’ambizione di molti. Il notaio Toscani sta cercando una quadra che sembra vicina. Il numero dei componenti del cda da sei dovrebbe passare a sette, non otto come inizialmente si ventilava, questo probabilmente per garantire un ingresso in un primo momento escluso. Secondo i ben informati la squadra di Toscani sarebbe praticamente pronta, a parte qualche nodo da sciogliere; come quello di Stefano Pareti che, appoggiato dal consigliere Giorgio Milani, avrebbe l’ambizione di entrare a far parte anche del nuovo cda. Così come l’altro nodo che riguarda il rappresentante dei vigevanesi che vorrebbero riproporre De Candia. Confermata la volontà di tagliare in modo significativo i compensi di presidente e consiglieri di amministrazione.

Un rebus che il presidente Toscani ha ancora qualche giorno per risolvere prima di cominciare a lavorare per la “nuova” Fondazione.

 

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START CUP PIACENZA, È IL MOMENTO DEI VINCITORI

Sono Massimiliano Bariola, Paolo Piraino, Alexandre Ernst e Roberto Tramelli. Giovani piacentini che hanno fatto dell’innovazione e della creatività il loro brand. Sono i vincitori della Start Cup Piacenza 2014 l’evento creato grazie al Comune, Piacenza Expo e Camera di Commercio. A questi quattro ragazzi e ai loro team insieme a tanti altri giovani neo imprenditori abbiamo dedicato una pagina web all’indirizzo startcup2014.zero523.tv che racchiude brevi presentazioni delle idee d’impresa, pitch da 90 secondi,  ma anche l’intervento di Emil Abirascid direttore di alcune periodici che si occupano di innovazione e start up.

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PD, SPACCATURA IN VISTA DELLE REGIONALI

Iscrizioni a picco, primarie flop, minoranza in subbuglio. Il Partito Democratico, non solo piacentino, a poche settimane dalle elezioni regionali il clima non è propriamente disteso. Alle primarie per la scelta del candidato presidente alla regione, conquistate da Stefano Bonaccini, l’affluenza è stata de record, in senso negativo, mai così bassa negli ultimi anni. Le tessere degli iscritti sono calate paurosamente, tanto che l’ex segretario Bersani ha messo in guardia l’attuale classe dirigente del partito dal rischio di un collasso. A livello locale ha preso ufficialmente il via la campagna elettorale in vista del 23 novembre. Dopo il ritiro dalla competizione di Elisabetta Rapetti, sono rimasti in pista per entrare in consiglio regionale, senza bisogno delle “primariette”, Paola Gazzolo già assessore regionale, Katia Tarasconi, Alessandro Ghisoni e Gianluigi Molinari. Proprio sulle scelte dell’attuale segretario provinciale si sta consumando la frattura interna. Molinari infatti ha deciso di non autosospendersi nel corso della campagna elettorale e neppure di optare per l’ordine alfabetico dei candidati, sarà il segretario a guidare il gruppo dei piacentini. Due decisioni che hanno fatto infuriare la minoranza del partito. Molinari si autosospenderà solo dalle attività pubbliche che riguardano le elezioni regionali e il suo nome sarà a capo della lista. La maggioranza difende le scelte del segretario: è giusto che guidi, anche in questa circostanza, il gruppo piacentino. Accuse pretestuose che riportano a galla vecchi livori e vecchi rancori da parte di chi, fino a poco tempo fa, era la maggioranza del partito? Alla fine il risultato è lo specchio del quadro nazionale: una evidente divisione interna.

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