A Pontenure, al momento, non risultano strutture candidate ad accogliere i profughi che, nelle prossime ore, arriveranno sul nostro territorio. La conferma arriva dal sindaco Manola Gruppi che ha ottenuto rassicurazioni, in questo senso, dalla Prefettura. All’interno del Comune non ci sono strutture con caratteristiche tali da poter partecipare al bando emesso da via San Giovanni per l’ospitalità dei richiedenti asilo. Due settimane fa il prefetto Anna Palombi aveva convocato un incontro con i sindaci dei comuni che non hanno ancora ospitato stranieri; un incontro dal quale, di fatto, non era emerso nulla di concreto se non un nuovo appello ai privati perchè si candidassero a mettere a disposizione strutture per ospitare gli stranieri in arrivo da Bologna. All’incontro con i primi cittadini era seguito un appello del Prefetto direttamente ai privati perchè si facessero avanti. Appello che, a quanto pare, nessuno ha colto: anche a Sarmato, dove il sindaco Anna Tanzi ha inviato una lettera ad alcuni titolari di strutture, nessuno si è candidato, a Rottofreno il sindaco Raffaele Veneziani non ha avuto alcun riscontro. Ad oggi i richiedenti asilo sono ospitati a Piacenza, tra Caritas e strutture private, Calendasco, Coli, Ponte dell’Olio, Gragnano, Rivergaro, Vigolzone, Pianello, Gropparello, Bettola, Monticelli, Castell’Arquato e Alseno.
PROFUGHI, PALOMBI: “QUESTI RAGAZZI NON SONO MOSTRI”
La situazione si fa pesante, e una soluzione va trovata, che lo si voglia o no. Insomma non è più il tempo di demandare ad altri, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità con spirito collaborativo e buona volontà. Potrebbe riassumersi così l’esito dell’incontro del prefetto Anna Palombi con 10 dei 19 sindaci che non hanno ancora accolto sul loro territorio i richiedenti asilo. Alcuni primi cittadini pare abbiano recepito l’urgenza della situazione, altri rimangono più fermi sulle loro posizioni. Ma già oggi a Piacenza sono in arrivo 11 profughi, in città non potranno stare perchè le strutture sono al completo, occorre che i sindaci si impegnino a trovare alloggi di privati o strutture idonee ad accogliere gli stranieri. “Bisogna che i sindaci ci mettano un pò di buona volontà, con il nostro aiuto, quello della cooperative risolveremo il problema. Questi ragazzi non sono mostri – ha detto il Prefetto – come si vuole far credere, alcuni di loro vengono da situazioni drammatiche, altri hanno vissuto la guerra. Se ogni sindaco si impegna a trovare privati che mettano a disposizione una struttura, la soluzione a questa emergenza si trova”. Ma la contrarietà e lo scetticismo rimangono; quello che gran parte dei sindaci contestano è l’imposizione dall’alto di questa accoglienza e la mancanza di un progetto di gestione rivolto ai migranti. “Se si è nella logica di un fare un progetto condiviso bene – spiega Anna Tanzi, sindaco di Sarmato – al contrario se non c’è una gestione chiara e se io non conosco chi gestisce le strutture dove andranno i profughi, non si può andare da nessuna parte”. “La Val Trebbia ha già dato – spiega il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali – a Coli ci sono alloggiati, in due strutture, 30 profughi. Se esiste l’Unione dei Comuni, credo che la Val Trebbia abbia già dato il suo contributo”. La Lega Nord non utilizza toni concilianti, al contrario getta benzina sul fuoco: “il prefetto Anna Palombi minaccia di requisire immobili per imporre l’accoglienza degli immigrati ai sindaci dissidenti? – si domanda il deputato Guido Guidesi – Se così sarà, noi le sequestreremo la Prefettura, occupandola con migliaia di piacentini disoccupati, chiedendo nei loro confronti l’identico trattamento oggi riservato ai clandestini”.
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LA STORIA DI ABDINASSIR, MIGRANTE CON IL SOGNO DI VIVERE IN ITALIA
Abdinassir viene dalla Somalia. Il suo è stato davvero il viaggio della speranza. E’ arrivato a Piacenza nove mesi fa, prima a Trento per sei altri lunghi mesi. Oggi, nella nostra città, è alloggiato al Convento dei frati minori di Santa Maria di Campagna. Abdi è in attesa di conoscere se la sua richiesta di richiedente asilo verrà accettata. Nei suoi occhi si legge attesa e disincanto; laureato in ingegneria è un grande appassionato di lingua e letteratura italiana che sta studiano e approfondendo anche a Piacenza. Ma l’inizio non è stato facile: “Quando scappi dal tuo paese, sei lontano dalla tua famiglia che in parte non c’è più, non è facile. Quando alla mattina esci di casa e alla sera ritorni senza una parola di conforto da parte della gente, è una condizione molto triste. Ho sofferto la chiusura della gente”. Abdi è solo, ha perso gran parte della famiglia, gli sono rimaste la mamma e una sorella che vivono in Inghilterra con lo status di profugo. Colpisce, nonostante la difficoltà, sentir pronunciare da questo giovane somalo la parola sogno. “Il mio sogno – ci spiega – è quello di integrarmi, non solo di ricevere aiuti. Vorrei avere l’opportunità di avere e dare all’Italia, dove vorrei vivere. magari come soggetto strategico tra il mio paese di origine e il vostro paese”. La storia di Abdinassir, insieme a quella di altri migranti, è stata raccontata al convegno organizzato dalla Cgil per mettere a fuoco quali strategie Piacenza mette in campo per far fronte a questa emergenza: “la situazione è complessa – spiega il segretario della Camera del Lavoro Gianluca Zilocchi – a fronte di una buona collaborazione con la Prefettura e le istituzioni come Piacenza che si è fatta carico di un numero maggiore di migranti rispetto a quello previsto, ci sono ancora troppi comuni che girano le spalle. Sulla nostro territorio ci sono 250 profughi, basterebbero poco unità per ogni comune per risolvere, in parte, questa emergenza”. Presente anche l’assessore al Nuovo Welfare Stefano Cugini che ha accolto la proposta della Cgil: accanto ai viaggi della Memoria di potrebbero accostare i viaggi dell’emigrazione italiana, ad esempio partendo da Marcinelle.
PROFUGHI, LA TRISTE STORIA CHE SI RIPETE
Mentre il Comune Piacenza, insieme all’Ente Scuola per la Formazione professionale, a breve, firmerà un protocollo d’intesa perchè i migranti presenti sul territorio provinciale, in particolare nel capoluogo, siano impegnati in attività socialmente utili, c’è chi continua a ribadire la propria indisponibilità all’accoglienza. Il sindaco di Caorso Roberta Battaglia lo fa attraverso un comunicato in cui si specifica che il corso di cucina in cui si sono impegnati due profughi è una iniziativa di Caritas non dell’amministrazione. “La giunta comunale – si legge nella nota – ribadisce l’assoluta estraneità all’iniziativa e conferma la propria indisponibilità all’accoglienza forzata di stranieri. Per noi la priorità assoluta sono e rimangono i caorsani”. Continueremo a opporci alle politiche di invasione di questo governo. Per quanto ci riguarda accoglienza, opportunità e corsi di formazione o di avviamento professionale sono rivolti solo ed esclusivamente ai caorsani e ai nostri residenti storici”.
Un film già visto; sembra di tornare indietro di qualche mese quando in Provincia si confrontarono, in due incontri di fatto senza esito, gli amministratori dei 48 comuni divisi tra i favorevoli e i contrari all’accoglienza dei migranti. Oggi questa pagina si ripete, a breve ne arriveranno 80, il numero è confermato dalla Prefettura. E allora che si farà? Piacenza verrà esclusa perchè già sopra il limite massimo di ospitalità. Le premesse sembrano tutt’altro che positive.