SANDVIK, “LICENZIATI PER TROPPA EFFICIENZA”

Da oggi i cancelli della Sandvik di San Polo si sono ufficialmente chiusi. È il bilancio del braccio di ferro tra azienda, istituzioni e sindacati dopo l’annuncio, lo scorso aprile, della chiusura dello stabilimento da parte della direzione. Su 57 lavoratori, 8 sono stati ricollocati, alcuni con profili allineati ai precedenti, altri in un contesto di vendita, altri specialisti di area. Per questi la sede principale sarebbe Milano; San Polo dovrebbe diventare la sede distaccata per 2, 3 persone, ma ad ora non è ancora operativa. Per i restanti lavoratori il futuro è la cassa integrazione, una decina ha fatto domanda per la mobilità. Altri, quelli prossimi alla pensione, hanno chiesto ed ottenuto incentivi all’esodo. Buoneuscite cospicue, che pero’ non pagano la delusione e l’amarezzadi aver perso il lavoro in un’azienda leader nel settore e in ottima salute. “Ci hanno licenziato per troppa efficienza” dice qualche lavoratore deluso e amareggiato per come si è conclusa la storia decennale della Sandvik.

SANDVIK, CANCELLI CHIUSI DAL 14 LUGLIO

La trattativa per salvare la Sandvik di San Polo è durata poco meno di tre mesi. A metà aprile l’annuncio improvviso della chiusura del sito piacentino da parte della direzione generale entro metà luglio. E così è stato.  Nel frattempo si sono svolti numerosi tavoli di  concertazione tra rsu, sindacati, Confindustria e direzione. I lavoratori avevano aperto le porte dello stabilimento di San Polo per dimostrare che le ommesse erano in aumento, le linee attive e la produzione perfettamente funzionante e operativa.  Adeso vien da dire che tutto questo è servito a poco. Nelle settimane successive all’annuncio della chiusura, tra i lavoratori era palpabile la rassegnazione, sia tra i veterani con alle spalle 30 anni di servizio sia tra i neo assunti. Stamattina l’epilogo: in Provincia la firma per la cassa integrazione per 12 mesi per 50 lavoratori,  la mobilità per i dipendenti e incentivi all’esodo suddivisi per fasce d’età. Alcuni di essi ferranno impiegati nella fase di dismissione,  altri verranno ricollocati in altri stabilimenti. Resta comunque confermata la data del 14 luglio come l’ultimo giorno di attività della Sandvik, un altro marchio storico che lascia Piacenza.

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LAVORATORI SANDIVIK:”CI STANNO TOGLIENDO LA SPERANZA”

La speranza di salvare il posto di lavoro sembra ormai persa. C’è una triste rassegnazione nei volti dei 57 dipendenti della Sandvik di San Polo. L’azienda ha praticamente azzerato gli ordini e le commesse una decina di giorni dopo l’annuncio della chiusura. Oggi la speranza è di poter ottenere un’offerta economica vantaggiosa per farsi da parte.

Tra loro ci sono veterani come Valerio 41 anni che lavora a San Polo da 33 anni. A novembre ha ricevuto il premio anzianità dall’amministratore delegato per l’Italia Fabrizio Resmini colui che, il 16 aprile scorso, ha annunciato la chiusura dello stabilimento. “E’ come perdere la famiglia – ci dice – a me mancano 4 anni alla pensione, devo ricollocarmi, ma come?”

Giovanni è stato assunto alla Sandvik 6 anni fa con un contratto a tempo indeterminato e la prospettiva di poter crescere professionalmente. Oggi si ritrova con due figlie di 3 e 7 anni e la moglie senza lavoro. “Sei anni fa ho lasciato una ditta che oggi va bene e io mi ritrovo praticamente senza lavoro con  due figlie piccole e un’auto da pagare”.

La prospettiva potrebbe essere il ricollocamento di alcune professionalità negli stabilimenti di Como e Trento, ma pare che i profili professionali richiesti non siano quelli di operaio.

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SANDIVIK, LA PROTESTA PUO’ ARRIVARE IN SVEZIA

Mentre a Confindustria si riuniva il tavolo di concertazione tra rappresentanze sindacali, rsu e azienda, fuori si consumava una nuova protesta. I lavoratori della Sandvik non abbassano la guardia, la posta in gioco è troppo alta, in ballo c’è il posto di lavoro. I dipendenti hanno indossato maschere con il volto di alcuni dirigenti, hanno fatto volare in cielo palloncini azzurri presentandosi con le catene ai polsi. Intanto ai piani alti si discuteva del loro futuro. Praticamente per tutti sembra certa la procedura di mobilità ma anche uno spiraglio che consiste nel ricollocamento di una decina di lavoratori in altre sedi tutt’ora operative. “Uno spiraglio più concreto rispetto ai precedenti incontri – ha dichiarato Giuseppe Ragone rsu – speriamo non si rivelino false speranze”. Per il personale restante si profila l’ipotesi di indennizzo. “L’azienda sta incominciando a prendersi le sue responsabilità, è un primo passo” ha concluso Ragone. Sta di fatto che da una settimana il lavoro è calato, le commesse sono diminuite, una condizione che ha abbassato il morale e le motivazioni dei 57 dipendenti. Nonostante ciò la protesta non si ferma, si sta pensando a due uscite una in Inghilterra, per fare fronte comune con un sito che sta vivendo un momento di difficoltà, e in Svezia sede della casa madre di Sandvik.

 

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CERCASI IMPRENDITORE PER SALVARE LA SANDVIK

Oggi seduto al tavolo istituzionale c’era anche il vice presidente di produzione Goran Bjorkman. Stiamo parlando del secondo incontro per scongiurare la chiusura della Sanvik di San Polo. In Provincia si sono riuniti i rappresentanti dell’ente, Comune di Podenzano, Confindustria e un rappresentante dell’azienda.

Pare si sia aperto uno spiraglio per la possibile futura scissione, da parte di Sandvik, di un blocco di produzione – che diventerebbe dunque autonomo- in sostituzione di quello che verrà a mancare. Uno spiraglio ancora una volta ancorato al sistema produttivo e in particolare ad eventuali imprenditori interessati alla prosecuzione di un’attività nel sito di San Polo.

Parallelamente proseguirà l’iter sindacale volto a garantire la tutela ai lavoratori dello stabilimento.

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SANDVIK, NUOVO VERTICE VECCHIE SPERANZE

Nuovo vertice, vecchie speranze. Per i 57 dipendenti della Sandvik di San Polo si profila un nuovo flebile barlume di speranza. La Provincia insieme al comune di Piacenza, Podenzano, Confindustria e regione Emilia Romagna, ha indetto un vertice per lunedì 19 maggio; le istituzioni vogliono tenere alta la guardia. Come? L’auspicio è che il territorio sia parte viva e attiva per questo salvataggio in extremis, anche se l’azienda pare ferma nei propositi di chiusura.

La volontà espressa dal presidente della Provincia Trespidi è vagliare ogni possibile interessamento da parte del tessuto produttivo e imprenditoriale per proseguire l’attività all’interno del sito di Crocetta.
Intanto però i lavoratori confermano che gli ordini e le commesse sono drasticamente diminuite, insomma il lavoro è calato, una mossa che l’azienda ha messo in atto per confermare la volontà di tagliare le unità più piccole e saturare i volumi degli altri stabilimenti sparsi in Europa.