Un elettore su due ha deciso di non andare a votare. Al netto di questa preoccupante evidenza, un dato balza all’occhio: la decisa avanzata della destra a livello europeo e nazionale. Il governo centrale tiene in tutta la sua compagine, grazie in particolare a quello che si conferma essere il primo partito, Fratelli d’Italia che ha incrementato i consensi rispetto a due anni fa.
E il centro sinistra? Lo abbiamo chiesto a Silvio Bisotti, ex amministratore ed ex segretario del Partito Democratico che si sbilancia anche sulla pratica di Piazza Cittadella.
E’ un politico di lungo corso, nella sua esperienza anche la delega all’Urbanistica nella giunta Dosi 2012-2017, oltre che la segretaria del PD. Silvio Bisotti analizza la maratona del primo bilancio che ha affrontato la giunta Tarasconi e si focalizza sulle sfide più importanti che l’amministrazione ha davanti: certamente quella ambientale. “Oggi la giunta è pronta allo start. I consiglieri hanno pagato l’inesperienza della prima volta tra i banchi del consiglio. Occorrono compattezza, consapevolezza, esperienza e umiltà”.
Verrà formalizzato e presentato nei dettagli tra qualche settimana il neonato gruppo politico che accoglierà al suo interno le forze di sinistra, comprese le realtà civiche e associative che in questi anni molto si sono spese, ma per la verità, poco hanno ottenuto amministrativamente parlando. Il nuovo soggetto politico riformista, di sinistra e trasversale a breve si svelerà per prepararsi alle elezioni comunali della primavera prossima. Un campo largo, per dirla come il segretario cittadino del PD Silvio Bisotti che assicura ” dal Partito Democratico nessuna mira egemonica, ma capacità di inclusione e ascolto”.
Silvio Bisotti, segretario del Partito Democratico, è l’ospite della nuova puntata di Di Profilo.
In primo piano la campagna elettorale in vista del voto del 4 marzo: le conseguenza della scissione con Liberi e Uguali e l’ondata di destra che potrebbe investire il Paese.
In ambito locale, sulla nuova amministrazione “oltre alla pars destruens si è visto ben poco. Quando si mostrerà la pars costruens?”
“Il Partito Democratico necessita di una fase di decantazione. Ci vogliono motivazione e cambiamento”. Elementi che Silvio Bisotti, da sempre uomo del dialogo all’interno del Pd, crede di poter rappresentare. Anche per questo ha deciso di accettare la richiesta di candidarsi alla segreteria del partito.
Sui primi cento giorni dell’amministrazione Barbieri dice: “Mi pare abbiano le idee un pò confuse, dove vuole andare a parare la nuova giunta? Ciò che vedo, per ora, è un chiaro scuro molto ambiguo”.
Entro la fine dell’anno, o forse anche un paio di mesi di prima se si otterrà la concessione anticipata, il Comune entrerà ufficialmente in possesso del Laboratorio Pontieri, tanto per intenderci una porzione di superficie da 39 mila metri quadrati che comprende la Caserma Nino Bixio di Piazza Cittadella che affaccia su viale Maculani e il campo Daturi. Una concessione che arriva grazie al via libera della Difesa al Demanio. Ora la palla passa agli enti territoriali, in particolare al Comune che dovrà proporre, in tempi brevi, un piano di valorizzazione con nuove funzioni, un progetto convincente e ben confezionato che possa colpire positivamente i soggetti coinvolti nella concessione applicando le norme del federalismo culturale, come è avvenuto, lo scorso dicembre, per Palazzo Farnese. L’amministrazione ha davanti tre obiettivi: in primis i servizi scolastici con una nuova palestra ad uso delle scuole vicine; l’ampliamento del comparto museale con il museo della meccanizzazione agricola per cui la Camaera di Commercio sta lavorando ad una bozza progettuale e un mix tra social housing e servizi ludico sportivi ricreativi. “Ora occorre elaborare i progetti definitivi e e le coperture economiche finanziarie attraverso un piano di valorizzazione – ha sottolineato l’assessore Silvio Bisotti – dettagliato che sottoporremo al Demanio e al Ministero dei Beni Culturali. Riteniamo che entro la fine dell’anno entreremo in possesso dell’area, se non prima con una concessione anticipata”.
Un primo passo decisamente importante per il trasferimento completo del Laboratorio Pontieri alla città Piacenza che pensato in termini progettuali, tra un paio di anni al termine della giunta Dosi, andrà a trasformare il volto della parte nord della città. All’interno di questo vasto perimetro vengono compresi anche il parcheggio di Piazza Cittadella, la chiesa del Carmine, via del Guazzo. Una trasformazione, oggi difficile da immaginare, ma che potrebbe cambiare una parte della città, per certi aspetti il biglietto da visita di Piacenza per chi arriva da Milano.
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Progettualità e visione del futuro altrimenti l’opportunità diventa zavorra. Se il tema delle aree militari non viene trattato con idee e progetti precisi sul dopo-acquisizione è solo fatica sprecata. Di questi edifici di proprietà statali si parla da decenni, ma solo ora sembra esserci una svolta. In tutto sette edifici di cui tre caserme in particolare dovrebbero entrare, nel giro di pochi mesi, nella mani del comune Piacenza. E da qui? Per Giuseppe Baracchi presidente dell’Ordine degli Architetti la strada è ancora lunga. Piacenza in questa partita è la cabina di regia nella task force sulla dismissione delle arre militari insieme al Demanio e alla Difesa. “Occorre una strategia politica ben chiara, una progettualità su cosa si vuole fare della città” ha detto Baracchi. “Se mi chiedessero cosa farei nelle caserme, non saprei rispondere – confessa – ma se il residenziale oggi non è più il motore (come invece è stato per anni) del cambiamento, quale può essere il nuovo imput. Bisogna ripensare alla città, a cosa vogliamo ottenere insieme a tutti gli attori del cambiamento”. “Occorre che ci intendiamo su cosa significa progettualità – specifica l’assessore Silvio Bisotti – gli architetti sono preoccupati di acquisire aree che poi restino inutilizzate e di cui la città non può godere. Non sarà così per Piacenza – prosegue – per le riflessioni che si sono fatte in questi anni e per i presupposti che sussistono, non ci sarà nulla di sovrastrutturale, di eccessivo. Certo ci vuole una seria pianificazione perchè ci sono 800 mila metri quadrati di aree da ridisegnare, ma con senso di responsabilità si può fare qualcosa di produttivo.
Fondamentale risultano i privati, potenziali investitori che decidano di puntare sulla rinascita di questi luoghi. Assurdo sarebbe pensare a nuovi insediamenti abitativi, visto già il numero di invenduto nella provincia; anche in questo caso è fondamentale una progettualità che attragga. L’occasione per parlare del futuro delle aree militari è stato il convegno organizzato dall’ordine degli architetti di Piacenza e dal Comune al Polo di Mantenimento Pesante Nord di viale Malta. Esperienze a confronto, spunti di riflessione da fare propri per non rendere le caserme vere e proprie cattedrali nel deserto inutilizzate.
Il discorso legato alla riqualificazione dell’ex palazzo Enel va vanti a colpi di lettere. La questione è nota: dal luglio scorso attorno al progetto di recupero dell’immobile di viale Risorgimento si sono levate parecchie perplessità da parte di cittadini ed associazioni che chiedevano all’amministrazione di mettere in luce i reperti archeologici sepolti sotto il palazzo. Nulla da dire sulla destinazione finale dell’intervento, che ospiterà uffici, commerciale e due palestre per le scuole, ma la richiesta di mostrare e valorizzare ciò che sta sotto terra, come hanno fatto altre città. Lucca, ad esempio, con la Domus Romana Casa del Fanciullo sul Delfino, o Rimini con la Domus del Chirurgo che, oggi, ospitano entrambe siti archeologici. L’Associazione Archistorica aveva organizzato una serata pubblica proprio su questo tema portando l’esempio di Lucca (questo il link del servizio http://www.zerocinque23.com/?p=1216). A quella serata avevano partecipato anche gli assessori Silvio Bisotti e Tiziana Albasi in rappresentanza della giunta senza intervenire al dibattito. Qualche settimana fa in una lettera Pietro Chiappelloni di Legambiente aveva ribadito ancora volta le prese di posizioni di associazioni e cittadini a cui ha fatto seguito la risposta dell’assessore all’Urbanistica Bisotti che definisce le critiche e le polemiche intorno a palazzo ex Enel strumentali, invitando ad approfondire la legge e gli obblighi che ne conseguono. “I requisiti in base ai quali era stata concessa la variante che consentiva di modificare la destinazione d’uso del palazzo – scrive Bisotti – nulla hanno a che vedere con la valorizzazione dei reperti archeologici, né con il permanere di un’utilità pubblica. Qualora, a suo tempo, si fosse voluto far valere questo aspetto, esprimendosi contro le richieste della proprietà, sarebbe stato necessario inserire tale criterio negli atti programmatici di un ente pubblico, cosa che non è avvenuta”. Nella lettera l’assessore riporta tutto l’iter che l’amministrazione, in accordo con la Soprintendenza, ha seguito in questi anni. Ora il progetto è in fase avanzata. “Dopo quattro mesi di proteste e di prese di posizioni – lamenta l’architetto Manrico Bissi presidente del gruppo di ricerca Piacenza Romana – in cui abbiamo semplicemente chiesto di essere ascoltati, i toni utilizzati dall’assessore Bisotti ci risultano insoliti. Volevamo essere ascoltati perchè siamo i democrazia, ma questo non è avvenuto. Siamo giunti alla conclusione che ogni tentativo di dialogo è andato fallito”.
Tre obiettivi: soddisfare le esigenze commerciali, dei pendolari e dare una risposta al tema della razionalizzazione degli spazi comunali. Sono le linee che hanno portato l’amministrazione ad elaborare e presentare il progetto di riqualificazione di Borgo Faxhall. Un progetto a cui si lavora da anni, anzi decenni, forse troppi, che ha subito stop forzati a causa di convenzioni che non hanno portato ai risultati attesi. Non si poteva più aspettare, ci sono interessi troppo importanti concentrati in quella zona, primi fra tutti il rilancio del commercio oggi in una situazione drammatica, ma anche le esigenze dei pendolari e dei fruitori dei mezzi pubblici. In 15 anni di vita, il centro commerciale Borgo Faxhall ha visto abbassarsi una trentina di serrande, oggi molti negozi all’interno della galleria sono sfitti e i cittadini non vedono quel luogo come il luogo dove fare acquisti, condizionati da ciò che accade all’esterno.
Nel nuovo comparto presentato dall’assessore Bisotti sorgerà la nuova autostazione per gli autobus, al posto del parcheggio da 190 posti del centro commerciale. L’amministrazione ha in programma di farne uno nuovo nella zona accanto alla chiesa di Torricelle. Il Berzolla che fine farà? É un edificio sotto tutela della Sovrintendenza che il Comune spera di ottenere e di ragionare insieme ai cittadini per un suo futuro utilizzo. La partita del Piano Caricatore invece dovrebbe concludersi il 16 ottobre quando sindaco e assessore andranno al Ministero della Difesa per definire la cessione. Il discorso economico finanziario è più complesso, semplificando è accaduto questo: il debito di Coemi, la società che nel 96 aveva firmato la convenzione con il comune, è di 4,5 milioni di euro. Coemi ha chiesto di arrivare ad una soluzione che, pur riconoscendo il debito, si trasformasse in un altro tipo di proposta. L’amministrazione ha così scelto di liquidare e riconoscere la compensazione di questo debito in cambio di 3300 metri quadrati di spazi in cui verranno collocati gli uffici comunali. Il concetto è: Coemi non ha realizzato le opere concordate ma ha offerto spazi dove troveranno casa gli uffici del comune. Tutto questo complesso, autostazione, parcheggio, opere viabilistiche annesse e verde, verranno realizzate attraverso la vendita degli edifici comunali di via Scalabrini e via Verdi. E i cittadini come vedono il progetto? Molto scetticismo tra i rappresentanti delle associazioni ma anche tra gli abitanti di una zona che ricordano tristemente come recitava lo slogan di una ventina di anni fa: “borgo faxhall il pezzo di città che mancava”.
“L’ amministrazione non si attende nulla rispetto alla pratica di palazzo ex Enel”. L’assessore all’Urbanistica Silvio Bisotti risponde così in merito al caso dei reperti del palazzo di viale Risorgimento sulla cui struttura i lavori di demolizione stanno procedendo a pieno ritmo per terminare con la ripresa dell’anno scolastico. Fai, Italia Nostra, Archistorica e il gruppo di ricerca Piacenza Romana invece qualcosa dalla Soprintendenza si aspettano, in particolare una risposta alla richiesta di sopralluogo avanzata nell’ultima lettera. “La Soprintendenza ai beni architettonici non è stata informata perchè non era richiesto il suo parere – ha spiegato Bisotti. Il progetto che riguardava il parcheggio nel secondo seminterrato, dove sono tutt’ora i reperti all’interno di una soletta di cemento, è stato accantonato nel 2009. Per questo non si è ritenuto di informarla, perchè nulla di sua competenza sarebbe stato toccato. Ho provveduto invece ad informare nel luglio scorso – prosegue l’assessore – la Soprintendenza per i beni artistici e paesaggistici dal momento che il progetto di ricostruzione del palazzo prevede l’utilizzo della pietra di Vicenza anzichè il cotto, ed abbiamo ottenuto l’ok”. Secondo l’assessore Bisotti quindi la Sovrintendenza non era al corrente dell’intervento semplicemente perchè non occorreva che lo fosse nel senso che il progetto, che originariamente prevedeva l’utilizzo del secondo seminterrato dove sono ricoverati i reperti, era stato accantonato nel 2009. “L’interesse per questi reperti – conclude Bisotti – si doveva manifestare nel 2010 cioè quando il consiglio comunale, in modo acceso e dibattuto, discusse e approvò il progetto attuale. Piacenza fa fatica a tutelare i beni che già possiede, occupiamoci delle priorità”.