ZOIA: “LE MIE FIGLIE VIVONO IN NOVE IN UNA CANTINA PER FUGGIRE ALLE BOMBE”

Zoia è in Italia da 13 anni, vive a Piacenza dove ha sempre lavora come badante e domestica. Ha lasciato la sua città Cervinzi in Ucraina. Oggi ha il cuore pieno di dolore, vive da giorni l’angoscia di non poter vedere le figlie e i nipotini. Loro sono in ucraina, da una settimana vivono una cantina a Melitopol, in nove persone. Ci sono le due figlie Vika 30 anni e Katerina 28, insieme a loro il genero di Zoia Artur 28 anni e i nipotini Anastasia che ha 8 anni, Elia 6 che soffre di una malattia grave, e Ernerst di soli 3 anni.

Le figlie sono scappate perché la loro casa è stata distrutta dai bombardamenti, hanno fatto in tempo a caricare in macchina un borsone e un pò di generi alimentari per arrivare nel rifugio al riparo dagli attacchi. Il cibo scarseggia, gli adulti si accontentano del the zuccherato e lasciano pane e pasta ai bambini.

La figlia più piccola di Zoia ha 18 anni si chiama Albinka e vive a Cervinzi, vicino al confine con la Polonia, lì le bombe non sono ancora arrivata. Ma lei ha paura, è spaventata, forse oggi pomeriggio riuscirà a partire e raggiungere la mamma a Piacenza, nei prossimi giorni, dipende come andranno i controlli alle frontiere.

“WE CURE UCRAINA”: ROTARY, CRI E FEDERFARMA INSIEME PER RACCOGLIERE FARMACI

Rotary, Federfarma e Croce Rossa Piacenza hanno unito le forze per raccogliere farmaci da destinare all’Ucraina. Tutto è partito dall’iniziativa del Rotary che da subito si è attivato attraverso un’imprenditrice ucraina per aiutare la popolazione in guerra. Le farmacie raccoglieranno i farmaci che le persone si sentiranno di acquistare per la causa, la croce rossa li raccoglierà, si occuperà del trasferimento a bologna e poi da lì arriveranno nei territori di guerra. L’invito è di non portare materiale sanitario autonomamente ma di recarsi in farmacia. Il Rotary ha messo a disposizione anche un IBAN su cui poter fare le donazioni IT84P0515612600CC0000030618.

UCRAINA CHIAMA, PIACENZA RISPONDE, “SPAZI E ALLOGGI PER CHI SCAPPA DALLA GUERRA”

Dialogo costante tra le parti per costruire un ponte tra welfare e protezione civile. In mezzo ci sono le ucraine con le loro famiglie alcune delle quali stanno scappando altre affrontando la guerra. Il tavolo in municipio alla presenza del sindaco Barbieri e dell’assessore Sgorbati ha sottolineato che Piacenza c’è e si impegnerà concretamente per aiutare queste persone. Un canale di dialogo con tutte le istituzioni e le realtà umanitarie coinvolte: dalla Prefettura alla Protezione Civile, dalla Curia alla Croce Rossa e Anpas all’Azienda Usl. Nell’immediato, però, c’è l’impegno dell’Amministrazione comunale nel dare risposte tempestive. In particolare la comunità ucraina piacentina ha bisogno di un luogo dove incontrarsi, per ora possono contare solo sulla chiesa di San Savino una volta alla settimana, un magazzino dove staccare la merce raccolta e mezzi che in sicurezza possano arrivare in ucraina per portare gli aiuti.

L’ANGOSCIA DEL POPOLO UCRAINO E L’ABBRACCIO DEI PIACENTINI

Hanno gli occhi e il cuore gonfi di angoscia, perché là in Ucraina hanno i loro affetti. Oltre al dolore per una guerra che è sempre assurda, ci sta anche l’impotenza di essere lontani e di non poter stare vicini a condividere un momento di sofferenza collettivo

Sono composte le donne ucraine che si sono radunate in San Savino per la preghiera del sabato che oggi ha un altro sapore. Pregano e cantano perché questo gli è rimasto, affidarsi alla preghiera e alla speranza. E chiedono che tutti facciano così, cercano solidarietà e ringraziano commosse i piacentini per i gesti e le parole che ricevono. Anche il vescovo Adriano Cevolotto ha voluto portare la sua solidarietà, quella dell’intera comunità cristiana di Piacenza Bobbio.

La solidarietà al popolo ucraino è arrivata forte anche dalle oltre mille persone che hanno partecipato alla manifestazione sul pubblico passeggio. A sventolare vicine le bandiere arcobaleno e quelle giallo blu, un segnale forte, un segnale bello. Hanno partecipato numerose associazioni piacentine, sindacati e partiti, tanti ragazzi, e molti ucraini per dire no all’aggressione russa e per chiedere il cessate il fuoco.

GUERRA IN UCRAINA: L’ANGOSCIA DI UNA MADRE CHE NON PUO’ ABBRACCIARE LA FIGLIA E I NIPOTI

E’ l’angoscia a dominare queste lunghe giornate. Giornate che cominciano all’alba e non finiscono più, sembrano infinite come questa assurda guerra. Dall’altro capo del telefono c’è Alessia, una donna ucraina che vive in un paese delle provincia di Piacenza, dove da anni è occupata come badante. Lavora sodo, si da fare perché sa che in Ucraina ci sono sua figlia e gli adorati nipoti che, grazie al suo lavoro, piò aiutare economicamente. Piange mentre racconta le ultime concitate ore.

Dal ieri i contatti con la figlia sono costanti, anche pochi secondi, solo per dire “tutto bene, stai tranquilla mamma”. Ma Alessia tranquilla non la è per niente. “Mia figlia, insieme ai miei nipoti di 11 e 14 anni, vive a Odessa. Ha studiato in quella meravigliosa città e poi ha deciso di stabilirsi lì con la sua famiglia – ci racconta – le bombe non sono ancora arrivate, ma io sono angosciata, ho tanta paura per loro”.

Dopo il primo attacco all’alba di ieri, i bombardamenti sono proseguiti, in queste ore si registrano esplosioni a Kiev, le truppe russe sono entrate nella capitale. I carri armati dell’unità Z dell’esercito russo, senza insegne, starebbero avanzando in centro città, dove si susseguono esplosioni. Intanto il bilancio delle vittime è destinato tristemente a salire, sia tra i militari che i civili. E mentre il mondo occidentale e l’Unione Europea condanna fortemente Putin la gente vive sulla propria pelle il terrore delle guerra.

Alessia ci dice “me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa di brutto, ho detto più di una volta a mia figlia di venire qui da me in Italia, ma lei mi ha sempre rassicurato che non sarebbe successo niente, invece non è stato così. Stamattina i miei nipoti si sono spaventati quando hanno sentito in lontananza il suono della sirene. Mi sono raccomandata che stiano in casa e non escano, io pregherò per loro. Putin non ha detto niente, ha attaccato di nascosto, all’alba. Un’azione ancora più vigliacca. Questo lo devono sapere e denunciare tutti, Europa compresa”. Alessia si sfoga, mentre noi possiamo lontanamente immaginare il dolore di questa mamma che può vedere gli occhi della figlia e dei nipoti solo attraverso lo schermo di un telefono.

FOTOREPORTER UCCISO, QUANDO RACCONTARE DIVENTA LA VITA

E’ morto un ragazzo di 30, professione foto reporter nelle zone di guerra. Andrea Rocchelli si trovava da una decina di giorni in Ucraina dove stava realizzando un reportage nelle zone colpite dal conflitto. Insieme al suo interprete era a Sloviansk la città dell’est dell’Ucraina roccaforte dei filorussi circondata dalle forze armate di Kiev, dove si è trovato in mezzo ad un conflitto a fuoco.

Andy, lo chiamavano tutti cosi’, conosceva bene queste zone, nonostante la giovane età aveva realizzato numerosi reportage fotografici, video e pubblicazioni nelle zone di conflitto. Qualche anno fa aveva aperto a Pianello Cesura Lab uno studio fotografico che divideva con alcuni colleghi.

Questi sono i fatti peraltro già noti da cui ognuno potrà farsi un’opinione, un pensiero, trarre una conclusione come “non sapeva a cosa andava incontro, il rischio che correva ogni giorno?” Certamente si’, ma il desiderio di catturare attraverso l’immagine una prospettiva diversa, nuova, capace di far riflettere, emozionare e pensare ha vinto anche sulla morte.

 

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